Da Menfi all’Etna, Tenuta Stoccatello si fa stregare dal vulcano 0

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La storia della Tenuta Stoccatello a Menfi comincia esattamente cento anni fa. Quando Calogero Barbera, il 20 febbraio 1923, in onore della nascita del proprio figlio Renzo, mise a dimora le piante della sua prima vigna. Era Catarratto. Insieme al Grillo era la varietà più coltivata in quell’areale la cui produzione veniva venduta ai commercianti marsalesi.

Da allora le cose sono cambiate. Oggi l’azienda agricola “Tenuta Stoccatello” è gestita da Renzo Barbera junior ed è frutto di un assestamento aziendale voluto dal nonno Renzo che si rese conto di quanto fosse difficile e costoso gestire un azienda frammentata fatta di diversi possedimenti nei comuni di Menfi, Sciacca, Santa Margherita e Contessa Entellina. Nel 1963 Renzo Barbera senior decide di vendere tutto e acquistare un unico fondo: nasce così Tenuta Stoccatello.

Renzo Barbera, titolare della Tenuta Stoccatello

Il terreno calcareo contraddistingue questo areale e, insieme ad un’altitudine di circa 400 metri sul livello del mare, e lo straordinario bosco del Magaggiaro che è il polmone verde del Belìce, costituiscono racconti di un territorio davvero unico. Un terroir che è il risultato della combinazione e dell’interazione dei terreni di diversa formazione, dei suoli e da un clima tipicamente mediterraneo, che da sempre costituisce un habitat ideale per la coltivazione della vite. 

Il giovane Renzo Barbera ha cominciato ad occuparsi dell’azienda vitivinicola nel 2001 poco dopo la ristrutturazione degli antichi casali della Masseria del Carboj che oggi ospita un avviata attività agrituristica (diciassette camere, piscina, ristorante). Nel 2007 il primo vino imbottigliato: un Grillo in purezza (Anìmi) che negli anni ha riscosso molto successo ed è pure stato premiato (uno tra i tanti l’argento alla XXIII edizione del Concours Mondial de Bruxelles).

Al 2012 risale la svolta biologica di Tenuta Stoccatello. O meglio la fine del periodo di conversione e la prima certificazione. “Si è trattato di codificare in protocolli definiti quello che da generazioni si è sempre fatto nei nostri vigneti. Il nostro modo di coltivare, anche se non certificato, non è stato mai tanto lontano dal biologico”, afferma Barbera.

Poi nel 2021 in bottiglia va anche il Nero d’Avola con il nome di “Avvocà” dedicato al nonno con il quale è cresciuto in mezzo ai vigneti.

Più di recente, e per l’esattezza nel 2023, la prima vendemmia sul vulcano e anche il primo vino, un Etna Doc rosè da Nerello mascalese chiamato semplicemente “Etna” che per il suo debutto ha scelto una piccola platea di giornalisti di settore. 1200 bottiglie in tutto per una “tiratura” molto limitata. Del resto come farne di più quest’anno con una vendemmia che anche sull’Etna si è presentata disastrosa per via della peronospora? Quello proposto in degustazione da Tenuta Stoccatello era solo una prova di vasca, e quindi in cerca di piccoli assestamenti, ma presenta caratteristiche che lo rendono apprezzabile sia come aperitivo che in abbinamento ai piatti della cucina mediterranea, primo tra tutti la pizza Margherita da cui è stato (degnamente) accompagnato durante la degustazione da Sikulo.

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