VERONA. È stato un Vinitaly insolito e nuovo questo della 55ª edizione. La Sicilia del vino ne è uscita vincitrice sotto molteplici aspetti, primo fra tutti quello della grande qualità espressa.
Sicilia, al Vinitaly
con tre associazioni e otto consorzi
La Regione ha schierato tre associazioni tra Assovini Sicilia, Providi e Vitesi, e otto consorzi di tutela Doc e Docg con Sicilia, Etna, Marsala, Pantelleria, Faro, Mamertino, Monreale e Cerasuolo di Vittoria. Le intenzioni sono apparse subito chiare: brand e qualità devono puntare a nuovi mercati, così come tutto il leitmotiv dell’interno Vinitaly, che quest’anno ha registrato numeri notevoli di cui abbiamo già parlato tra cui 1.000 top buyer da 68 nazioni.
Vinitaly, Sammartino:
la Sicilia vincitrice assoluta
Per l’assessore Sammartino la Sicilia ne esce da vincitrice assoluta poiché ha ostentato un modello da seguire, ossia quello dell’innalzamento degli standard qualitativi a seguito di una energica competizione tra le cantine stesse, unitamente all’alacre lavoro sui campi e all’innovazione tecnologica.
Nota di merito anche per il vigneto Sicilia bio che ha sforato i 26 mila ettari sui 97 mila complessivi, rimanendo ancora il più grande d’Italia.
Ed allora vediamoli – in rigoroso ordine alfabetico – tra spumanti, bianchi, rosati e rossi questi 24 vini siciliani che sprizzano qualità che, tra novità e conferme, abbiamo assaggiato al Vinitaly:
Abbazia Sant’Anastasia “Zurrica”
bianco Sicilia Doc 2022
L’azienda si è rimessa subito in corsa a tempo di record. Questo assaggiato al Vinitaly da Gianfranco Lena è uno straordinario blend di uve Sauvignon Blanc e Chardonnay in pari quantità da “agricoltura in equilibrio con l’ecosistema”, come recita l’etichetta stessa. “Abbazia” in questo fa scuola da anni. Vino che fa solo acciaio la cui etichetta riprende quella originaria da Inzolia e Chardonnay. Zurrica è proprio il toponimo dell’azienda. Nuovo habillage essenziale e molto elegante per questa storica etichetta che s’è rifatta il look.
Tasting → Paglierino sfavillante, al naso sprigiona un elegante caleidoscopio di sensazioni che vanno da quelle erbacee di bosso, ortica e foglia di pomodoro del Sauvignon fino alle note di frutti tropicali e di pepe bianco dello Chardonnay, districandosi tra note citrine, piccoli sbuffi di pietra focaia e frutta a polpa gialla. In bocca estrema piacevolezza caratterizzata da una marcata sapidità. Bello davvero. [90]
Assuli “Donna Angelica”
Lucido bio Sicilia Doc 2022
Angelica, principale figura femminile dei poemi cavallereschi “Orlando innamorato” e “Orlando furioso”, rispettivamente di Boiardo e Ariosto. Ha cambiato stile, ma è cresciuto in eleganza. Prima circa il 30% del vino faceva maturazione in botti grandi di 16 e 25 hl, rimanendo sur lies per circa 8-10 mesi. Poi altri 4 in bottiglia. Oggi è più snello e più fruibile poiché la massa affina esclusivamente in acciaio. Saltata la produzione della 2020, questa 2021 è un debutto al Vinitaly con un contestuale restyling di bottiglia ed etichetta. Da bordolese con black label si passa a borgognotta con etichetta bianca, davvero molto stilosa.
Tasting → Fresco, piacevole, davvero soddisfacente e identitario sia agli odori sia agli aromi. Agrumato con sensazioni erbacee, si estrinseca amabilmente tra note di fiori bianchi e frutta a polpa bianca e gialla. Gran bella persistenza al palato. [89+]
Baglio di Pianetto Nero d’Avola
Sicilia Doc biologico 2021
S’è rinnovata in bellezza di habillage la linea dei monovarietali bio di BdP, ostentando oggi freschezza e dinamicità d’espressione dei vini. Al Vinitaly li abbiamo assaggiati quasi tutti. Qui vi mettiamo il Nero d’Avola, vitigno re in Sicilia. Coltivato nella Tenuta Baroni a Noto, questo vino ha in etichetta, con colori rossi caldi, un uomo che effettua un lancio preciso con una palla da bowling con movimenti sinuosi che stillano perfezione. Una palla che colpirà in maniera perfetta i 10 birilli è la trasposizione simbolica del vino che arriva dritto al cuore di chi lo assaggia.
Tasting → Rosso rubino con ombra violacea, sprizza gioventù con ribes, marasca, melagrana, lampone e mirtilli. È una sana esplosione di frutta a cui seguono, integrate, nuances di spezie dolci e minerali. Fresco e succoso con tannino levigato, come da nuova concezione di piena fruibilità di Nero d’Avola che si rispetti. Obiettivo, come al solito, centrato per BdP. [89]
Cantina Marilina “Cecile” Moscato 2017
È un vino dedicato alla bimba di Marilina Paternò. Macerazione di 40 ore, poi maturazione di ben 3 anni in barriques di plurimi passaggi e 12 mesi di bottiglia. È stata una scommessa per Marilina poter gettare temporalmente oltre l’ostacolo un vino così fatto. Ad oggi pienamente vinta con un vino così grazie anche ai sapienti consigli del papà enologo Angelo.
Tasting → Ambra brillante alla vista. I 6 anni di impalcatura del vino fanno sentire l’evoluzione del Moscato in frutta matura, cotognata, albicocca disidratata, umami. Un’uva delicata e aromatica che arriva a queste piacevoli note insolite a molti. In bocca conserva sorprendentemente una freschezza ancora disarmante che fa il paio con la trascinante sapidità. Un vino che ancora ha anni davanti a sé in cui può intridersi ancora di corredo aromatico e gustativo. Delizioso, succoso, piacevole. Fate attenzione: finisce subito. [91]
Casa Grazia “Lagodamare”
bianco frizzante biologico
Nuovo arrivato per l’azienda gelese. Oltre alla linea “Tra Dune” bianco e rosso, debutta al Vinitaly un vino bianco con un leggero e delizioso petillant. Nel nome il territorio, incastonato tra la Riserva Naturale del Lago salato Biviere e il Mar Mediterraneo. Vino tanto desiderato e voluto da Miryam Brunetti e mamma Maria Grazia Di Francesco, destinato ad attirare l’attenzione di un pubblico più giovane.
Blend di una selezione accurata di uve bianche autoctone e internazionali di proprietà, è ottenuto col Metodo Charmat. Diecimila le bottiglie al debutto, ognuna con pressione da 1,8 atmosfere.
Tasting → Moscato bianco, Grillo e Traminer producono al naso un impatto intenso, quasi esplosivo, con dolci note aromatiche, piacevoli sensazioni di fiori e frutti giovani a polpa bianca, come rosa bianca, mela Smith, pesca tabacchiera. Poi nuances vegetali tra erbe aromatiche, lavanda, foglia di pomodoro e una bella sensazione di salvia.
Bocca fresca, dinamica, pimpante. Il residuo zuccherino è veramente ridotto al minimo. Segnale, questo, che l’enologo Tonino Guzzo lascia spazio alla mera espressione varietale dei vitigni componenti. Fresco, sapido, gioviale. In bocca riproduce fedelmente le stesse sensazioni olfattive. Un vino intelligente e singolare, che si distacca dallo standard dei frizzanti in commercio proprio per questa sua bassa grammatura di zuccheri e questa finezza d’espressione.
Piacevolissimo su cruditè di mare, antipasti di salumi e formaggi freschi, tempura di verdure e pesce, primi piatti con molluschi o pesci delicati. [91]
Coppola1971 “Uno Otto Cinque” Spumante Brut
Blanc de Noir Terre Siciliane Igp bio
È l’ultimo nato nell’azienda partinicese che produce solo vini con bollicine, Metodo Charmat o frizzanti. Ai tanti spumanti da vitigni autoctoni si affianca, con debutto proprio al Vinitaly, il neonato vino bianco da Perricone. Rifermenta con lieviti selezionati e MCR bio per 90 giorni in autoclave. Si ottiene un vino spumante dinamico e seducente.
Tasting → Perlage lungo che offre al naso sensazioni di fragolina, ribes rosso, melagrana e rosa bianca, mescolate a nuances speziate scure come chiodo di garofano e ginepro. Su pizza bianca, spaghetti ai frutti di mare, cruditè di salmone o sushi di tonno. [90]
Cristo di Campobello Metodo Classico Rosato
Extra Brut Sicilia Doc 2018
Non ha bisogno di presentazioni Carmelo Bonetta, strenuo viticultore e fiero sostenitore della sicilianità, che oggi mette in prima fila il figlio Angelo. Siamo a Campobello di Licata (AG) tra i 230 e i 270 metri d’altezza in un territorio dove Dio ha posato la sua mano. Sono 35 gli ettari di vigna su terreni profondi, meravigliosamente gessosi misti a calcarei, a 8 km dalla costa. Territorio che è chiave di volta della qualità. In assaggio al Vinitaly c’è la seconda annata del suo Metodo Classico rosato. Fanno 36 mesi sui lieviti le 4.479 bottiglie sboccate a fine 2022, ma Carmelo ne ha anche 708 che fanno 50 mesi.
Selezione accurata, raccolta manuale, pressatura soffice. La frazione migliore di mosto viene separata e fatta decantare per sedimentazione a freddo. A fine fermentazione 6 mesi sur lies. Poi tiraggio, infine la doppia via 36-50 mesi. Remuage manuale. Dopo la sboccatura ancora 3 mesi prima del commercio.
Tasting → Brillante rosa cadmio, ha perlage finissimo e lungamente persistente. Odori delicati e fragranti che ricordano pan brioche, crosta di pane, fragolina di bosco, marasca giovane, arancia rossa, melagrana e lampone, unitamente a sbuffi di confetto e di bitter. Al sorso sorprendente. Vibrante e armonioso, ha nella spalla acido-sapida il suo elegante punto di forza. Finale importante con eco di persistenza floreale. [93+]
CVA “1934” bianco Sicilia Doc 2021
Terza uscita per questo blend di Grillo e Chardonnay in parti uguali. Nome altisonante: è l’anno in cui il drammaturgo Luigi Pirandello ricevette il premio Nobel per la letteratura per il suo “schietto e geniale rinnovamento nell’arte scenica e drammatica”. Siamo tra Naro, Canicattì e Campobello di Licata su suoli limoso-argillosi a circa 400 metri. Vendemmia solo notturna. Fermentazioni separate. Per il Grillo acciaio di 15 giorni, poi 8 mesi sur lies. Barrique di rovere francese per lo Chardonnay e 8 mesi sui lieviti.
Tasting → Oro brillante nel calice. Grande finezza al naso. Accenni di ginestra e zagara, ananas e passion fruit, ortica ed erbe aromatiche, davanti una “quinta” che sfoggia sensazioni di vaniglia e burro di cacao. Le due uve si intersecano garbatamente afferendo struttura, acidità, aromaticità, freschezza, ma soprattutto una grande eleganza da equilibrio imperituro. Chiude sapido e lungo. Complessità e bevibilità insieme: il “solito” biglietto da visita del bravo enologo Tonino Guzzo. [92]
DBE De Bartoli Etna Rosso Doc “Rampante” 2021
Renato De Bartoli, assieme ai fratelli Gipi e Sebio, sulla forte scia di papà Marco s’è avventurato sull’Etna dopo esserne rimasto galvanizzato. Siamo a Castiglione di Sicilia. Proviene da vigneti 100% aziendali, piante di alberello di oltre 80 anni (il vigneto è degli anni ’40, ndr) in soli 1,1 ettari appena. Parte di queste piante sono a piede franco. Vinifica in acciaio e poi affinamento in botti di castagno dell’Etna da 10 ettolitri. «Sono molto entusiasmato – dice Renato De Bartoli. Qui sull’Etna si percepisce una certa coesione di forze, una forte vitalità. Io sono qui con l’energia del mio passato».
Tasting → Rubino di matrice scarica elegante. Al naso è delizioso, perfettamente integro, intenso in percezione di fiori e frutti rossi. Lampone, melagrana, ciliegie, ribes. Sensazioni speziate dolci e scure si intersecano con le minerali. È ancora giovane, ma è già espressivo e pieno di piacevolezza.
In bocca entra intenso e di gran freschezza, pur dimostrando gradevole equilibrio, sebbene la rilevante presenza di tannino, sì giovane ma mai rugoso o prevaricante. Godibile, goloso. In lui si intravedono le maglie della perfezione del proverbiale stile De Bartoli. [91]
Feudo Disisa “Terra delle Fate”
Fiano Sicilia Doc 2020
Quelli di Mario Di Lorenzo sono vini dalla conclamata qualità ormai da anni. Basti pensare al suo Chara 2015 che fu miglior bianco con 95/100 al Five Star Wines Premio Vinitaly 2016 o ai suoi Lu Bancu e Granmassenti, rispettivamente Catarratto e Perricone, straordinari in annata e in evoluzione temporale.
Il Fiano è stato piantato nel 2002 nella zona infatuata, ossia la “terra delle fate”, poiché era credenza che qualsiasi cosa venisse lì piantata avesse sempre qualcosa in più. In acciaio sulle fecce fino all’estate successiva, così da acquisire complessità aromatica interessante e una singolare longevità. Il Fiano dà il meglio di sé nel tempo. Infatti questa 2020 è stata, altresì, insignita con il punteggio di 92/100 sempre al Five Star Wines Premio Vinitaly 2023.
Tasting → Non è quello irpino, ci mancherebbe, è siciliano. Però esprime al naso una forte componente floreale come acacia e ginestra. È giallo dorato. Davvero intriganti gli sbuffi minerali come anice stellato e zenzero, a cui si aggiungono pesca gialla e mela golden. Nonostante i tre anni scalpita in freschezza. Bocca tesa e ampia. Ha una bella struttura e una lunga scia sapida che gli dona persistenza. [92]
Filippo Grasso “Mari di Ripiddu”
Etna bianco Doc 2021
Vino dalla forte identità territoriale. Carricante al 100%, è situato in contrada Calderara, Etna versante nord, a 650 metri. Nessuna macerazione del mosto sulle bucce. Pressatura soffice delle uve. Dopo la fermentazione seguono 12 mesi in acciaio inox e 6 mesi di bottiglia.
Tasting → Splendido giallo paglierino, sprigiona gradevoli sensazioni di frutta a polpa gialla, agrumate di limone e cedro, floreali di biancospino e ginestra, vegetali di erbe mediterranee, speziate di anice stellato e minerali di idrocarburi.
In bocca vibrante freschezza e di perfetta corrispondenza gusto-olfattiva. Chiude con una intrigante nota sapida su scia fresca e persistente. [89]
Fina “Vitrarolo” 2022
È un vitigno reliquia a bacca rossa. Un ritorno all’ancestrale che in questi giorni aleggia tra le mission di molti produttori siciliani intenti a perpetrare il germoplasma viticolo della ricchezza ampelografica della Sicilia. Federica Fina, Kika per gli amici, assieme al papà e fratelli, ne è portatrice sana e probabilmente la prima pioniera.
La riscoperta sana del territorio. Il ritorno alle origini di un grande continente vitivinicolo come la Sicilia. Ci troviamo nella zona dello Stagnone a Marsala. Zero metri sul livello del mare. Solo 1.500 le bottiglie del debutto anteprima Vinitaly che «dovrebbe avvenire il prossimo anno», ci sussurra spoilerando sottovoce Kika Fina. Rivolto ad un pubblico curioso e amante delle novità.
Tasting → Rosso rubino brillante nel calice, sprigiona dinamicità di odori giovani tra fiori e frutta rossa, ma anche tra spezie dolci e piccanti e un gradevolissimo sbuffo vegetale. È fresco con un meraviglioso tannino levigato e ammaensito. Gioioso e vibrante al palato. La bottiglia messa per due a tavola termina in pochi minuti, magari se la osi in estate a 12 °C su una tagliata di tonno rosso fresco con rucola e pomodorini. Sensazioni positive e grandi aspettative. [91]
Funaro “La Vecchietta” Inzolia Igp biologico 2021
Una piccola grande chicca da 0,5 litri per Giacomo Funaro a questo Vinitaly. Siamo a Salemi a 150 metri in un vigneto di 30 anni ricco di sostanza organica con struttura limosa-argillosa.
Breve macerazione sulle bucce, pressatura soffice. Il mosto ottenuto fermenta in vasi vinari d’acciaio termo-controllati a 15 °C. Travaso per eliminare le fecce grossolane. La maturazione prosegue in botti d’acacia e viene imbottigliato senza filtrazione.
Tasting → Giallo intenso come il sole di Sicilia, sprigiona dolci note di confettura di mela e pera, sentori di frutta candita, nuances di resina, note balsamiche e ammandorlate. In bocca è molto ampio. Privo di zucchero, ha la stessa nobiltà di un perpetuo con meravigliose percezioni di frutta sotto spirito. [94]
Generazione Alessandro “Vignazza”
Etna Doc Rosato 2021
Il 30% di questo Nerello Mascalese fa affinamento in tonneaux da 600 litri, mentre il 70% affina in acciaio. Questo assaggiato al Vinitaly con Anna Alessandro ha già fatto sei mesi in bottiglia, ma ne farà ancora tanto poiché l’idea dell’azienda è produrre un rosato che sia fuori dallo schema dei rosati quotidiani e semplici, ma qualcosa di molto complesso con una forte identità territoriale. Uscita in autunno ’23 affinché la sua complessità venga esaltata.
Tasting → Note di rose rosa, di visciole, lamponi, fragoline di bosco. Poi nuances minerali, speziate di pepe rosa, di radice di zenzero, talco, gesso, cipria, mandorla dolce e piccole sensazioni burrose e vanigliate. Freschezza e sapidità lo accompagnano lungamente. Ad ottobre prossimo una bella freccia per l’arco della famiglia Alessandro. [91+]
Gorghi Tondi “Kheirè” Grillo Riserva Sicilia Doc 2021
È un vero e proprio elegante upgrade. Vinitaly di rinnovamento quello appena terminato per Annamaria e Clara Sala. «Si guarda al futuro rinnovando quanto di buono fatto finora – dice Annamaria. Obiettivo? In questo caso valorizzazione del primo e più importante bianco fatto in azienda nel 2006: il Grillo appunto».
Più complessità, dunque, derivante anche dalla maturità delle piante. «Un omaggio alla Sicilia e a quattro generazioni di viticultori dal migliore vigneto affacciato sul Mediterraneo». Si legge proprio così nella bella etichetta dell’appena premiato con Tre Bicchieri dalla Guida Vini d’Italia 2023 di Gambero Rosso. Questo Grillo, da tanti anni iconico ormai, si arricchisce di una nuova sfumatura data dall’affinamento di 8 mesi in barrique nuove di rovere francese per il 36% della massa. Dopo l’assemblaggio, solo bottiglia.
Tasting → Kheiré, benvenuto in greco antico. Proprio il caso di dirlo per questa nuova riserva. Omaggio dell’azienda alla storia millenaria della Sicilia e all’epoca in cui era parte importante della Magna Grecia. Strutturato e longevo, ma al contempo abbellito di charme da questa nuova elegante sfumatura.
Giallo paglierino, con ancora ombre verdoline. Al naso è un caleidoscopio di sensazioni che vanno dall’agrumato di cedro e limone alla frutta gialla come susina e pesca, da note minerali salmastre a quelle di ardesia, di talco e di gesso, a terminare con piccoli refoli di vaniglia. In bocca armonia pura. Pieno, elegante, avvolgente, fine, fresco. Lunga persistenza con intensa scia sapida che porta con sé un ricordo ammandorlato. È Sicilia pura nel bicchiere. [93]
Le Casematte “Pharis” Sicilia Doc Grillo 2021
È una nuova proposta di Vinitaly questa di Andrea Barzagli, noto calciatore ed ex “ministro della difesa” di Palermo, Juventus e della Nazionale azzurra. Ci ha lavorato due anni Andrea. Rispetto all’altro bianco in cui c’è anche Carricante, il Pharis è Grillo al 100%. Fa affinamento in tonneaux per sei mesi, poi cemento, infine rimane in 10 mesi in bottiglia. «Vino che ti riempie molto il palato – dice lo stesso Barzagli. Il legno si sente leggermente. È delicato, è solo un accessorio».
Tasting → Note minerali iodate si mescolano a nuances floreali e fruttate a polpa gialla, ma anche a sensazioni di ortica e di erbette aromatiche. Fresco, sapido, vibrante in acidità. Molto tonica e lunga la chiusura in cui riecheggia un’elegante nota agrumata. [90]
Monteleone “Anthemis” Etna bianco Doc 2020
È uno straordinario Carricante 100% quello di Giulia Monteleone proveniente dal comune di Sant’Alfio sul versante Est dell’Etna a 900 metri d’altitudine. Nessuna macerazione sulle bucce, subito in pressa, due notti di decantazione, fermentazione in acciaio. Quando quest’ultima rallenta c’è il travaso completo in tonneaux da 500 e 700 litri. Un anno di bâtonnages poco frequenti, poi bottiglia. Le sabbie vulcaniche e minerali lo rendono esplosivo, energico, autentico.
Tasting → Mela verde, kiwi, erba falciata e quegli straordinari tocchi minerali da idrocarburi, quasi “lunari” che lo marcano solennemente. Al palato è fedele, riproduce parimenti le sensazioni olfattive, con in più una piccola nota burrosa che dà spessore. Vino di grande freschezza e sapidità. Squillante. Vero. Autentico. [94]
Murgo “Barone del Murgo Emanuele Scammacca”
Pas Dosé 2011
Parliamo di storia. Parliamo della prima azienda etnea a spumantizzare il Nerello Mascalese nel 1991. Un vino straordinario. Un cavallo di razza questo Pas Dosé proprio da Nerello 100% vinificato in bianco e dedicato al fondatore della cantina.
Vendemmiato ben 12 anni fa, è stato sboccato a febbraio 2022. Sono 120 i mesi di sosta sui lieviti. Solo uno il grammo zuccherino residuo per litro. Prima annata, e quindi primo Vinitaly, per questo gioiello enologico etneo. Edizione limitata in astuccio singolo. Solamente 500 le bottiglie prodotte. Siamo nella Tenuta di San Michele a Santa Venerina (CT).
Tasting → Brillante giallo paglierino, ha un perlage finissimo e infinito. Il naso è del tutto giovanissimo, ma corroborato da ricche note di pasticceria e di forno, come pane all’arancia, pasta di mandorle, crosta di pane, croissant. Poi frutta a polpa gialla e fiori gialli freschissimi. Erbette aromatiche, asparago, prezzemolo, menta. Dolci ricordi orientali come sandalo e patchouli, mandorla e persino sbuffi di cioccolato bianco.
In bocca è molto ampio. Fresco, sapido, persistente. Un vino dal sangue nobile e di alto lignaggio che s’è appena affacciato alla sua vita. Straordinario adesso. Da bere oggi e da riprovare in evoluzione, sulla quale scommettiamo ad occhi chiusi la penna. [95]
Pellegrino “Junco” Frappato Terre Siciliane Igt 2022
Nomen omen. Nuovo progetto da single vineyard nell’azienda di Caterina Tumbarello. Nella Tenuta Gazzerotta, c’è un vigneto denominato Junco per la presenza di giunchi che crescono sulle sponde di un laghetto con cui confina. Un Frappato che segue il trend di tutta attualità che vuole dei vini rossi leggeri e piacevoli.
Ma c’è anche una nobile causa. Pellegrino ha affiancato negli ultimi anni l’associazione “Cuoche combattenti” di Nicoletta Cosentino. Il ricavato delle vendite di Junco sosterrà le attività dell’associazione a supporto delle donne vittime di violenza e insegnerà loro un mestiere.
Tasting → Solo acciaio per tre mesi. Rosso rubino a matrice antocianica scarica. Il naso è tripudio di rosa rossa, peonia, fresia, fragolina, lampone, ribes rosso, melagrana. Poi chiodo di garofano e pepe nero. Lo completano piccole sfumature minerali ed erbacee. In bocca è pimpante e dinamico. Freschissimo. Il tannino scarico lo agevola nella sua spina acidica e nel suo tenore sapido, rendendolo molto goloso e succoso. Se abbassato in temperatura è perfetto con tonno, dentice e pesce spada. Attenzione: una bottiglia rischia di non bastare. [90]
Possente “Abir” Zibibbo Terre Siciliane Igp bio 2022
È la conferma dell’esplosione di profumi di un vitigno come lo Zibibbo di Salaparuta. Vigna giovanissima quella di Maria Possente. Una parcella subito “eletta” per qualità. 350 metri di altitudine, terreno limoso-argilloso, ventilazione continua che scongiura muffe e marciumi. Perfette condizioni climatiche per un aromatico. Fermentazione in acciaio e affinamento su lieviti naturali per 3 mesi.
Tasting → È un bio “non filtrato”. Alcune sostanze organiche potrebbero, quindi, depositarsi sotto. Da agitare prima della mescita. Giallo paglierino opalescente e brillante. Nessuna stucchevolezza, solo delicatezza e grande bellezza in profumi e gusto. Fiori d’arancio, zagara, agrumi come mandarino e cedro candito, pesca bianca, albicocca fresca, mandorla, zucchero a velo. Tutto riprodotto fedelmente all’assaggio. Fresco, sapido. Coinvolgente. Affabile tentatore dei sensi. Vino imbattibile su ostriche, fasolari, couscous speziato di pesce, spaghetti ricci e bottarga di tonno. [91+]
Salvatore Tamburello “Trenta Mesi”
Metodo Classico Sicilia Doc bio 2019
Ormai la cantina di Salvo Tamburello non è più una novità. S’è fatto conoscere ed apprezzare per le sue giovani e dinamiche interpretazioni di autoctoni come Catarratto, Grillo e Nero d’Avola a cui, nel corso degli anni, ha aggiunto il plus della non voluta filtrazione (numero di parcella più “N” in etichetta, ndr), generando interessanti e piacevoli gemelli autoctoni che hanno conquistato il pubblico.
Questa nuova chicca del Vinitaly è un millesimo 2019 e compie 30 mesi sui lieviti. Non è ancora uscito per il pubblico. È un “dosaggio zero”. Tutto da uve Grillo. Base vino non filtrata, non chiarificata e non stabilizzata. Tremila bottiglie più 190 magnum prodotte. Duemila saranno sboccate nei prossimi giorni, mille saranno tenute per controllo evoluzione.
Tasting → Messo al bicchiere dona un carico giallo paglierino opalescente. Subito note fragranti di crosta di pane, pasticceria, mela matura, zagara e ginestra, nocciola e mandorla, frammiste a sensazioni vegetali come tè verde, salvia e ortica. In bocca entra intenso, ampio. Ha una bella scorrevolezza. Ha sorso pieno e dinamico, con perfetta corrispondenza gusto-olfattiva. Succoso, giovane. Sprizza giovialità all’assaggio. In abbinamento a primi piatti di pesce, anche elaborati, salumi e formaggi semi stagionati, pesci grassi come salmone e aringa. Da provare con evoluzione di 42 e 60 mesi. [90]
Tasca d’Almerita “Mozia” Sicilia Doc Grillo 2022
Delle conferme è la conferma. Il Grillo di Mozia è per la Sicilia un totem enologico di riferimento. Coltivato su 13 ettari di alberello sull’isoletta di fronte le Saline su suoli sabbioso-calcarei, circondati da siti archeologici risalenti all’epoca fenicia sapientemente custoditi oggi dalla Fondazione Whitaker. Dopo la fermentazione di 15 giorni, affina sur lies per 5 mesi in acciaio.
Tasting → Di una eleganza ormai proverbiale. Luminosissimo al calice, effonde forte energia all’olfazione. Sensazioni agrumate di pompelmo e cedro, pesca tabacchiera, ginestra e tiglio, zenzero, anice stellato e pepe bianco si intrecciano con la forte componente minerale salmastra e iodata. Il sorso è pieno e di spessore, con ritorni di agrumi e spezie su un’elegantissima e lunga scia fruttata fresco-sapida. Sbalorditivo ogni anno che passa. Eccellente. [93]
Tenute Lombardo “Sua Altezza 650”
Spumante rosato Igp Terre Siciliane
Il meraviglioso esempio di come oggi sia versatile il Nero d’Avola. Lo straordinario “racconto” di Gianfranco Lombardo su come la Sicilia sia portatrice sana di eccellenze e di vini di qualità. Come questo Metodo Charmat da uve rosse site a 650 metri d’altezza a San Cataldo, nel Nisseno. Gemello dell’omonimo bianco da Catarratto, al Vinitaly questo spumante ha affascinato tutti, appassionati e avventori. Ne è riscontro il glorioso riconoscimento della Medaglia d’Oro al Concours Mondial de Bruxelles sessione rosé.
Tasting → Rosa tenue provenzale, nel calice prigiona lunghe bollicine che ti portano al naso fiori e frutta freschissimi come fresie, rosa, fragola, ciliegia, ma anche sensazioni punzecchianti di erbette aromatiche, cipria, bitter e una gradevole mandorla dolce. In bocca è freschissimo, acidulo e porta con sé come aromi una perfetta corrispondenza con le sensazioni olfattive. Va a nozze con tutti le entrée e i primi piatti a richiamo crostacei, pizza, sfincione, bruschette e caprese. Eccellente. [92]
Terre di Gratia “Sasà fatto con l’uva”
Nero d’Avola Sicilia Doc 2022
Un’azienda giovane, da sempre scommettitrice sia sulla sostenibilità sia sull’innovazione di prodotti e di processo. Al Vinitaly, infatti, ha presentato un restyling dell’etichetta storica aziendale “Sasà”, nome del nonno capostipite. Etichetta moderna e sostenibile, poiché essa assieme al tappo è ottenuta dal riutilizzo delle vinacce a fine fermentazione.
Un ciclo operoso che si chiude, quindi, rimettendo in circolo parte degli scarti di lavorazione. Da qui il nome “fatto con l’uva”, provocatorio sicuramente, ma con base solida e lungimiranza in nome della sostenibilità ambientale. Completano il quadro green e d’innovazione la gestione biologica dei vigneti, l’impianto energetico fotovoltaico e l’inserimento da quest’anno di una varietà reliquia come la Lucignola.
Tasting → Al limite della sua area di produzione storica, questo Nero d’Avola possiede una forte identità territoriale, ulteriormente accentuata dalla vinificazione e affinamento in cemento che da quest’anno hanno dato impronta nuova a Terre di Gratia. Più fresco, più piacevole, anche in vista dell’estate e soprattutto in ottica dei più giovani che vogliono bere più semplice, ma non per questo più banale.
Naso delicato e gentile, spinge tutto su sensazioni floreali e fruttate rosse fresche e gioviali, con note vegetali e speziate dolci ad arricchire l’olfazione. In bocca è delizioso, come da nuove declinazioni di Nero d’Avola che si rispettino. Pimpante e gioioso, se lo abbassi di temperatura puoi anche servirlo con la grigliata di tonno e pesce spada. [91+]