MODICA. Il food design sposa l’alta cucina. I piatti non restano fini a se stessi, ma concludono un capolavoro culinario. Un bel vestito su un corpo già perfetto. Piatti il cui l’anima è certamente siciliana: trasparenti come l’acqua del mare, alcuni accennano ai colori del blu. Ricordano gli scogli, la sabbia o la cenere vulcanica. Alessandro Di Rosa, 50 anni, è l’artigiano del vetro che inventa i piatti per gli chef di tutto il mondo. Nel suo laboratorio artigianale di Modica taglia il vetro che diventerà la base su cui splenderanno le pietanze di Carlo Cracco, Pino Cuttaia, Wicky Pryan, Ciccio Sultano, Vincenzo Candiano, Accursio Craparo, e non solo. Di Rosa si racconta ad orogastronomico.
I piatti unici di Alessandro Di Rosa
Alessandro Di Rosa è l’artigiano del vetro che inventa piatti per chef. Le sue creazioni sono in tutto il mondo, da Seul a Praga, da Malta al Regno Unito, oltre a un migliaio di ristoranti italiani. Bisogna andare nel laboratorio per capire cosa c’è dietro al suo successo. Alla base il perfetto equilibrio tra funzionalità ed estetica di piatti unici lavorati artigianalmente. Piatti sartoriali, ideati per vestire il cibo, senza prevaricarlo. Thalass, la realtà artigianale, nasce a Modica nel 2007. E da qualche settimana ha aperto un nuovo laboratorio, semre nel cuore della città barocca.
Come nasce Thalass
Alessandro Di Rosa da più di vent’anni lavora il vetro. Ha iniziato restaurando le vetrate settecentesche, nella città delle 100 chiese. Un cammino intrapreso per passione nel 1995: “Due miei amici avevano iniziato a dipingere il vetro e io chiesi di unirmi a loro, gratis, volevo solo imparare. Mi dissero di no e io mi intestardii, andai a Palermo a comprare un forno di seconda mano e lo piazzai a casa mia. Ma non avevo fatto i conti con il voltaggio che serviva per alimentarlo, non ce la facevo. Così, presi un capannone e lo misi lì”, racconta Di Rosa”.
La svolta con “Thalass”
Il punto di svolta, nel 2007, con la nascita di Thalass, un’idea di vetreria che realizza piatti d’autore per chef altrettanto creativi. Il percorso di Alessandro e del suo laboratorio artistico, però, non è frutto di improvvisazione, ma guarda alla funzionalità del risultato finale: un bel piatto, resistente, che riesca ad esaltare il cibo, senza rubargli la scena. “All’inizio – continua l’artigiano che lavora con 5 persone – mi occupavo soprattutto delle decorazioni dei vetri delle chiese, con il metodo tradizionale. Poi arrivò la crisi e cominciai a pensare che dovevo allargare l’orizzonte per salvarmi. Dovevo uscire dal mio territorio: il risultato sono questi piatti”.
Cracco e i grandi chef
I due mentori furono Franco Ruta, il patron dell’antica dolceria Bonajuto di Modica (scomparso nel 2016) e Corrado Assenza. “Andavamo per piacere a mangiare nei ristoranti stellati, io prendevo appunti sul cibo che preparavano gli chef, poi andavo al laboratorio e realizzavo piatti che potessero risaltare le loro pietanze”. Inizia così il rapporto con Pino Cuttaia di La Madia di Licata, con Ciccio Sultano del Duomo di Ragusa. Galeotto fu l’incontro con Cracco che, nel 2009, durante la manifestazione “Identità golose” di Londra ha voluto utilizzare proprio i piatti di Thalass, diventando il testimonial internazionale del laboratorio di Modica.
Come si inventa un piatto da chef?
Alessandro Di Rosa ha iniziato molti anni fa, ma non dall’oggi al domani: “Ho maturato l’idea, comprato nuovi forni, e deciso di dedicare tutte le mie energie su un obiettivo. All’inizio c’è voluto tempo persino per comprendere che l’unicità, il fatto che ogni pezzo fosse diverso dall’altro perché dipinto a mano rappresentasse un valore aggiunto. Ho cominciato a propormi per quello che facevo, ho girato e mangiato tantissimo, visitato le migliori e le peggiori tavole d’Italia e del mondo. Nel 2008 mi sono presentato col mio baracchino a Identità London, molti chef hanno usato i miei piatti… Thalass è finito sull’Herald Tribune”.