I fagioli di Carrazzo dei Nebrodi, dalla buccia sottilissima e coloratissimi, sono un nuovo Presidio Slow Food in Sicilia. Si tratta di nove ecotipi che hanno in comune l’area di produzione e crescono avvinghiati. Questi fagioli, però, sono tutti diversi nella forma e hanno nomi dialettali molto simpatici.
Nel dialetto dei Nebrodi, carrazzo significa rampicante e i nove ecotipi di fagiolo, in questa zona della Sicilia, hanno mantenuto un’identità precisa. Infatti, crescono avvinghiati a tutori fatti con le canne, con i polloni di nocciolo oppure con reti, pur mantenendo forma e colori diversi gli uni dagli altri.
I nove ecotipi hanno nomi dialettali molto simpatici, si caratterizzano per la quasi totale assenza di buccia che ne consente la facile digeribilità. Il lumachedda è di colore marroncino chiaro con venature marrone scuro; il setticanni ha il seme nero; l’ucchittu santanciulisi e l’ucchiuttu di Santa Lucia sono bianchi; il buttuna di gaddu ha il seme rosato e nero; il pinuttaru è rosa con venature viola. I tre ecotipi di crucchittu, coltivati nell’alta valle del torrente Naso, vanno dal colore rosso vinoso al viola scuro screziato di rosa.
I fagioli sono raccolti tra luglio e ottobre, mentre il prodotto secco è reperibile tutto l’anno.
Oggi, otto produttori fanno parte di questo Presidio Slow Food. Infatti, negli anni ‘60, quando l’agricoltura siciliana entrò in crisi e subì un lento declino, le vecchie cultivar rimasero solo nella memoria degli anziani.
In alcune zone, però, come nei Monti Nebrodi, dove il territorio si caratterizza per forti pendenze, non adatto a produzioni intensive, si conservarono alcune varietà autoctone, in piccoli appezzamenti familiari. Questa condizione ha consentito il recupero e la conservazione della specie.
L’area di produzione del Presidio Slow Food dei fagioli di Carrazzo dei Nebrodi coincide con i Monti Nebrodi, tra la Vallata del Valdemone e la Vallata del Fitalia, fino all’altopiano di Ucria e il comune di Floresta.
Il progetto di recupero è iniziato quando, in seguito a una ricerca condotta negli orti dei Nebrodi, sono stati censiti circa sessanta fagioli autoctoni. Questi, erano in parte rampicanti e in parte naniformi, conservati a Ucrìa, all’interno della banca della biodiversità locale.
Ed è proprio tra questi che sono stati individuati i nove ecotipi sui quali è stato avviato il Presidio. Come ha spiegato Salvatore Granata, referente Slow Food del Presidio, la scelta è caduta «su quelli antichi, quelli cioè la cui presenza è attestata più indietro nel tempo, e su quelli dalle caratteristiche organolettiche migliori, maggiormente apprezzati dal mercato». Gli obiettivi del Presidio sono volti a tutelare la biodiversità, a combattere le produzioni intensive e a produrre reddito in questa zona dei Nebrodi.
Il Presidio Slow Food dei fagioli di Carrazzo dei Nebrodi è sostenuto dal Parco naturale regionale dei Nebrodi, dal Comune di Ucria e dalla Banca vivente del germoplasma vegetale dei Nebrodi.
Foto di Stefano Lembo