Kaid Syrah, il nuovo autoctono che sfida il tempo 0

CAMPOREALE (PA).Uno straordinario viaggio degustativo dinamico e pieno di sfaccettature. Un singolare legame sinergico tra potenza ed eleganza scandito magistralmente dallo scorrere del tempo. Una intelligente valorizzazione di un vitigno internazionale contestualizzata in un territorio particolarmente vocato che afferisce peculiarità eccellenti ad un vino ormai simbolo dell’areale camporealese.

I cugini Alessandro, quarta generazione

Passione e lavoro di una grande azienda che ha scommesso in primis su se stessa e sui tre giovani pieni di energia Benedetto, Benedetto ed Anna Alessandro, alla quarta generazione di famiglia. Invece di lasciare la loro terra decidono di lavorarla con passione, dedizione e romanticismo, portando avanti un progetto imperniato sulla qualità del prodotto e sul metodo di coltivazione biologico con la nobile finalità che i vini esprimano la propria reale identità, ma soprattutto l’anima del territorio.

Prima storica verticale di Kaid

È stato tutto questo la strepitosa e storica verticale di Kaid Syrah targato Alessandro di Camporeale che s’è svolta all’interno del Palazzo del Principe in occasione della quinta edizione del Camporeale Day. Emozioni e passione di una famiglia unita trasferite interamente in una bottiglia di vino da vitigno principe Syrah originario della Côte Rotie ed Hermitage della valle del Rodano in Francia, che ha saputo adattarsi particolarmente bene a determinati microclimi, ai terreni siccitosi e calcarei che trattengono l’acqua e soprattutto ad esprimere diversità e particolarità.

L’importanza del territorio

La piacevolezza dei Syrah di Camporeale, piccolo centro agricolo dell’Alto Belice, è ormai riconosciuta oltre confine: sanno coniugare struttura, freschezza ed eleganza. Tutte carte vincenti, queste, figlie di una Sicilia caleidoscopica, piccolo continente irripetibile al mondo per condizioni pedoclimatiche, che fa risaltare indiscutibilmente l’importanza di un territorio al di là del concetto di etichetta o di brand.

Un vino, tre crus

Dal nome del capo civile e religioso del centro rurale arabo di Camporeale, racconta Anna Alessandro, responsabile amministrazione ed enoturismo dell’azienda, Kaid è oggi espressione elitaria di tre crus. Tutto iniziò con l’impianto a fine anni ’80 di un filare di Syrah in mezzo ad altre varietà: una sperimentazione che si rivelò un successo. Fu subito evidente l’immensa potenzialità di questo vitigno, che oggi in Camporeale trova terroir di assoluta elezione.

«Tre esposizioni differenti sulla vigna di Mandranova – dice Benedetto Alessandro, enologo di famiglia – che donano peculiarità differenti, assemblando le quali riusciamo a bilanciare tutto perfettamente».

Barrique, poi tonneau dal 2013

Forti escursioni termiche tra giorno e notte, vendemmia manuale e vinificazione a temperatura controllata. Fino al 2012 il vino era affinato 10 mesi in barriques di rovere. Dal 2013 la svolta: 12-13 mesi, ma solo tonneau grandi. Poi 6 mesi di bottiglia. «Questo Syrah ha negli anni un andamento a fisarmonica – continua l’enologo. Ottimo dall’uscita fino ai due anni, poi scende un po’ per riprendere la sua marcia dai 4 anni in poi».

Dalla 2016 alla 2001

Otto i millesimi in degustazione, dalla 2016 alla 2001. Posseggono una matrice rosso rubino vivido fino alla 2008. Lieve viraggio nella 2007. Rosso granato che gira lieve sull’aranciato nella 2001. Il Syrah, bontà sua, ha un marcatissimo corredo colorante e tannico.

2016
Annata senza piogge, temperature basse, notti fresche. Ancora giovane, ma rilevante in potenza. Frutta rossa e pepe nero fresco in evidenza. Sanguigno e polveroso. La bocca spinge e punzecchia. Ha vigoria di tannino. Se facesse barrique, sarebbe tra dieci anni come la 2008 oggi. Diventerà “famosa”. [89+].

2015
Annata più solare. Frutto rosso più sistemato e una presenza di pepe nero più secco e penetrante. Ematico. Tannino nerboruto, ma divertente. Ha un vigoroso tono balsamico accattivante che si unisce alla frolla di biscotto, donando sensazione di imponente piacevolezza e di appagamento. Sarà superba più avanti. Entusiasmante. [91].

2014
Ha le note odorose più levigate e sistemate. Troppo presto dipinta come una grande annata quando non lo era ancora. Lo è, invece, adesso e mostra un gentile equilibrio con una frutta rossa più matura, una lieve sensazione calorica in più della precedente, un tannino sempre marcato, ma levigato. [90].

2013
Annata strana: ottima primavera, ma in agosto, poco prima della raccolta, forti acquazzoni. Sembrò una spariglia di carte, invece il vino si rivela vincente comunque. È il più “francese” di tutti. Ricorda meglio quello del Rodano. Sorprendente la trama di spezie nere e quella minerale che ricorda bene la grafite. Tannino ancora vivace, ma “affettuoso”. È la più misteriosa. Per questo, forse, quella che più intriga e fa discutere. Eccitante. [92+].

2010
Cambia il contenitore, cambia il registro. Via la barrique, avanti col tonneau. Sensazioni terziarie che si affacciano più marcate. Sorba matura, polvere di caffè, tabacco, humus, cioccolato. Ricorda il Mon Chéri. Bocca intensa. Tannino più presente. È più esile, ma mantiene la sua classe. [90].


2008
Aumentano le emozioni. Si nota la splendida evoluzione a dieci anni di distanza. Sensazioni dolci come mora, prugna, cannella, liquirizia, tamarindo, arancia sanguinella e quel tocco magico che ricorda la finezza del Cointreau presentano un vino di estrema godibilità e classe, arricchita in modo inappellabile dai refoli di smalto, ceralacca e da un’eco canforata. Tannino fine. Persistenza emozionante. Ne vorresti piena la cantina. [93+].


2007
È una quasi replica della 2008. Con tanto di stima in più, dato che le uve subirono un inaspettato attacco di peronospora fino ad allora completamente assente dai vigneti siciliani. Come le note odorose della precedente, ma con in più percezioni carnose, di umami, di cuoio. In bocca note in stile Amarone. Roboante. Il tannino sbraita ancora. Può peccare un pelo in eleganza rispetto alla ‘08, ma è di carattere sempre dirompente. [93].


2001
Ha 17 anni sulle spalle e alla cieca mai lo diresti. La terzializzazione è in atto e la riconoscibilità del vitigno è compromessa e non è netta come nelle precedenti. Qualche acetale c’è. Note mentolate e di carruba affiancano quelle di smalto, medicinale e di frutto dolce. Pecca in acidità, com’è ovvio che sia, ma mostra un sano equilibrio e una bevibilità ed una godibilità che può emozionare il cuore. [90].

 

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