PALERMO. Geniale, acuto, divertente, per nulla scontato. Da disincantato osservatore, racconta in chiave ironica pezzi significativi di un immaginario comune. Istanti di vita che scorrono negli spazi del suo bar. Abitudini, chiacchiere, battute esilaranti, clienti stralunati, situazioni strampalate a tratti incredibili ma autentiche. Non è la storia di una singola esperienza, ma quella di un pezzo (significativo) di immaginario comune che fa riflettere sulla vita, sul mondo del lavoro, sui rapporti umani, sulla follia e sugli usi e costumi della gente di Palermo o di passaggio, e sui turisti. Strappa risate Francesco Massaro, patron del Bar Massaro (via Ernesto Basile, 24), che da “vecchio” cronista ha raccolto le testimonianze nel suo libro “Chiacchiere da bar” edito da Torri del Vento. La presentazione oggi pomeriggio alle ore 17.00.
Massaro, il cronista del bar
Cinquant’anni, Francesco Massaro è giornalista professionista, palermitano. Per vent’anni è stato cronista di nera e giudiziaria al Giornale di Sicilia, fu assunto nel 1991, all’età di 23 anni. Si è occupato dei più importanti fatti di cronaca fra gli anni Novanta e Duemila: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, dell’omicidio Lima, di Libero Grassi, della cattura dei superlatitanti, da Riina a Bagarella, del fenomeno del pentitismo. Vincitore del premio intitolato a Mario Francese, è autore del libro La ragazza poliziotto (edizione Arbor) su Emanuela Loi.
Dopo la morte del padre, Massaro si divide tra le mura di via Lincoln e il bar di famiglia. “Mi ha insegnato a conoscere la gente più di quanto non abbia fatto il mio vecchio mestiere di giornalista – afferma Francesco – Senza contare l’inarrivabile privilegio di essere per tutti il bar Massaro”. Tratto dal libro Chiacchiere da bar: “Scusi, lei è il bar Massaro?”. “Si, signora, sono il bar Massaro in carne e ossa, buona giornata”.
Massaro racconta una delle scene iconiche: “La bellezza salverà il mondo e poi c’è questa qui che per pagare le sigarette prende i soldi dal reggiseno”.
“Due pacca di Diana Blu”.
“Pacchi, signora, pacchi, non pacca, pacchi, manco le basi, cazzo!”.