PALERMO. La gelateria Cappadonia si sdoppia e apre un nuovo punto vendita in centro, a due passi dal Teatro Massimo e da piazza Politeama.
Da oggi 1° marzo infatti, la gelateria Cappadonia riapre dopo una breve pausa in Via Vittorio Emanuele 401 e nel nuovo punto vendita a Piazza Bagnasco 29.
A darne notizia lo stesso maestro gelatiere Antonio Cappadonia nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta a Palazzo Drago, un incontro ufficiale ed informale al tempo stesso in cui Cappadonia ha parlato della filosofia che accompagna il suo lavoro.
“Grazie alla ricchezza e fertilità del territorio gli artigiani del gelato riescono a lavorare la materia prima meticolosamente in modo da ottenere dei gusti autentici e firmati dalla natura” ha introdotto.
Artigiano del gelato, Cappadonia ha ricevuto vari premi per ciò che egli definisce ” il gelato della meditazione”.
Antonio Cappadonia, passione e dedizione
Antonio Cappadonia inizia la sua attività di gelatiere nel 1987 a Cerda suo paese d’origine, e da quel momento continua con passione e dedizione la produzione artigianale di gelati, attraverso i quali esprime il gusto della sicilianità.
Nel gennaio 2019 il gelatiere – come lui stesso si definisce – ha ricevuto l’ambito premio dei “Tre coni” del Gambero Rosso. Ogni gusto prodotto da Antonio Cappadonia emoziona. “Devo emozionarmi per emozionare” afferma.
Il gelatiere, strettamente legato alla territorialità e alla stagionalità, non smette mai di studiare la materia prima. Dal carciofo di Cerda, dal quale ha ricavato un gusto originale che gli è costato tantissimo tempo di lavorazione, ai mandarini di Ciaculli, alle mandorle della Val di Noto, ai pistacchi di Bronte, ai limoni coltivati in loco.
“Ogni materia prima ha una sua stagionalità e territorialità – dichiara lo stesso Antonio Cappadonia – e merita il rispetto dell’uomo che nel tempo ha cercato o cerca di modificarla”. Gustando il gelato sembra di passeggiare tra una campagna grazie all’essenza originale che resta immutata.
Il gelato al mandarino tardivo di Cardillo o il gelato al limone coltivato in loco sono gusti emozionanti e che riescono ad emozionare grazie al rispetto della natura e alla valorizzazione della stessa.
“Al di là del gusto che dona piacere al palato dovremmo sviluppare una nuova sensibilità o meglio dovremmo educare il palato a riconoscere il prodotto genuino e artigianale” spiega.
Mary Taylor Simeti
Moderatrice d’eccezione dell’incontro con il maestro, Mary Taylor Simeti, scrittice e giornalista del “Financial Times”.
C’è uno stretto legame tra il maestro Cappadonia e la giornalista. Mary Taylor Simeti, americana ma siciliana d’adozione, nel 2009 ha reddatto un articolo su Antonio Cappadonia per il Financial Times.
Quell’articolo segnerà la storia professionale di Antonio che da subito riceve richieste e ordini da molte città italiane.
Antonio Cappadonia, grazie alla passione della scrittrice per la cucina siciliana e grazie al suo articolo, entra a far parte della società di Donato Di Donna presente anche lui all’incontro.
Ricordi e progettualità future
Nel corso dell’incontro a Palazzo Drago la giornalista ha ricordato gli aneddoti che l’hanno portata fino a Cerda nel laboratorio di Antonio. Tra loro è nata un’amicizia che nel tempo li ha portati ad essere complici.
Per lei così come per Antonio Cappadonia la stagionalità è fondamentale. “Amo l’attesa” esordisce Mary Taylor Simeti. “Antonio rappresenta l’emblema del rispetto e della lavorazione della materia prima, per questo i suoi gelati emozionano, perchè sanno di autenticità dell’agrume dove sono sbocciati, cresciuti e infine raccolti”, così la giornalista americana definisce la filosofia di Antonio, con voce interrotta dalla commozione.
Come riconoscere un buon gelato?
“Il colore del gelato è fondamentale per comprendere se la materia prima è stata trattata in modo aggressivo – spiega il maestro Cappadonia – ma è importante anche la stagionalità del prodotto”.
“Non è facile riconoscere un buon gelato, ma una caratteristica fondamentale è la sensazione che rimane nel palato: se risulta granuloso di sicuro la materia prima non è trattata artigianalmente” conclude.