RAGUSA. “Ampliare i nostri progetti, diversificare l’offerta, rivelare un dietro le quinte del nostro lavoro, dare spazio alla fantasia e a un’idea che da tempo mi frullava in mente, ma non avevo avuto il tempo per concentrami bene. Questo è stato l’approccio per affrontare questo lungo anno appena trascorso tra incertezze e chiusure, deleterie per le nostre attività e per noi come persone e professionisti. Così non mi sono lasciato trascinare dal senso di vuoto e ho cercato di riempirlo a modo mio”.
Ecco il punto di vista dello chef Joseph Micieli, patron dei ristoranti Scjabica – Cuoco Pescatore e Cucina Costiera, entrambi a Punta Secca, in provincia di Ragusa, felicemente nota al grande pubblico quale location della fortunata serie televisiva de Il Commissario Montalbano.
Il giovane chef, conosciuto anche dal grande pubblico per la sua presenza in più stagioni nel format televisivo della Rai La Prova del Cuoco, ha cominciato la sua personale ricerca, attingendo innanzitutto proprio dalla sua cucina e creando 12 referenze di prodotti che portano il suo nome proprio perché rappresentano lui a 360°.
“Ho focalizzato i miei piatti – ha spiegato lo chef Joseph Micieli – Ho puntato l’attenzione sulle materie prime ricorrenti nella mia cucina, ho creato abbinamenti e gusti che parlano di Mediterraneo, ma soprattutto danno il senso della sostenibilità della pesca, del costante rapporto con i produttori che sono comunque il motore primo di ciò che poi viene affinato in cucina.
Ho cercato di trasferire, all’interno di ciascun prodotto, il mio legame con il territorio guardando la Sicilia nella sua interezza, nelle tante diversificazioni e ricchezze, nella poliedricità e coesistenza di culture marinare.
Ho guardato le tradizioni della mia terra, cogliendo gli elementi più taciti e alcune volte meno conosciuti per consentire alle materie prime di avere il palcoscenico che meritano, declinate attraverso la mia visione di cucina di mare.
Così sono nati il sugo delle feste e il ragù di tonno, ed ancora il tris di tonno nelle sue parti più pregiate e il mio olio. A cui ho abbinato – ha proseguito Joseph Micieli – i formati di pasta rigorosamente artigianale per consentire ad un piatto di essere completo. Non contento, ho anche creato il mio pan grattato e ho condotto uno studio per valorizzare il finocchietto di mare, rendendolo commestibile, ricercato e poliedrico nell’utilizzo, oltre alla caponata siciliana che rimane un piatto iconico”.
Sono stati mesi, quelli trascorsi, in cui lo chef di Punta Secca ha lavorato senza sosta per dare un senso e un significato a questo lockdown che ha profondamente colpito attività commerciali in genere e la ristorazione in particolare.
“Ognuno di noi – ha spiegato Joseph – ha un personale approccio all’incedere della vita. Per chi sin dall’adolescenza ha lavorato costantemente e senza sosta come ho fatto io, nonostante i miei trent’anni, avere giorni interminabili senza lavorare è stata dura, veramente dura, come immagino per tantissime persone. Così, ho cominciato a pensare a come impiegare tutto questo tempo libero per creare qualcosa che potesse nuovamente farmi sentire attivo e propositivo, ma anche lasciare il segno.
Dando il via a questo progetto, i giorni non sono stati più interminabili, anzi addirittura ho dovuto fare una corsa contro il tempo per consentire la nascita di questa nuova linea a cui ho dato il mio nome perché racconta di me e della mia visione della cucina, della ristorazione, del mangiare bene e sano e del cibo che deve essere anche goloso e verace.
Un po’ come sono io, solare, sorridente e come diciamo dalle nostre parti abbunnanziusu, che vuol dire abbondante nell’accezione di generoso. Con questa linea di 12 referenze – ha concluso Joseph Micieli – ho voluto aggiungere un altro tassello alla mia proposta di ristorazione, valorizzando il lavoro di ricerca che viene compiuto nella creazione di ciascun piatto, iniziando proprio dalla selezione delle materie prime e creando una mia linea per soddisfare l’idea di qualità a cui punta chi propone una cucina di cuore, che abbia un’anima e che riesca ad interpretare un senso di umanità e condivisione.
Ho voluto, infine, fare un regalo a me e un omaggio alla cultura della mia terra, immaginando anche di personalizzare le dispense di casa di chi ha voglia di una cucina che racconti la Sicilia, partendo proprio dalle materie prime eccezionali e dalla lavorazione delle stesse in modo artigianale”.
Foto di Simone Aprile.