MARSALA (Tp). In una Sicilia che vede oggi in 98 mila ettari la sua “planimetria” ampelografica, spiccano senza dubbio la grande ricchezza in biodiversità; ma soprattutto le coltivazioni in regime biologico pari a 26 mila ettari che diventano ben 42 mila se accorpati alla viticoltura integrata. Quasi la metà della Sicilia ha, dunque, una produzione sostenibile. Nessun pari tra le agricolture delle altre regioni d’Italia.
Doc Sicilia: quella del Grillo in Sicilia è una storia affascinante
Circa 150 anni di età, ibrido tra Catarratto e Zibibbo, la sua coltivazione comincia ad espandersi da Trapani a Messina; nel 1976 è quello che più sta popolando la regione. Sale e scende in produzione, oggi risale fino a passare gli 8 mila ettari, risultando di straordinaria versatilità e coniugazione in diverse tipologie quali spumante, passito, superiore, riserva, etc.
Ultimo arrivato in casa autoctoni siciliani
S’è fatto subito strada dapprima quantitativamente per la produzione di Marsala; mentre negli ultimi anni, invece, in modo qualitativo grazie alla lungimiranza dei produttori siciliani. Ma soprattutto al suo ingresso nel 2017, assieme al Nero d’Avola, nella Doc Sicilia in cui come menzione in bottiglia può essere univocamente rivendicato.
Entusiasmanti i numeri
Nel 2021 sono state prodotti 21,13 milioni di bottiglie di Grillo Sicilia Doc, +26% rispetto ai 16,71 del 2020. «I risultati complessivi del Grillo nel 2021 – commenta Antonio Rallo, presidente del Consorzio Vini Doc Sicilia – sono più che soddisfacenti. Il Grillo ha conosciuto maggiore crescita negli ultimi anni, in virtù di caratteristiche qualitative e di versatilità uniche per profumi, struttura e vivacità. Sia sui mercati nazionali sia su quelli internazionali possiamo definirlo un vero e proprio caso di successo».
Il messaggio dell’ingresso in denominazione regionale ha portato al Grillo alcuni vantaggi tra cui la caratterizzazione agronomica ed enologica della varietà; le relative rilevazioni dei caratteri nei diversi ambienti del “continente” Sicilia e, dunque, le indagini approfondite sulla relazione genotipo/ambiente.
Ha una produttività alta il Grillo, grazie al peso medio superiore alla media, e il suo accumulo degli zuccheri avviene tra luglio e agosto. Tradizionalmente allevato ad alberello marsalese, si adatta alla controspalliera, potato a guyot, con capo a frutto che si rinnova annualmente.
Il Grillo presenta una discreta variabilità intra-varietale, accertata attraverso la sua fenotipizzazione, che ha permesso l’individuazione di due biotipi caratterizzati sia per i parametri morfologici che per quelli legati alle caratteristiche qualitative dei mosti e dei vini.
I due biotipi sono denominati come A (grappolo mediamente compatto, maggiore acidità, minore pH, aromi più vegetali, agrumati e tropicali); B (grappolo spargolo, titolo zuccherino e pH più alti, acidità più contenuta, maggiore struttura e descrittori di frutta matura e spezie). Il biotipo generico, comunque, è di solito riconducibile ad A.
Spiccano, pertanto, tra i suoi aromi primari per circa il 57% i norisoprenoidi (che donano sensazioni fiori esotici, frutta matura e tropicale), poi terpeni (fiori e frutta) e pirazine (vegetale). I primi compaiono con evoluzioni in bottiglia o con ambienti caldi, e aumentano con la crescita della bacca.
Già Bruno Pastena nel 1976 si accorse della finezza che il Grillo avrebbe potuto generare terroir, ossia interazioni tra varietà e fattori umani. Oggi, pertanto, si interviene sul microclima anche attraverso la gestione verde, con la cimatura che scopre l’uva, oppure la defogliazione che permette al grappolo essere più o meno esposto o coperto.
È stato interessante, a questo proposito, percorrere un giro di Grillo di Sicilia attraversando province e sobbalzando tra terroir differenti attraverso la lettura oculata dell’enologa Lorenza Scianna durante un focus della Doc Sicilia. Ha fornito uno sguardo piuttosto ampio sulla situazione generale della regione attraverso l’assaggio di alcune etichette. Etichette molto diverse tra loro in prestazioni e sensazioni degustative, ma congiunte da fili comuni.
Focus terminato con una profonda riflessione sul futuro della varietà, la quale ha tratto indubbio vantaggio dal cambio climatico degli ultimi cinquant’anni. Clima che ha generato effetti benefici, mentre i modelli predittivi per il prossimo mezzo secolo, invece, sono meno favorevoli poiché presagiscono aumenti tra gli 1 e i 5 °C della temperatura media. La pianta del futuro avrà bisogno di ulteriori sforzi per riadattarsi e riacclimatarsi.