MARINA DI RAGUSA (RG). Il rinsaccare delle onde porta con se i caldi ricordi estivi, e apre a un dolce suono autunnale. Il silenzio rilassa gli animi dei commensali, spettatori di pezzi di vita quotidiana che passa proprio davanti ai loro occhi, tra un assaggio e l’altro, dalla vetrata del sushi-restaurant Koi, sul porto turistico di Marina di Ragusa. Nei piatti dell’executive chef Jerry Termini i profumi della Sicilia si incrociano con quelli del lontano Oriente fino a contaminarsi regalando al palato un sapore, polveroso e dal sentore caldo, o fresco e penetrante che evoca le coste del mar Mediterraneo. L’idea nasce dai titolari Franco Chessari e Antonio Santamaria.
L’essenzialità del design
Ambiente e design rispecchiano il concept del locale: lineare ed essenziale dove i velluti incontrano il calore del legno che anticipa i sapori coinvolgenti della cucina orientale e asiatica. Nel locale emergono le trasparenze: via il tovagliato, il tavolo in vetro accoglie solo stoviglie. I piatti sono di Peppino Lopez.
Occidente e Oriente nei piatti dello chef
La cucina dell’executive chef Jerry Termini affonda le proprie radici nella cultura siciliana e ha il sapore della memoria. Dalle note fusion, è in perfetta sintonia con la filosofia del locale, dove oltre oltre al menù tradizionale, si può gustare il sushi firmato dallo chef Andrea Firullo.
Jerry Termini, lo chef del Koi
Jerry Termini è nato a Comiso, città della pietra, del poeta Gesualdo Bufalino e dell’artista Salvatore Fiume. Classe 1970, dopo aver conseguito la laurea e lavorato per diversi anni nel settore delle new economy, sposta il suo interesse verso la cucina. La sua carriera inizia per puro divertimento tra amici e famiglia, ma la passione è forte e si trasforma in lavoro. “Definisco la mia una cucina contaminata dalle diverse culture che spaziano da occidente a oriente – spiega lo chef -. Così come Bufalino e Fiume cerco di regalare ai miei piatti una nota poetica e di colore, trasmettendo le mie emozioni”.
Il maître Ivan Cancarè
Con circa un centinaio di etichette, la carta dei vini del KOI è il riflesso di una ricerca incessante: bollicine, vini bianchi, rossi e da dessert dei principali terroir italiani e internazionali. Una selezione curata dal maître Ivan Cancarè che in sala ama guidare gli ospiti in modo appassionato alla scoperta di nuovi territori enologici. I suoi racconti nascono da visite personali fatte nei vigneti e nelle cantine e sono capaci di trasmettere quell’inspiegabile rapporto d’amore fra uomo, vino e territorio.
Un assaggio del menù
La cucina spazza via i confini geografici e culturali. Il menù dello chef Termini si apre con l’ostrica della Normandia la cui freschezza è esaltata dalla foglia ghiaccio.
Il sushi non è per nulla scontato. E’ breve il passo dall’Oriente alla Sicilia. Le distanze si accorciano, quasi ad annullarsi, all’interno del palato.
Lo spaghettone di pasta fresca, in un letto di salsa di sedano, condito con ricci di mare, spolverata di canapa e caviale Baikal.
La Mafalda con colatura di scamorza affumicata, cips di pasta fritta e pesto di nocciole ricorda i caldi sapori di casa.
Il lunch si conclude con un’esplosione di dolcezza.