CANICATTI’ (AG). Quella della cantina sociale CVA Canicattì è la festa della ripartenza, celebrata venerdì 24 settembre 2021 a Casa Barbadoro, il casale rurale che si trova sotto il Tempio della Concordia, all’interno della Valle dei Templi, il nuovo polo per la cultura e l’enogastronomia nonché sede della “Strada del Vino e dei Sapori della Valle dei Templi”.
Vino, territorio e cantina: questo il focus della serata, una degustazione insolita e divertente, priva di ogni tecnicismo. Il tasting dei vini CVA, guidato con una vera e propria narrazione del territorio da Nino Aiello, giornalista del Gambero Rosso, ha riguardato alcune tra le etichette più rappresentative della cantina sociale e le novità appena uscite sul mercato.
Tra queste “1934”, blend di Grillo e Chardonnay, nome dedicato all’anno in cui Luigi Pirandello ricevette il premio Nobel per la letteratura. Come ha sottolineato Nino Aiello, “I vini sono giunti a noi perché figli di una scelta di fondo, più che strategica essenziale: puntare tutto sulla qualità, restando fedeli ai valori viticoli ed enologici del territorio”.
Identità dei vitigni autoctoni come espressione del territorio. È la filosofia di CVA Canicattì che, a metà degli anni 2000, orienta l’intero percorso produttivo verso l’eccellenza enologica, dalla conduzione del vigneto all’imbottigliamento e alla commercializzazione.
“Due anni fa, abbiamo celebrato i cinquant’anni della cooperativa CVA Canicattì, con una grande festa. Quando, nel 1969, quei venticinque produttori si riunirono da un notaio per sottoscrivere l’atto di costituzione della cooperativa, non pensavano ai mercati, alla competitività, all’export. Pensavano di difendere il loro lavoro e il loro territorio. È l’obiettivo che ci siamo dati in CVA negli anni – spiega il presidente di CVA Canicattì Giovanni Greco. Abbiamo fatto un percorso in salita, valorizzando il territorio e i vitigni autoctoni, investendo sulle persone e sulle attrezzature. Il nostro impegno è quello di valorizzare la fatica, la produzione, il territorio, con un occhio sempre al mercato. Ci sono tutte le condizioni e queste serate di condivisione ne sono l’esempio”.
Giovanni Greco ha poi espresso un particolare ringraziamento nei confronti del direttore dell’Ente Parco della Valle dei Templi, Dr. Roberto Sciarratta, per avere ospitato la serata e per aver fatto “diventare Casa Barbadoro un hub del bello e del buono della provincia di Agrigento dove tutto ciò che è importante e di qualità trova un suo spazio e ha una sede”.
I vigneti di CVA Canicattì si estendono in tutto il territorio di Agrigento, fino ai confini con Palermo e Caltanissetta, con un patrimonio enologico che valorizza i vitigni autoctoni siciliani, come il Nero d’Avola, il Grillo e il Catarratto. Ogni zona si caratterizza per microclimi diversi, anche a pochi chilometri di distanza, e per composizioni differenti dei suoli, dai terreni ricchi di argilla a quelli più sabbiosi; la combinazione di questi elementi consente di definire un grande profilo organolettico al calice per ogni varietà prodotta dalla Cantina CVA.
Per Tonino Guzzo, consulente enologo dell’azienda, che ha co-condotto la serata con Nino Aiello, “CVA Canicattì è stata una delle prime cantine ad intraprendere la via dell’innovazione, nonostante ciò abbia comportato dei sacrifici in termini economici e di risorse umane. Quindici anni fa era una grande sfida fare vino di qualità in una cooperativa. Noi ci abbiamo creduto fino in fondo, puntando fin da subito sulle risorse del territorio e, soprattutto, sui vitigni tradizionali”.
I vini in degustazione sono stati abbinati alle specialità Slow Food del territorio di Agrigento, curate da Fabio Gulotta, cuoco del ristorante Terracotta di Agrigento, che ha raccontato la sua filosofia territoriale.
“Il territorio serve a generare piccole economie di contadini o di eccellenze che spesso non hanno visibilità nel grande mercato globale del cibo. Da sempre, lavoriamo con i prodotti del territorio, siamo vicinissimi al Parco della Valle dei Templi, ne abbiamo sposato la filosofia, supportiamo il progetto Diodoros” ha detto Fabio Gulotta.
“Nei piatti di questa sera, sono presenti produzioni locali, quasi tutto proviene dall’interno del Parco: dall’olio, con cui abbiamo condito i piatti a crudo, al gambero e all’occhio grosso, appartenente alla famiglia degli sgombri, che è l’unica specie oggi presente nel canale di Sicilia. Ma anche il formaggio con caglio vegetale di carciofo selvatico, raccolto all’interno del Parco, o le mandorle che abbiamo utilizzato per la preparazione della Cubaita, provenienti dalla Valle”.
I vini CVA Canicattì in degustazione e i piatti in abbinamento:
• Arcifà 2020, Catarratto – Crostini di pane di Perciasacchi con ricotta, bottarga e limone;
• Flieno 2020, Grillo – Macco estivo con crudo di gambero e menta;
• 1934, annata 2019, Grillo e Chardonnay – Polpetta di sarde, salsa di patate e timo selvatico;
• Calio 2020, Frappato – Misticanza e sgombro locale;
• Centuno 2018, Nero d’Avola – Roastbeef di codone di cinisara e salsa tonnata sbagliata;
• Diodoros 2016, Nero d’Avola, Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio – Formaggi caprini di girgentana;
• Sciuscia, Nero d’Avola vendemmia tardiva – Cubaita.
Giornalisti, operatori della ristorazione e diversi rappresentanti del sistema vino della Sicilia e della provincia di Agrigento hanno risposto alla chiamata di CVA, tra cui il Presidente della Strada del Vino e dei Sapori Luigi Bonsignore e l’enologo e dirigente IRVO Gianni Giardina.
Massimo Brucato, narratore ed enogastronomo, ha accompagnato la serata con musica siciliana intervallata dalla lettura di brevi storie estratte da opere della letteratura meridionale.