Inutile ipotizzare nuovi scenari perché i ristoratori solo con le loro forze non ce la faranno”.
“Impantanati in lentezze burocratiche, mancanza di programmazione, approssimazione, la ristorazione sembra non avere vie di scampo – prosegue lo chef -. Strozzati dalle scadenze molti si sono adoperati con delivery e con l’asporto, tutte strategie che commercialmente non hanno alcuna possibilità di centrare un core business”.
“Ci sono gli affitti da pagare, i dipendenti ancora senza cassa integrazione, senza contare quelli in nero che nel settore costituiscono pure una innegabile fetta insieme agli stagionali. Fermo il turismo – continua Caliri – che potrà ragionevolmente ripartire non prima di un anno, il crollo galoppante della capacità di acquisto, sono fattori che neppure nella più rosea delle previsioni può far presagire ragionevolmente la ricompattazione del sistema”.
“Come Ambasciatori del Gusto – conclude lo chef – di concerto a numerose sigle del settore abbiamo fatto appello perché si costituisca una linea di dialogo col governo compresa la richiesta di integrare nel pool di esperti anche imprenditori della ristorazione. Ad oggi senza una programmazione che vada al di là dell’emergenza e che possa garantire liquidità diretta alzare le serrande potrebbe significare un rimedio ancora peggiore”.