Doc Monreale, nuovo look: revisione disciplinare e identità su tre vitigni 0

Monreale (PA). Territorio d’elezione da sempre per viticoltura d’assoluta qualità, la Doc Monreale, che comprende le alture nord-occidentali della Sicilia con altitudini che oscillano tra i 300 e i 600 metri, ha fin oggi raccolto meno dei giusti tributi meritevoli che avrebbe potuto e dovuto ricevere.

Doc Monreale: oltre otto secoli di storia

Un angolo di Sicilia che oggi comprende un tessuto produttivo di vitale importanza, specie se proiettato in ottica enoturistica. Collocato nell’anima della Conca d’Oro, affonda le sue origini nell’antico e potente Arcivescovado di Monreale, che ebbe massimo splendore in epoca normanna. Il territorio, i cui confini furono stabiliti nel 1182 con atto solenne redatto nelle tre lingue di allora (greco, latino e arabo), è sempre stato a completa vocazione rurale ha contribuito a plasmare l’identità delle comunità indigene, che hanno visto diversi processi storico-culturali alternarsi nel corso dei secoli, come i Fasci siciliani, lotte per la riforma agraria, il superamento del Feudo come unico modello di proprietà.

Otto, otto, tre. Non sono numeri alla rinfusa, ma un concetto esemplificativo e al contempo identitario per questa denominazione. Otto sono i comuni del comprensorio, otto sono le aziende che costituiscono il consorzio e tre sono i vitigni su cui si costruirà l’identità del territorio: Catarratto, Perricone e Syrah.

Il Consorzio di Tutela Doc Monreale si costituisce il 2 novembre 2000 e, attraverso l’attuale presidenza di Mario Di Lorenzo, rappresenta oggi la fervida e consolidata unione d’intenti di otto aziende, dislocate tra i comuni di Monreale, Piana degli Albanesi, Camporeale, San Giuseppe Jato, San Cipirello, Santa Cristina Gela, Corleone e Roccamena, che decidono di lavorare all’unisono attraverso un gioco di squadra foriero di successi sui mercati nazionali ed internazionali.

Un orizzonte comune che ha permesso a cantine come Alessandro di Camporeale, Case Alte, Feudo Disisa, Marchesi de Gregorio, Porta del Vento, Principe di Corleone, Sallier de la Tour e Terre di Gratia di implementare un disciplinare che avesse come strada maestra la salvaguardia degli ambienti vinicoli e la piena valorizzazione del territorio.

Nuovo disciplinare tra enoturismo e percorsi d’arte

Il Consorzio ha varato un nuovo disciplinare di produzione e ha presentato poche ore fa nuove idee e proposte che la Doc Monreale varerà col fine principe di valorizzare vitigni e vini, ma strizzando palesemente l’occhio ad enoturismo, ai suoi percorsi artistici arabo-normanni, ai musei e alle aree archeologiche ricadenti nella provincia di Palermo.

All’incontro con la stampa siciliana organizzato all’Orto Botanico di Palermo sono intervenuti i vertici del Consorzio e i produttori aderenti alla denominazione, Michelangelo Gruttadauria, presidente Sistema Museale Unipa, Domenico Targia, direttore del Parco Archeologico di Monte Iato, Himera e Solunto, Vincenzo Pernice, dirigente vivaio F. Paulsen dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura, Alberto Arcidiacono, sindaco di Monreale. Sono state tracciate le linee guida e le sinergie attraverso le quali rendere Monreale protagonista a “Sicilia 2025 Regione d’Europa per la gastronomia”. 

Mario Di Lorenzo, presidente Doc Monreale: “Valorizziamo il vino della provincia di Palermo”

«Il primo ottobre 2024 sancisce un’importante occasione per rivendicare il valore dei nostri vini all’interno di un territorio dalle enormi potenzialità e da sempre vocato alla viticoltura d’eccellenza – sottolinea Mario Di Lorenzo, presidente della Doc Monreale. Abbiamo tutte le carte in regola per consolidarci come consorzio di riferimento del Palermitano e non solo. Ripartiamo da noi, dalle comunità locali, accogliendo piccoli e grandi produttori, mettendo a frutto nuove sinergie con le istituzioni locali, la cultura, la ristorazione qualificata e i tanti luoghi dell’itinerario arabo-normanno».

Originariamente dodici, poi portate a cinque, sono tre oggi le varietà autoctone produttive su cui le otto aziende si verticalizzeranno: Catarratto, Perricone e l’internazionale Syrah, come già anticipato sopra, ormai da anni “adottato” e fortemente costituente l’anima viticola siciliana.

Il Monreale bianco sarà costituito da Catarratto con percentuale che va dal 60% al 100% ed eventuale saldo di Inzolia, il Monreale Rosso da Perricone con percentuale minima identica al precedente ed eventuale saldo di Nero d’Avola, mentre il Monreale Syrah sarà esclusivamente monovarietale. Per i rossi prevista la versione rosato, ma anche Riserva. Per il Metodo Classico se ne riparlerà più avanti. Il disciplinare è in fase di approvazione e la via temporale è ancora lunga.

Fulgida novità sarà la Carta dei vini della Doc Monreale che offrirà sedici vini appannaggio del pubblico, ma soprattutto verso la ristorazione. Anime differenti, espressioni produttive dissimili, ma tutte tessere di uno straordinario mosaico fortemente identitario in quanto ad eccellenza e ad autenticità.

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