Un pesce povero, ricco di Omega3, stagionale, economico e poco valorizzato: meglio noto come lampuga, il capone, può diventare alimento nobile protagonista di ricette gourmet, se opportunamente esaltato magari con fritture, verdure o salse. D’altronde, caponata docet. Quel delfino color dell’oro delle pagine de Il vecchio e il mare di Hemingway ancora oggi in Sicilia si pesca come da tradizione, con i cosiddetti cannizzi. La città di Cefalù, in provincia di Palermo, ne è roccaforte e per questo gli ha dedicato addirittura un festival.
Si è appena conclusa Eat Capone la manifestazione che ha dedicato una tre giorni al pesce azzurro simbolo della cittadina normanna, segnata da visite guidate sold out, iniziative di pescaturismo e degustazioni a tema.
L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Cefalù, Mipaaf, FEAMP, Sicilia Sea Food e Assessorato regionale all’Agricoltura, ha preso il via venerdì 14 con il convegno dal titolo “Verso il riconoscimento del Capone come presidio Slow Food” ed è proseguita sabato 15 con le attività di pescaturismo e le visite guidate al borgo marinaro. Spazio anche alla letteratura con la presentazione del libro “Cefalù a tavola” di Rosa Maria Aquia. Porte aperte domenica 16 per il “Villaggio del capone“: all’interno della suggestiva via Mandralisca, allestita per l’occasione a tema marinaro, un percorso-degustazione di cinque versioni di capone preparate dai ristoranti Badia, Mandralisca 16, Tinchitè, Il Carretto e Galleria animato dalle performance di artisti quali l’attore Vincenzo Crivello, l’arpista Ginevra Gilli e la band i Sandrine Raimondi.
Ecco come i cinque ristoranti hanno reinterpretato il pesce azzurro simbolo di Cefalù: Capone all’eoliana (Badia), Paccheri al capone con pesto di mandorle, lime e mentuccia (Mandralisca 16), caponata di capone (Tinchitè), capone fritto con cipollata (Il Carretto), cous cous di capone (Galleria). In degustazione i vini della cantina Alessandro di Camporeale.
Unico obiettivo fra gli operatori: promuovere le proprietà nutrizionali del capone e valorizzarne la pesca insieme alle bellezze del territorio. I visitatori hanno infatti avuto la possibilità di visitare e scoprire il borgo di Cefalù, i suoi vicoli e le bellezze più nascoste accompagnati dalla guida Daniela Mendola. “Si è creato un clima di festa attorno alla ‘filiera’ del capone, – dice Angelo Lapillo, funzionario del dipartimento regionale della pesca mediterranea – un modo anche per accendere i riflettori sul difficile mestiere del pescatore. Un’iniziativa che speriamo possa continuare”.
“Credo che si possa investire su quest’evento, – ha dichiarato il sindaco di Cefalù, Daniele Tumminello – magari pensando a più appuntamenti durante l’anno. L’idea è quella di far conoscere meglio questo prodotto che appartiene all’intera Sicilia”. Il primo cittadino ha inoltre rivolto un plauso in particolare alla collaborazione proficua fra ristoratori e pescatori.
“La naturale evoluzione di un progetto nato un anno fa – dicono Michele Ferraro e Giorgio Vaiana, titolari dell’agenzia di stampa e comunicazione Migi Press che ha curato l’evento – ha portato la novità del pescaturismo e del villaggio del capone in via Mandralisca; inoltre siamo riusciti a coinvolgere cinque ristoranti sfidandoli a creare la loro visione di un piatto a base di capone. Un’iniziativa che sicuramente riproporremo il prossimo anno arricchendo ancora il programma”.
“Fare rete e sistema era il nostro principale obiettivo e direi che ci siamo riusciti. – dice Giuseppe Provenza, presidente dell’associazione Horeca Cefalù – Via Mandralisca si è mostrata ai suoi visitatori in tutto il suo splendore e siamo felici di poter rilanciare il capone che ha sempre contraddistinto la nostra cittadina. Un risultato che va al di là delle nostre aspettative. Ora speriamo di poter coinvolgere tutta Cefalù in questa iniziativa coinvolgendo altre attività ristorative e quelle ricettive con l’obiettivo di destagionalizzare il turismo”.