ALCAMO (Tp). Prima in Italia per superficie bio, la Sicilia vanta anche il primato di essere la prima regione del Belpaese per viticoltura sostenibile. Ossia il comparto bio assieme a quello della produzione integrata (SQNPI) senza concimi chimici o diserbanti, con oltre 42 mila ettari su un areale regionale di 98 mila totali.
Fondazione SOStain e best practices in Sicilia
Sono 31 al momento le cantine associate alla Fondazione SOStain Sicilia, con oltre 28 mila ettari di superficie vitata, che condividono le best practices per il rispetto dell’ecosistema, per la valorizzazione della biodiversità e per l’identificazione di sé dentro un modello produttivo virtuoso.
Modello qualitativo, quello di SOStain, s’identifica e rispecchia su dieci requisiti base
Vanno dal divieto di diserbo chimico alla salvaguardia della biodiversità; dall’utilizzo di materie prime locali alla trasparenza della comunicazione, fino all’uso di tecnologie energetiche efficienti. Così da ottenere la certificazione SOStain. La Fondazione rimane sempre aperta ad accogliere tutte quelle aziende che vogliano abbracciare questi “sani” principi.
Teatro Cielo d’Alcamo, incontro-studio
E proprio questi principi basilari sono stati oggetto di un interessante incontro-studio promosso dall’Enoteca Regionale della Sicilia che s’è tenuto nel Teatro Cielo d’Alcamo. La sostenibilità al centro delle attenzioni, declinata nei vari comparti di competenza come filiera vitivinicola, vigna, cantina e mercato.
SOStain, lo ricordiamo, è promossa dal Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia e da Assovini Sicilia. Punta a valorizzare le buone pratiche sia per vocazione innata e naturale sia grazie ad una sempre maggiore consapevolezza dell’importanza di un modello di viticoltura green, socialmente equo ed economicamente vantaggioso.
Le virtù della Sicilia, però, non finiscono qui. Stando ai dati del SIAS (Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano) e alle analisi dell’Autorità di Bacino Idrografico, infatti, la Sicilia si distinguerebbe anche per quanto concerne le mutazioni climatiche.
Secondo questi “numeri” sarebbe la regione del Mediterraneo che meglio starebbe reagendo a questi lenti turbamenti. Il tutto grazie alla florida biodiversità, alle buone pratiche tradizionali, alle tecniche agronomiche attuali e sostenibili.
«Sembrerebbe che la Sicilia stia reagendo bene ai cambiamenti climatici, grazie anche alla sua naturale vocazione alla sostenibilità – sottolinea Alberto Tasca, presidente della Fondazione SOStain. Tuttavia i produttori tengono alta l’allerta denunciando una forte necessità di un nuovo metodo di studio e di lavoro, in vigna; in cantina; in tutta l’organizzazione».
«Un metodo basato sulla consapevolezza che è necessario cambiare rotta, in direzione sostenibilità se vogliamo salvaguardare il futuro del nostro territorio e delle prossime generazioni. In tale contesto è ormai eticamente imprescindibile spostarsi verso un modello economico sostenibile, in cui si misura l’impatto delle proprie azioni; si valuta il risultato a 360 gradi, con un approccio multidimensionale e si agisce di conseguenza, considerando il Bene Comune un patrimonio da custodire e da condividere».