SANTA CRISTINA GELA (Pa). Tra Noto e Pachino e a SantaCristinaGela nelle alte colline di Monreale. Altitudini e terroir diametralmente opposti. Due siti caratterizzati entrambi per valorizzazione del territorio e delle biodiversità dei vitigni, in cui sono limitati al massimo gli impatti ambientali in tutti i processi produttivi che vanno dalla pianta alla bottiglia. Stiamo parlando delle due tenute storiche di Baglio di Pianetto, dal 1997 azienda del conte Paolo Marzotto, scomparso nel maggio dello scorso anno. Due angoli in cui è difficile non notare il sottile e meraviglioso equilibrio uomo-natura e il grande legame col territorio e con le tradizioni. Due cantine fiore all’occhiello del mondo dell’imprenditoria viticola in Sicilia. Pianetto, in collina a 650 metri, con i suoli costituiti dal proverbiale Ficiligno, argilloso e minerale, in cui sono alte le escursioni termiche giorno-notte, le quali arricchiscono di corredo aromatico le uve. Un luogo magico in cui è respirabile in ogni punto la filosofia produttiva del meticoloso rispetto per la materia prima, in una cantina a sviluppo verticale in cui si sfrutta la geotermia e il recupero delle acque piovane, e che utilizza la caduta grave, con ovvia e drastica riduzione dell’utilizzo di macchinari per la movimentazione di mosti e vini. Baroni, a pochi chilometri dal mare, in cui le alte somme termiche e luminose del giorno pervadono il terreno di calore. Calore rilasciato dai sassi calcarei alla pianta durante la notte e corroborato da fresche brezze marine. La patria del re dei vitigni rossi siciliani: il Nero d’Avola. Entrambe le tenute sono in regime di totale indipendenza energetica e hanno completato il ciclo per la conversione in biologico. L’approccio green è un must per l’azienda e lo si può scorgere in diversi aspetti: nelle le tecniche di coltivazione bio, nella struttura architettonica della cantina a piani sfalsati, nei conseguenti risparmi energetici, nel recupero e nel riutilizzo di acque piovane e, fiore all’occhiello, proprio nell’autonomia energetica che, attraverso un impianto fotovoltaico installato già notte tempo, permette un rilevante abbattimento di CO2 di quasi 200 tonnellate per anno. «Sin dal 1997 Baglio di Pianetto ha perseguito la ricerca della massima qualità dei vini attraverso un’innovazione sostenibile – spiega Francesco Tiralongo, amministratore delegato dell’azienda. Il conte Marzotto, che ricordava sempre come fortuna avere potuto iniziare questa avventura in Sicilia, era fermamente convinto che fosse imprescindibile un approccio fondato sul pieno rispetto del territorio». Ai già 22 vini esistenti che spaziano tra le linee monovarietali, classici, spumanti, riserve, naturali e dolci, s’è aggiunta da pochissime ore una chicca. Anzi, a dirla bene una doppia chicca. Dopo mesi di studio e di attenta selezione dei partner commerciali, BdP ha allargato la sua gamma in altri territori fuori dagli areali di Palermo e di Siracusa, per soddisfare la forte richiesta di mercato. Due nuovi vini che segnano un nuovo ed ambizioso progetto che prende piede a Passopisciaro, frazione di Castiglione di Sicilia, sul versante Nord etneo tra i 700 e gli 800 metri di altezza. Si chiama “Fermata 125” e vede l’azienda misurarsi con questa nuova sfida. Un omaggio alla storica ferrovia Circumetnea che da fine ‘800 collega Catania con Riposto, effettuando il periplo del Vulcano. Il nome “Fermata 125” dato al vino indica proprio una delle quattro fermate di Passopisciaro (la seconda, numero 125 appunto) in cui si fermavano le littorine, di fronte alla quale sorge proprio la cantina con la quale BdP ha avviato questa nuova missione. «L’Etna rappresenta uno dei terroir più affascinanti non solo di Sicilia, ma di tutta l’Italia nel mondo – afferma ancora Tiralongo. Ampliarela nostra gamma a Castiglione, uno dei comuni etnei più storici e più vocati alla viticoltura, con due nuovi vini in purezza che rappresentassero il Carricante e il Nerello Mascalese secondo il nostro stile era un desiderio che avevamo da tempo». Il versante Nord dell’Etna ha clima ideale generato sia dalla presenza di catene montuose come Nebrodi e Peloritani e sia dai notevoli sbalzi termici giorno-notte. Patria del NerelloMascalese, ma anche del Carricante circa la qualità. E allora vediamoli nel dettaglio questi neonati. Fermata 125 Etna Bianco Doc 2020.
Uve di Carricante bio al 100% allevate ad alberello tra i 750 e gli 800 m slm su terreno franco sabbioso di matrice vulcanica in Contrada Arcurìa. Resa di 70 q/ha. Macerazione a freddo e 4 mesi di riposo sur lies. Affinamento di altri 4 mesi in bottiglia.
Corredo odoroso importante che spazia tra stuzzicanti note agrumate dolci, nespole, zagara, anice stellato e subentranti accenni velati di idrocarburi aromatici, tipici del Carricante. In bocca il sorso entra verticale e pungente, sostenuto e corroborato da una balsamica freschezza su uno sfondo pseudocalorico importante. Chiude una scia sapida e persistente. Gittata temporale prevista: 10 anni. Fermata 125 Etna Rosso Doc 2019.
Uve di Nerello Mascalese bio al 100% allevate a spalliera con potatura a cordone speronato tra i 700 e i 750 m slm su terreno franco sabbioso di matrice vulcanica in Contrada Bonanno. Resa di 70 q/ha. Macerazione di 10 giorni in acciaio su lieviti indigeni. Malolattica in barrique, dove sosta per ulteriori 9 mesi. Poi 12 mesi di bottiglia.
Rubino trasparente, come da Nerello che si rispetti, al naso sprigiona ribes rossi, fragolina di bosco, erbe aromatiche da macchia mediterranea, spezie dolci su sfondo di humus e sottobosco. In bocca il tannino è ampio e piacevolmente smorzato, accentuato da puntuale freschezza e sapidità. Precisa corrispondenza col naso e buona sensazione psuedocalorica allungano la persistenza aromatica del sorso. Gittata temporale prevista: 7-8 anni. Entrambi gli Etna Fermata 125 saranno a breve distribuiti esclusivamente nei canali Ho.Re.Ca. sia in Italia sia all’estero.