PALERMO. Ammonta a 3,8 miliardi di euro la perdita di fatturato dovuta alla chiusura per un intero mese degli oltre 180mila ristoranti, bar, pizzerie e pasticcerie situati nelle aree classificate di gravità massima o elevata in base al rischio contagio da covid-19.
A dirlo è uno studio della Coldiretti sulle conseguenze dell’entrata in vigore del nuovo Dpcm pubblicato in Gazzetta Ufficiale che individua tre livelli di rischio in tutta Italia. Sulle aree rosse e arancioni del territorio nazionale, rispettivamente di massima e alta gravità, da domani, venerdì 5 novembre, sono sospese tutte le attività di ristorazione e, quindi, anche la somministrazione di pasti e bevande da parte di ristoranti, bar e pasticcerie. Si tratta di oltre la metà delle strutture di ristorazione presenti sull’intero territorio nazionale.
Da domani nelle zone rosse e arancioni è consentita la sola consegna a domicilio. Fino alle ore 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze dei locali. A preoccupare è anche lo stop all’attività degli oltre 10mila agriturismi presenti in queste aree.
La più colpita dalle misure restrittive sul fronte dei consumi fuori casa è la Lombardia che è la regione italiana con il maggior numero di locali per la ristorazione, oltre 51mila. Limitazioni permangono però anche nel resto del territorio nazionale non compreso nelle due fasce più critiche dove le attività di ristorazione (bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite solo dalle ore 5 alle 18 con la possibilità sempre della consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 della ristorazione con asporto.
Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.