PALERMO. Quinto appuntamento stagionale per Palermo & le Strade del vino. Il format ideato e organizzato dalla Bottiglieria del Massimo di Giuseppe Corrente di via Spinuzza a Palermo prosegue spedito nella sua missione della promozione del buon bere in città.
Perricone, da “reliquia” a simbolo della viticultura siciliana
Giovedì 4 aprile, infatti, i riflettori saranno puntati esclusivamente su un vitigno autoctono siciliano, prevalentemente della Sicilia sud-occidentale, il cui destino sembrava segnato, finché, solo poco più di una decina di anni fa, un piccolo gruppo di vignaioli iniziò a recuperare i vecchi vigneti e a riprenderne la vinificazione, sia in assemblaggio sia in purezza. La coltivazione qualitativa, il rilancio vero e proprio del Perricone, cominciò col rinascimento della Sicilia enologica, quando si diede slancio ai vitigni reliquia e il Perricone fu eletto come una delle varietà con cui dare nuova personalità alla viticoltura isolana.
Quando la Sicilia era solo “quantità”, era obiettivo di tutti produrre vino da taglio per il Nord e per la Francia. I vitigni meno produttivi, come il Perricone, seppur eleganti, venivano messi ai margini. La storia di questo vitigno ha avuto a che fare con questa concezione di concepire la viticoltura in Sicilia, dal momento che ha sempre avuto una resa molta bassa.
Il suo periodo aureo fu a fine ’800, quando entrò nel novero dei vini del Marsala Rubino, perché donava eleganza e profumi. Il Perricone, inoltre, riusciva a dare quella componente tannica molto importante per l’invecchiamento del Marsala. Poi la piaga della fillossera che comportò il quasi totale abbandono della produzione, fino al declino qualitativo del Marsala che diede inizio ad un inarrestabile susseguirsi di espianti.
Recuperato e rilanciato
Oggi, per fortuna, dicevamo, la scommessa è quella di portare il Perricone all’attenzione del pubblico di wine-lovers, con impegno nella valorizzazione dei terroir che lo ospitano, per scongiurare l’estinzione di un vitigno straordinario che rappresenta l’identità vera di questo angolo di Sicilia.
È molto difficile da coltivare. Ha maturazione tardiva e si corre il rischio che l’imprevedibilità del meteo ne comprometta lo stato sanitario. Però resiste alla siccità, alle infezioni fungine grazie alla buccia spessa e pruinosa, ed ha una naturale produttività meflio-bassa, sintomatica di qualità.
I vini da Perricone possono dare grandi soddisfazioni, soprattutto dopo un certo periodo di affinamento. Generalmente il naso esprime una complessa gamma di spezie, dove ginepro e pepe nero sono alcune delle componenti principali. Il corpo è equilibrato dai classici frutti rossi, dai profumi di marasca e confetture, prugne e ciliegie, e da alcuni tocchi vegetali.
Solo acciaio o maturazione in legno:
sempre singolare
Anche in bocca i vini, specie nelle annate migliori, si segnalano per la loro eleganza, con una solida base tannica ammorbidita da un buon tenore alcolico e da una lunga persistenza. Grandi qualità vengono espresse nella ricchezza del palato: ampio, asciutto, con finali alcune volte ammandorlati. Il corpo è equilibrato dai classici frutti rossi, dai profumi di marasca e confetture, prugne e ciliegie, e da alcuni tocchi vegetali.
Amico “resveratrolo”
E c’è persino il resveratrolo, una molecola benefica nemica nell’invecchiamento e delle malattie cardio-vascolari, che è presente in concentrazioni più che doppie rispetto agli altri “cugini” rossi.
Chiamato anche Pignatello (ma pure Tuccarino e Guarnaccio), poiché deriva dalle pignatiddare, le terre rosse alluminose del Trapanese, chiamate così perché impiegate per la fabbricazione delle pignatte da cucina. Questa tipologia di terreno così argilloso è particolarmente vocata per questo vitigno, in cui esprime vigoria di tannino.
Antenati del Mediterraneo orientale
Nel corso di una conferenza a Tunisi al “Museo del Bardo” tempo fa, il professor Attilio Scienza illustrò i risultati di alcuni studi che mostrano come il Perricone si sia evoluto a partire da uve aromatiche originarie dal Mediterraneo orientale, portate dai Greci fino alla Calabria ionica. Da qui l’incrocio con un antenato del Gaglioppo (da cui eredita la matrice tannica spiccata), fino alla Sicilia e al Perricone.
17 etichette in degustazione
A partire dalle ore 19 si degusteranno ben 17 tipologie differenti in purezza, in abbinamento ai formaggi caprini da latte di capre girgentane del caseificio Delle Scale di Monreale. Le cantine partecipanti sono: Barraco, Barone di Serramarrocco, Castellucci Miano, Centopassi, De Bartoli, Feudo Montoni, Fina, Firriato, Fondo Antico, Guccione, Porta del Vento, Rallo, Tamburello, Tasca D’Almerita, Tenute Orestiadi, Terre di Gratia, Todaro.
Musica, vino e formaggi caprini
La serata sarà come sempre rallegrata da musica dal vivo e vissuta in piacevole spensieratezza. L’evento Palermo & le Strade del vino si conferma appuntamento di successo, grazie alla numerosa partecipazione e all’apprezzamento della qualità enogastronomica proposta. Questo quinto appuntamento segue quelli dedicati al Cerasuolo di Vittoria, all’Etna Rosso, al Nero d’Avola, al Mamertino e al Faro, nell’ottica della valorizzazione dei vitigni autoctoni siciliani e con lo scopo di promuovere in città la cultura del buon bere e la conoscenza del vino.
Per la degustazione è previsto l’acquisto di un ticket di 20 euro che include piatto con selezione di formaggi caprini e calici di vino.
Per ulteriori info:
Tel.: 091 335730
Mail: info@bottiglieriadelmassimo.it
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