Palermo, ristoratore si incatena e fa lo sciopero della fame per protesta 0

PALERMO. Ha iniziato ieri lo sciopero della fame all’interno del suo ristorante per protestare contro le disposizioni del nuovo Dpcm del governo. Alessandro Azzimati, titolare del Ristorantino Leone in via Cavour a Palermo, da quel 24 ottobre ha continuato la sua attività attraverso il servizio di asporto, cercando di tirare avanti mettendo in campo nuove idee e investendo sulla creazione di un forno a legna che gli consentisse di vendere le pizze, poi il sushi, una linea di panettoni e per ultimo la realizzazione di un piccolo market.

Una campagna pubblicitaria attraverso i social portata avanti da lui stesso con energia, ma ad oggi il ristoratore non ce la fa più e ha iniziato una protesta “pacifica” lagato alla sedia del suo locale giorno e notte. Azzimati chiede al governo la riapertura dei locali anche con pochi posti a sedere.

“Sarà pure umiliante mostrare le mie debolezze, ma ho terminato le forze e la pazienza – dice Azzimati – non dormo più la notte, i pensieri mi assalgono e non voglio chiudere dopo tanti sacrifici. Tutti noi abbiamo il diritto di lavorare in sicurezza, ma il governo non può usare due pesi e due misure tra le attività. Basta andare in giro per strada per vedere la gente ammassata all’interno dei negozi di altra natura, o nei mercatini rionali oppure nei centri commerciali o al centro storico. E’ logico che se la gente, essendo libera di uscire fino alle 22, non ha dei punti di riferimento e si formano gli assembramenti”.  

Secondo Azzimati occorrono delle regole che possano mettere in sicurezza i clienti. Regole stabilite in passato dallo stesso governo che erano state rispettate dai ristoratori, i quali avevano investito non pochi soldi per l’acquisto di plexiglass, mascherine e disinfettanti.

“Ci avevano detto – spiega Azzimati – che dovevamo ridurre il numero di commensali all’interno del ristorante, l’abbiamo ridotto di un quarto con distanziamento di oltre due metri fra i tavoli, quattro per nucleo familiare, ma adesso non va più bene”.

Adesso, malgrado il servizio di asporto e il domicilio, Azzimati tra l’affitto, le utenze, gli stipendi non arriva alla fine del mese. Un caso che rispecchia la condizione dei ristoratori italiani. 

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