Corvo chiama, chef Barbieri risponde… e il binomio diventa vincente 0

CASTELDACCIA (Pa). Assieme a Gualtiero Marchesi è lo chef italiano col più alto numero di riconoscimenti Michelin. Ben sette sono le sue “stelle”: due con la Locanda Solarola, due con Il Trigabolo, due con l’Arquade e una con Grotta di Brisighella. Dal 2016 ha anche Fourghetti, bistrot dall’atmosfera internazionale, capace di intrecciare i ritmi della vita quotidiana con i rituali più genuini della tradizione italiana.

Masterchef e non solo…

È emiliano, ha 57 anni e ha cominciato a cucinare sulle navi da crociera quando ne aveva appena 17. Stiamo parlando di Bruno Barbieri, volto noto a tutto lo Stivale, che dal 2011 è uno dei giudici di Masterchef Italia, dal 2013 per la versione Junior, dal 2017 per la Celebrity e dal 2018 per quella All Stars. Il 27 marzo 2018 debutta come unico conduttore in 4 Hotel. È anche autore di numerosi libri di successo. Da poco ha pubblicato “Domani sarà più buono. Da ogni piatto possono nascere nuove ricette”, dedicato al tema del riutilizzo e del non-spreco in cucina.

Passione per la Sicilia

Da poche settimane Barbieri ha legato a doppio filo la sua immagine come testimonial dei vini Corvo della storica azienda Duca di Salaparuta. Complice favorevole? La sua smodata passione per i prodotti agroalimentari e la sua per nulla celata venerazione universale per la nostra Isola, da sempre ammirata e riconosciuta come fucina di opportunità e di vantaggi. A suo dire Bruno Barbieri non è mai turista in Sicilia, una terra “didattica” da cui gli uomini devono carpire gli insegnamenti per donare a se stessi e al di fuori dei confini un’eco di tutto rispetto.

La sua visita ufficiale alla cantina lo ha visto anche spettatore non protagonista di una masterclass, condotta dall’enologo di Duca, Salvatore Tomasello (in foto al centro sopra), con le eccellenze aziendali (tra le quali Bianca di Valguarnera, Sciaranera, Duca Enrico, i Marsala Donna Franca e la riserva Aegusa).

Durante la degustazione chef Barbieri non ha mancato di sottolineare dei vini il profondo legame con il territorio e il possibile utilizzo nella sua cucina, ancor prima che nel classico abbinamento cibo-vino.

Cucina uguale identità e territorio

Identità e territorio altresì sottolineati al collega di casa, una stella Michelin Tony Lo Coco, chef e patron de I Pupi di Bagheria, che nella sala hospitality della winery di nuova concezione ha cucinato alcune delle sue “opere” più importanti per giornalisti e food-blogger, meritandosi il plauso del collega bolognese.

«Il vino lo porto io»: sotto questo slogan lo chef Bruno Barbieri ha scelto i vini Corvo, come a sottolineare la convivialità dei suoi momenti speciali con gli amici.

Corvo e Barbieri, un binomio vincente

Una collaborazione mirata e voluta che accomunerà lo chef più titolato d’Italia con un vino siciliano che dalla sua anima trasuda storia e cultura. Un classico senza tempo, nato quasi due secoli anni fa nel 1824, quando Giuseppe Alliata, Principe di Villafranca, principe del Sacro Romano Impero, Grande di Spagna e Duca di Salaparuta, cultore del buon bere, decide di produrre dalle sue uve un vino di grande raffinatezza ed eleganza, innovativo rispetto alla tradizione isolana dell’epoca, che rassomigliasse e rispecchiasse lo straordinario ed inequivocabile stile francese.

La storia di Corvo

Ed è così che nascono Corvo Bianco e Corvo Rosso. Da qui e negli anni a seguire una serie di migliorie e di sviluppi che arriva fino alle soglie del ‘900 quando raggiunge l’apice con il Duca Enrico, maestro della moderna enologia italiana, portatore sano di innovazione e di diversificazione produttiva, con cui comincia l’imbottigliamento di nuove etichette.

Fino agli anni ‘30 è grazie a lui che raggiunge una grande notorietà l’azienda, che dal 1946 passa alla figlia Topazia Alliata, moglie di Fosco Maraini e madre di Dacia Maraini.
Negli anni ’60, poi, il passaggio alla Regione Sicilia, sotto la cui giurisdizione inizia il periodo della ristrutturazione, la produzione passa da 150 mila a 715 mila bottiglie e sarà destinata a toccare quota 7 milioni nel decennio successivo.

Negli anni ’80 nascono due totem: le riserve Duca Enrico (1984), primo grande Nero d’Avola in purezza di Sicilia ad opera del compianto maestro Giacomo Tachis, enologo, e Bianca di Valguarnera (1987) da Inzolia. Due “mostri sacri” per struttura, eleganza e longevità.

Dal 1988 al 1994 altri due Corvo: il Glicine e il Novello, finché nel maggio 2001 la società Illva Saronno Holding S.p.A., proprietaria di grandi marchi del settore Spirits e Food, rileva la storica azienda di Casteldaccia attraverso la sua partecipata Florio. Nasce Duca di Salaparuta S.p.A. nel 2003, oggi primo polo privato della Sicilia, appartenente alla famiglia Reina.

A seguire la nascita della linea Corvo Terrae Dei e la gamma Calanìca. E ancora Irmana, Irmana Fiore, Glicine rosso, Duetto, fino ad arrivare ai giorni nostri, nel 2018, ai nuovi Corvo che guardano alle nuove esigenze dei wine-lover con un occhio al passato. Nuovo habillage, più info in etichetta e nomi più incisivi: CorvoBianco, CorvoRosso e CorvoRosa. Non solo nell’aspetto, il vino muta e diventa più fresco e gradevole, adatto al consumo classico e perfetto anche come aperitivo, per i momenti di piacere.

Una partnership di rilievo che vedrà, da oggi e per il futuro, i vini Corvo accompagnare i piatti di Bruno Barbieri, dalle ricette più semplici a quelle più stuzzicanti, con un gusto più fresco e snello, adatti a consumo giornaliero o come aperitivo.
BarbieriCorvo è già un binomio vincente. Due “ingredienti” di rilievo per piacevoli serate tra relax e divertimento.

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