ROMA. Dai salumi alle marmellate, dai ragù ai sottoli, dal succo di frutta al pane fino al latte in polvere per bambini. Alimenti a rischio “fake” nel carrello della spesa. Un prodotto alimentare su quattro, infatti, non riporta l’origine in etichetta. A dirlo un’analisi condotta dalla Coldiretti. Mette in luce la lista dei prodotti della spesa più a rischio in occasione dell’avvio della raccolta firme sulla petizione
#stopcibofalso.
Con la petizione si richiede all’Unione Europea di fermare il cibo falso. Ma anche di proteggere la salute, tutelare l’economia, bloccare le speculazioni e difendere l’agricoltura italiana. Ogni giorno rischiano di finire nel piatto alimenti di bassa qualità e origine incerta che mettono a rischio la salute.
Dal latte in polvere francese alla salmonella per i bambini alla carne di cavallo spacciata per vitello nei ragù. Dai prosciutti ottenuti da maiali olandesi alimentati con mangimi alla diossina fino al succo di arance brasiliane trattate con il carbendazim, un pesticida vietato in Europa.
Secondo la Coldiretti “Due prosciutti su tre venduti oggi in Italia provengono da maiali allevati all’estero senza che questo venga evidenziato chiaramente in etichetta, ma solo il luogo di confezionamento. Stessa storia per i 200 milioni di chili di succo di arancia straniero.
La raccolta di firme rivolta al Presidente del Parlamento Europeo viene avviata da Coldiretti e Fondazione Campagna Amica in ogni farmers’ market d’Italia e on line sui siti www.coldiretti.it e www.campagnamica.it.
“L’indicazione di origine – sottolinea la Coldiretti – permette di contrastare quelle imitazioni che ogni anno sottraggono 60 miliardi di euro all’economia dell’Italia. Consente di prevenire le falsificazioni e le pratiche commerciali sleali che danneggiano la nostra economia. Rafforza la lotta alle agromafie e la difesa contro le grandi multinazionali del cibo”.
“L’obiettivo – spiega la Coldiretti – è dare la possibilità a livello europeo di estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti gli alimenti dopo che l’Italia, affiancata anche da Francia, Portogallo, Grecia, Finlandia, Lituania e Romania, ha già adottato decreti nazionali per disciplinarlo in alcuni prodotti come latte e derivati, grano nella pasta e riso”.