PALERMO. Ci sentiamo tutti un po’ fotografi. Abbiamo la necessità di fotografare e essere fotografati in ogni dove. La crescente diffusione di smartphone dotati di fotocamere all’avanguardia, oltre alla popolarità di social media come Instagram e Facebook, ha dato i suoi frutti. Archiviamo istantanee con una frequenza smisurata rispetto anche alla nostra voglia di ricordare. E così viene meno lo sguardo, l’osservazione, il vivere il momento.
Oggi si crede tanto e troppo che il fotografo, ormai razza rara, sia l’elemento minore, quello per cui forse serve e forse no. Ma l’arte dello scatto è tutta un’altra cosa. O almeno così la pensa chi della fotografia ha fatto una professione a cinque stelle.
Immortalare le portate prima di gustarle è diventato quasi un rito, un gesto a cui non si riesce più a rinunciare. Una vera e propria mania che colpisce tutti, ma proprio tutti i food lovers del mondo.
Serafino Geraci è uno dei food photographer più rinomati del settore. Considerarlo solo un professionista del marketing è riduttivo. Con i suoi scatti è in grado di immortalare le portate rendendole anche vive. Il cibo non è poi così diverso da un dipinto, da una scultura o dalle fantasiose creazioni tessili del mondo fashion. Sono tutte, e ognuna a suo modo, forme di espressione artistica e creatività e saperlo ritrarre non è banale.
Lo abbiamo intervistato per comprendere i segreti dell’arte della fotografia del cibo (L’intervista cartacea su I Love Sicilia).
“Sbagliare un congiuntivo rappresenta un orrore, sbagliare una foto invece passa spesso inosservato o si perdona. Quel che stride alle orecchie non va bene, ma alla vista si perdona tutto, eppure la scienza ha dimostrato che “degustiamo” il cibo a livello cerebrale prima ancora di assaggiarlo, la vista si attiva molto prima del gusto e dell’olfatto. Quante volte, infatti, in base alle fotografie del menù hai scelto un ristorante? Una foto professionale calamita l’attenzione. Esistono diversi mezzi con le ruote ma un meccanico di bici non è adatto a riparare una moto. Ogni ambito ha il suo professionista, e si vede”.
Che intendiamo per fotografia?
“Quando parliamo di fotografia intendiamo dire letteralmente scrivere con la luce, il termine deriva dalla congiunzione di due parole greche: (phôs) luce e (graphè) grafia. La luce dunque è lo strumento fondamentale per il fotografo e la fotografia è un linguaggio vero e proprio, col quale comunichiamo quel che vediamo e quel che sentiamo. Fotografare, infatti, è come scrivere con le immagini al posto delle parole ed anche in questo linguaggio – come per quello scritto – ci sono regole, convenzioni, condizionamenti ambientali e culturali. Per tali motivi tanto più una fotografia sarà pensata in funzione di chi dovrà guardarla tanto più trasmetterà un messaggio comprensibile nella stessa lingua e, dunque, emozionerà”.
Quali elementi caratterizzano un fotografo?
“Ogni fotografo ha il suo taglio/stile che lo caratterizza distinguendolo dagli altri. Occorre avere un proprio pensiero – frutto di studio e formazione – per far scoprire il medesimo oggetto da diverse prospettive, cercando di trasmetterne l’anima, le caratteristiche, in modo da coinvolgere chi osserva lo scatto. Quando ti presenti come fotografo la prima domanda è: Che reflex usi? Questo dimostra che ancora oggi ragioniamo di tecnologia, non di fotografia. Dunque è tecnica o comunicazione? È necessario distinguere tra fotografia come strumento tecnico e fotografia come linguaggio. Nel secondo caso ci focalizziamo sulla potenzialità narrativa ed espressiva che va spesso oltre la tecnica e lo strumento stesso (senza mai dimenticarli). Ti fermi a guardare o sai anche vedere?”
Quali caratteristiche deve avere una foto food?
“Che sia per l’editoria, per il packaging o semplicemente per migliorare e promuovere l’immagine di un ristorante, il fotografo specializzato potrà fare la fortuna di un prodotto o di un locale. Nonostante la moltitudine di immagini, di food blogger e influencer, per scattare correttamente una foto di food nulla è lasciato al caso: è necessaria una buona tecnica fotografica, grande esperienza sul campo ed una costosa attrezzatura. Per quel che riguarda me, è indispensabile anche il rapporto umano con lo chef per creare il feeling utile ad interpretare fedelmente ogni suo piatto. Quando nasce un comune sentire, infatti, vengono fuori i lavori migliori dove la tecnica e l’anima si fondono. Da qui la scelta di #foodsoulphotographer per il mio profilo Instagram dedicato esclusivamente al food: amo fotografare l’anima del cibo, mettere in luce i dettagli”.
Cos’è la food photography?
“La food photography non è arte culinaria ma fotografica, è una specializzazione del genere fotografico still life (oggetti inanimati, natura morta), quel che si fotografa infatti spesso può non essere commestibile ma deve essere bello da vedere al punto da sentirne il profumo, tanto da far nascere il desiderio immediato di gustarlo. Non c’è una regola per fotografare correttamente un piatto, ma tante. Bisogna avere buona capacità di composizione dell’immagine, trovando il punto di ripresa che valorizzi il piatto: molti scelgono di fotografare a 45° perché è la naturale prospettiva di chi siede a tavola”.
Come si diventa food photographer?
“Per specializzarsi in food photography occorrono anni e molteplici esperienze sul campo. Chi si propone come tuttologo della fotografia trascura spesso aspetti fondamentali, ma oggi voglio concentrarmi più sull’interlocutore finale: chi deve valutare una fotografia di cibo è preparato a comprendere le reali differenze? Alleniamo quotidianamente il nostro modo di scrivere e comunichiamo con discreta cognizione, riconosciamo un congiuntivo sbagliato anche se non siamo professori universitari, ma questo vale anche quando scattiamo o valutiamo una foto? Da quando abbiamo mosso i primi passi a scuola ciascuno di noi ha dedicato molto tempo ad imparare a leggere e scrivere, ma quanti hanno dedicato la metà di quel tempo anche ad imparare a vedere? Quanti hanno studiato pittura, luce, composizione, fotografia? Quanti di noi riconoscono quel che è grammaticalmente corretto fotograficamente?”
Alcuni consigli sulle tecniche di scatto.
“Occorre gestire la luce in modo ottimale, maggiormente se utilizziamo flash da studio, anziché la luce naturale, affinché il servizio finale restituisca coerenza di illuminazione tra uno scatto e l’altro. E’ fondamentale scegliere correttamente il punto di MAF (messa a fuoco), saper gestire la PDC (profondità di campo) sfruttando sapientemente l’effetto bokeh creando una piacevole sfocatura dello sfondo rendendo protagonista il soggetto a fuoco. Occorre tenere gli ISO bassi (sensibilità dei sensori alla luce) e fare massima attenzione alla temperatura colore ed al bilanciamento del bianco. Questi, e molti altri, sono aspetti tecnici fondamentali per produrre corrette fotografie di food. Fino a poco tempo fa soltanto le aziende più note dedicavano un budget adeguato all’immagine dei propri prodotti ma, oggi, anche le realtà più piccole investono. Come si usa dire: se temi il costo di un professionista è perché non hai idea di quanto, alla fine, ti costerà un incompetente e – mai come in questo caso – mangi ciò che paghi”.