PALERMO. Una degustazione del pomodoro, il Siccagno di Valledolmo, in provincia di Palermo, proprio come fosse un vino. Il fine è quello di raccontarne l’annata e le qualità organolettiche alla stampa.
“Un’ottima annata, al di sopra delle nostre aspettative – ha affermato Vincenzo Pisa, presidente della Cooperativa Rinascita di Valledolmo -. Annata siccitosa con poche piogge e con una bassissima frequenza di infestazioni e malattie fungine. Il raccolto 2020 presenta un pomodoro con più concentrazione di licopene e di zuccheri. Un frutto sano, colore rosso tipico intenso, odore di pomodoro fresco, non acidulo, sapore tipico ed omogeneo. Altamente dolce e di ottima persistenza”. La resa in campo è stata superiore alla media di circa 100 quintali per ettaro, mentre la resa in trasformato pari al 70 per cento. Complessivamente sono stati raccolti 7 mila quintali.
La Cooperativa conta oggi 20 soci. “Siamo giunti ad un fatturato di 1 milione di euro. La domanda del prodotto cresce del 20 per cento di anno in anno. E abbiamo superato 1 milione di pezzi trasformati e commercializzati, tra bottiglie di passate, concentrato di pomodoro e pomodoro secco. Tra questi la linea Rosso Siculo, il top di gamma, per la quale usiamo varietà locali, tra le quali il Pizzutello, presidio Slow Food. Una linea, quest’ultima che aumenta il suo volume del 100 per cento, passando dai 10 mila pezzi ai 20 mila e che rappresenta circa il 10 per cento del trasformato della Cooperativa Rinascita”.
Agli inizi del 2007 la Cooperativa produceva in trasformato circa 50 mila pezzi. Nel 2015 registrava un fatturato di circa 500 mila euro. Oggi raggiunge il milione e si pone l’obiettivo di raddoppiare la produzione nel 2021.
Ad oggi si coltivano circa 80 ettari nei terreni dei comuni dell’entroterra siciliano e specificatamente a Valledolmo, Sclafani Bagni, Alia Vallelunga, Villalba, nel territorio delle basse Madonie.
Un comparto agricolo, quello del Siccagno di Valledolmo, che chiede attenzione e che sviluppa possibilità reali di crescita. Indiscutibili le caratteristiche del prodotto, così tanto richiesto. Si chiama “Siccagno” per la particolare coltivazione all’asciutto, ovvero senza acqua. Non essendo irrigata, la pianta si presenta rustica con pochi frutti, relativamente piccoli, ma in essi gli elementi organolettici e nutritivi sono altamente concentrati (vitamine, zuccheri e antiossidanti). Queste varietà coltivate all’asciutto, secondo una tecnica oramai consolidata, propria del territorio, unitamente all’esposizione solare, restituiscono un pomodoro dal basso apporto calorico e ricco di sostanze antiossidanti, come il licopene, il beta carotene (vitamina A) e la vitamina C. Le varietà che si possono coltivare col metodo Siccagno, ha spiegato Pisa, sono diverse: “In primo luogo coltiviamo il locale Pizzutello, ma si prestano anche il Supermatch, il Brigade, il Missouri, il Frassino, che è un datterino molto resistente all’aridocultura e alle malattie fungine”.
E ha descritto le principali fasi di lavorazione del Siccagno. “Le piantine di pomodoro vengono trapiantate tra la fine di aprile e i primi giorni di maggio e, in questa fase, ricevono circa 300 grammi di acqua, per favorire l’attecchimento delle stesse. Questa, normalmente, è l’unica acqua che riceve la pianta. Dopo circa 15 giorni si richiede una zappatura del terreno, seguono le fasi di rincalzatura, per evitare la traspirazione del terreno. Si procede nel tempo con trattamenti in zolfo, all’occorrenza, perché la coltivazione non subisce trattamenti chimici”.
“Il sole, il clima e la natura dei terreni favoriscono la crescita della pianta e la maturazione di frutti, altamente qualitativi. La prima raccolta a mano avviene già a fine luglio e si protrae per almeno due mesi. La pianta, coltivata in asciutto, matura in maniera scalare, quindi anche il raccolto, a mano, avviene in maniera scalare. Il terreno sta a riposo fino al successivo periodo di aprile – maggio. Il pomodoro una volta raccolto viene trasportato all’impianto di trasformazione e lavorato entro le 24 ore dalla raccolta”.
Il pomodoro viene acquistato dai conferitori al costo di 30 centesimi al chilogrammo, se in convenzionale, e di 40 centesimi al chilogrammo se in biologico. Sul mercato viene immesso il prodotto trasformato.
Nel 2003 la cooperativa ha costruito uno stabilimento con un impianto di trasformazione, a Sclafani Bagni. Oggi vi lavorano 30 risorse, stagionali. Il prodotto finito e trasformato sul mercato ha un valore di 1 euro e sessanta per la passata di pomodoro da 700 grammi e di 2 euro e cinquanta per la confezione di pelati da 700 grammi. Il 60 per cento della produzione arriva alle catene di distribuzione del Nord Italia, in negozi specializzati bio in Francia, Germania e Italia, mentre la restante parte viene venduta a livello regionale. La cooperativa collabora con Libera Terra, società consortile contro le mafie.