Presentati i dati sulle previsioni vendemmiali in Italia durante la conferenza stampa organizzata da Uiv, in collaborazione con Assoenologi e Ismea. Nonostante si registra un calo della produzione pari al -9% a livello nazionale, resta il primato produttivo. Si prospetta una buona annata dal punto di vista qualitativo.
LA PRODUZIONE IN ITALIA
La produzione di vino in Italia diminuisce del 9%, rispetto al 2020, attestandosi a 44,5 milioni di ettolitri, rispetto ai 49 milioni del 2020 (dato Agea). È quanto emerge dalle stime diffuse durante la conferenza stampa di presentazione delle previsioni vendemmiali di Unione Italiana Vini, in collaborazione con Assoenologi e Ismea.
Nonostante il calo della produzione, si prevede che l’Italia manterrà il primato produttivo mondiale. Fabio Del Bravo, Direttore dei Servizi per lo Sviluppo Rurale di Ismea, ha specificato che “i numeri sono stimati su una campagna vendemmiale in cui il clima può ancora influire molto”.
A livello macroterritoriale, il Nord si attesta a quota 23,9 milioni di ettolitri, con un calo della produzione del 12% a causa delle gelate e il Centro a 3,7 milioni di ettolitri, con un calo del 12%. Nonostante al Sud si regista un calo più contenuto, pari a 16,8 milioni di ettolitri, il 5%, la Sicilia e la Calabria sono le uniche regioni italiane in cui la produzione aumenta, rispettivamente del 9% e del 10%.
Il calo produttivo, tuttavia, si registra nell’intera penisola, con un picco massimo in Toscana (-25%), poi Lombardia (-20%), Piemonte, Trentino Alto Adige e Liguria (-10%) e, infine, Veneto (-7%).
GLI EFFETTI DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO
Gli effetti del cambiamento climatico si fanno sentire sulla vendemmia 2021. Lo conferma la grande imprevedibilità metereologica che ha caratterizzato l’annata in corso. Questo aspetto comporta grande apprensione. Se l’autunno e l’inverno si sono caratterizzati per temperature nella norma e buona piovosità, la primavera e l’estate sono arrivate con grande imprevedibilità. A metà aprile, quando la vite inizia a germogliare, le correnti artiche gelide hanno colpito le aree del Centro-Nord con tre estese gelate. L’estate particolarmente calda e siccitosa, in particolare al Sud, caratterizzata anche da forti temporali e grandinate, ha sicuramente contribuito al calo quantitativo.
La fase della fioritura è iniziata nella norma rispetto alla media 2011-2020 al Sud, mentre si sono registrati ritardi di 4-6 giorni al Centro e di 6-10 giorni al Nord. Questi ritardi sono frutto delle anomalie termiche negative registrate nei mesi di aprile e maggio. L’invaiatura, la fase in cui inizia la maturazione dei frutti, è stata raggiunta con un ritardo di circa una settimana su tutto il territorio nazionale.
“I cambiamenti climatici, con una tropicalizzazione del clima, stanno condizionando sempre più il mondo dell’agricoltura e quindi del vino – ha commentato Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi – ed è compito di noi enologi mitigare gli effetti negativi ed esaltare quelli positivi. L’evoluzione climatica impone sempre di più un attento monitoraggio da parte dei vignaioli e degli enologi, con particolare attenzione alla custodia e alla sostenibilità ambientale”.
“Quando si cerca di definire un’annata, rispetto alla raccolta delle uve, – continua Cotarella – bisogna fare dei distinguo sia territoriali che di tecnica applicata. La qualità dipende anzitutto dall’andamento climatico, e quindi da dove ci troviamo, ma molto deriva anche dal modo di condurre la vigna attraverso la scienza e la conoscenza, che sono alla base dell’attività di noi enologi”.
“Quando queste vengono applicate con meticolosità avremo una vendemmia molto buona, in alcuni casi ottima ed eccellente in precisi spazi territoriali. Questo, unito alle caratteristiche eterogenee del nostro territorio, porta a una situazione di previsioni vendemmiali molto differenti, anche in zone limitrofe. Ma per l’eccezionale capacità della vite di adattarsi e al lavoro incessante di vignaioli ed enologi, come detto, la qualità delle uve appare buona, con punte di eccellenza, in tutto il vigneto Italia. Tenendo sempre presente – conclude il presidente Assoenologi – che le prossime settimane saranno quelle cruciali per fare il punto sulla vendemmia 2021, quando verrà raccolta la maggior parte dell’uva in Italia”.
IL CONFRONTO CON L’EUROPA
Nonostante si sia registrato il calo della produzione a livello nazionale, l’Italia si confermerebbe il primo produttore a livello mondiale davanti a Spagna e Francia. La prima rimane al di sotto dei 40 milioni; la seconda sconta un andamento climatico caratterizzato dalle intense gelate primaverili.
In Francia, una delle zone più colpite è stata la regione dello Champagne, dove il 25-30% delle gemme sono state distrutte ad aprile. Il governo francese ha fatto una stima sulla produzione ad inizio agosto che, per quest’annata, si attesta a circa 34,2 milioni di ettolitri, dato simile allo scorso anno.
IL DECRETO SOSTENIBILITÀ
La sostenibilità rimane un elemento centrale per lo sviluppo e il consolidamento dell’intera filiera. Se il settore del vino continua ad essere trainante per il comparto agroalimentare, la richiesta fatta alla politica e alle istituzioni è quella di rispettate i tempi di approvazione del decreto sostenibilità.
L’intero sistema vitivinicolo chiede di “sollecitare il ministro Stefano Patuanelli rispetto all’approvazione del Decreto sullo standard unico di sostenibilità nel vino e il relativo logo, procedimento che doveva concludersi entro il mese di settembre, come lo stesso ministro aveva assicurato all’Assemblea Generale di Unione Italiana Vini dello scorso 6 luglio. Il settore vitivinicolo chiede a gran voce questa opportunità, che consentirebbe all’Italia di beneficiare, nei prossimi anni, di un vantaggio competitivo rispetto agli altri Paesi rispondendo alle aspettative dei consumatori” ha concluso Ernesto Abbona, Presidente di Unione Italiana Vini.