Tonnino, col Ceuso Bianco nuova linfa e vitalità alla Doc Alcamo 0

ALCAMO (Tp). Un encomiabile omaggio al passato e una solenne firma per il futuro. È così, con il Ceuso 2020, vino iconico dell’azienda, che la famiglia Tonnino ha riportato da poco al lustro che meritano i grandi rossi. Emblema del rinascimento enologico dell’isola, nella cui anima è insito Giacomo Tachis, uno dei nomi di spicco che ha reso illustri etichette ed aziende dell’intera Italia del vino tra gli anni ’80 e ’90.

Ceuso, quel Supersicilian firmato Giacomo Tachis

Ed è grazie ad un uomo meticoloso, Gino Amato, all’epoca cantiniere proprio del celebre enologo piemontese, che è stato rielaborato e dotato di nuova linfa il Ceuso rosso, Supersicilian, blend per metà di Nero d’Avola e per l’altra metà di Merlot e di Cabernet Sauvignon in proporzione tre a due.

Cura, passione e dedizione che da qualche anno si estrinsecano in Contrada Vivignato, nei pressi di Calatafimi – Segesta. È qui che la famiglia Tonnino rileva il più antico dei bagli ottocenteschi. Un orizzonte raggiunto, quello di Baglio Ceuso, primo edificato nel 1860, che oggi rappresenta una linea di partenza gonfia di tradizione e foriera di novità. Un vero e proprio epicentro costruito dalla famiglia D’Angelo, già allora centro enologico moderno realizzato per raccogliere tutti gli ordini e le quantità di vino che si producevano nei paesi limitrofi.

Baglio Ceuso, nel ‘900 fulcro di attività fiorenti

Non a caso la famiglia Florio, dopo diverse trattative naufragate, investì proprio in Contrada Vivignato costruendo un nuovo baglio quindici anni più tardi. Tutto anche a vantaggio proprio di Baglio Ceuso che trasse linfa vitale dalla situazione e che permise ai titolari di concentrarsi univocamente sulla produzione di Catarratto e Grillo, grazie anche alla ferrovia realizzata nel 1881 che tagliava in due la borgata e che portava fiorenti commerci, intanto che i Florio si dedicavano al Vermouth e al Marsala.

Ma mentre Baglio Florio venne per tanti anni abbandonato, Baglio Ceuso continuò, sebbene ridimensionato, le sue attività produttive e commerciali fino a giungere agli anni ‘90 del secolo scorso quando fu acquistato dalla famiglia Melia che diede vita al Ceuso sotto la guida di Giacomo Tachis.

Nel 2020 riparte la produzione di Ceuso Rosso

Oggi la famiglia Tonnino celebra una nuova epoca, officiando con l’annata 2020, la prima per il “nuovo” Ceuso prodotto in sole 3.300 bottiglie dopo quasi un decennio di sosta forzata, un totem dell’enologia siciliana creato nel 1995 che ebbe una vasta eco internazionale, dando lustro insieme al nome del glorioso baglio ai piedi di Alcamo.

Un grande vino. E, come ogni grande vino, straordinario da degustare subito o da aspettare per qualche anno. Un rosso che è anima di Sicilia e frutto di rigorosa selezione in vigna, oltre che di nobile maturazione nelle pregiate barriques Seguin Moreau, i cui mosti vinificano in acciaio con la tecnica “a cappello sommerso”.

Antonio Tonnino: Orgogliosi del nuovo traguardo della nostra produzione

«Siamo onorati di raccontare una nuova pagina di Ceuso all’interno di un luogo simbolo della viticoltura siciliana – racconta Antonio Tonnino, che guida l’azienda di famiglia. È un vino che tutti noi ci ricordiamo sin da ragazzi, un faro nell’enologia dell’isola che stiamo avendo il piacere di apprezzare anche con le vecchie annate ancora in perfetta forma».

Ma le belle novità sovente non vengono mai sole. Antonio Tonnino, infatti, avendoci giustamente preso gusto, decide di insignire il suo territorio con un’ulteriore etichetta per meglio rappresentare una denominazione tra le più storiche di Sicilia, a tratti sottovalutata e poco spesso valorizzata a tributi che, invece, meriterebbe.

Ceuso Bianco 2023, nuova vigoria alla Doc Alcamo

Vedrà la luce all’imminente primavera, infatti, il Ceuso Bianco 2023, vino nato nelle campagne della Sicilia occidentale e che vuole offrire un tributo alla Doc Alcamo, rilanciando ed affiancando la storia già solcata dal fratello maggiore rosso. Le origini del “Bianco di Alcamo” hanno una tradizione di pregio: nella Rassegna Agricoltura Siciliana, anno IV, II edizione 1856, si legge, infatti, che figura nell’elenco dei vini pregiati da pasto, mentre è agli annali che nel 1887 ottenne il diploma d’onore alla Fiera Vini di Venezia.

«Col Ceuso Bianco Alcamo Doc abbiamo voluto un vino che rappresentasse al meglio la nostra terra e la nostra filosofia produttiva, basata sul rispetto della biodiversità e sull’innovazione sostenibile – racconta ancora Antonio Tonnino. Siamo orgogliosi di condividere questo nuovo traguardo della nostra produzione».

Nasce, così, un’etichetta che assurge ad essere punto di riferimento di bianco identitario e di eccellenza territoriale, anche grazie alla conduzione biologica dei terreni che affianca le conoscenze ereditarie e le buone pratiche della scienza come, ad esempio, l’identificazione di nuovi adiuvanti naturali. Non per niente l’azienda Tonnino è aderente a SOStain, un programma che ha lo scopo di certificare la sostenibilità del settore vitivinicolo regionale, operando su due aree diverse, quella della Valle del Belice, tra Poggioreale e Contessa Entellina, e l’altra nelle campagne alcamesi.

Lo ius soli dei vitigni internazionali, principio irrinunciabile per il territorio secondo Antonio

Per Tonnino in questi areali vige l’integerrimo e generoso concetto filosofico di rettitudine al credere fermamente che appartenere ad un luogo non significa necessariamente esserci nati, ma esserci cresciuti ed averlo reso proprio. Una sorta di “ius soli” esplicativo e benefico applicato magistralmente alla viticoltura di territorio. Uno straordinario principio in cui Antonio Tonnino e la sua famiglia credono e per i quali è architrave della straordinaria e fulgida ricchezza di una terra come la Sicilia, da sempre crocicchio di convergenze e portatrice sana di convivenze. Da qui la capacità di far adattare anche varietà internazionali come lo Chenin Blanc e il Pinot Grigio che negli anni hanno dato vita ad espressioni inaspettate e stimolanti. Proprio com’è esattamente la Sicilia.

Ceuso Bianco, risultato di attenta selezione e rigorosi standard di qualità

Ceuso Bianco dicevamo. È il risultato di un’attenta selezione di uve esclusivamente da vitigni autoctoni che da secoli scrivono la storia dell’isola. Il vino emerge per immediatezza e vivacità di beva, ma al contempo per la sua mineralità e la sua elegante garbatezza, grazie alla morfologia sabbioso-calcarea dei terreni che hanno buon contenuto di sostanze organiche, questi ultimi situati a 300 metri d’altitudine nel versante nord-ovest delle colline della denominazione, baciati dalle brezze marine che scongiurano muffe e marciumi.

La produzione segue standard qualitativi rigorosi della Doc Alcamo. I mosti sono vinificati in serbatoi di cemento, mentre la fermentazione viene ultimata in grandi botti di rovere francese. Maturazione sur lie in botti di legno a bassissima tostatura, praticamente si può dire curvate a vapore, a cui fanno seguito alcuni mesi di affinamento in bottiglia.

«Abbiamo iniziato la nostra avventura vent’anni fa e ultimamente siamo fortemente concentrati per sviluppare un nuovo racconto nel territorio dove mio nonno ha dato vita a tutto questo – precisa Antonio Tonnino. La viticoltura qui esiste da secoli ed i bagli come Ceuso ci ricordano la responsabilità di prendersi cura di questi luoghi e di farli conoscere».

Catarratto, Grillo e Grecanico per un’etichetta destinata a tracciare la strada

Prima vendemmia la 2023 per il Ceuso Bianco Doc Alcamo, dunque, che ricalca appieno il disciplinare della denominazione con al centro della scena il Catarratto (60%) con accanto Grillo (30%) e Grecanico (10%), quest’ultimo differente dal clone trapanese. Solamente 1.200 bottiglie.

Vino grande e da grande occasione, caratterizzato da un affabile e variegato bouquet olfattivo che solca ampiamente i tratti dell’aromaticità e delle sensazioni tioliche, con pregevoli note di fresie, fiori d’arancio, agrumi gialli, scorza di mandarino, erbe aromatiche come la salvia e il rosmarino. In bocca si apre e si fa subito voler bene grazie al suo sorso largo e deciso che termina con una elegante scia aromatica.

Un vino da bere adesso, ma anche da riproporre a cadenze regolari per apprezzarne la valida evoluzione che genererà indubitabilmente un’ampiezza di sorso ancora più ricercata.

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