PALERMO. Doc Mamertino: è stata presentata ieri pomeriggio alla Locanda del Gusto di Palermo, Corso Vittorio Emanuele 3, l’Associazione dei Produttori della Doc Mamertino. Presenti i tredici associati del giovane progetto che, portando alla conferenza stampa le rispettive espressioni del vino messinese, hanno lasciato il posto ad una degustazione con le specialità del ristorante in abbinamento.
Flora Mondello, produttrice di Gaglio Vignaioli e presidente dell’ADM (Associazione Doc Mamertino), ha presentato i produttori e moderato l’incontro che ha reso tangibile l’entusiasmo di questi ultimi, ma soprattutto il loro legame con il terroir e la storia millenaria di questo vino.
ADM: La concretizzazione di un’idea già radicata
Aleggiavano già da tempo sia l’idea di dare finalmente forma ad un’associazione a cui si pensava da anni sia il sodalizio dei produttori di questo vino che si è rafforzato con la presa in carico delle aziende da parte dei giovani. «Tanti fattori – comincia Flora Mondello – hanno finalmente favorito un’idea che è stata sempre presente e che aveva bisogno di un’ultima spinta, come la riscoperta dei vitigni che raccontano la Sicilia e la sua storia, il ricambio generazionale – afferma indicando i giovani produttori presenti – ma soprattutto l’esigenza raccontare Messina, una provincia dalla ricchezza storico-culturale non valorizzata. Quando mi chiedono perché l’associazione non sia nata prima mi piace rispondere che “adesso i tempi sono maturi”».
Una riunione informale al Vinitaly del 2018 è la base per una successiva e più mirata riunione, fuori dalla contaminazione di altre manifestazioni. Un’ulteriore riunione alla sede Irvo (Istituto Regionale Olio e Vini di Sicilia) di Milazzo è stata l’ultimo passo prima della nascita ufficiale nel dicembre scorso, in cui si stabiliscono membri e statuto che si augurano di essere la base di un futuro Consorzio di Tutela. Tra le conditio sine qua non per entrare nell’Associazione il produrre un Mamertino Doc da almeno due anni e l’ubicazione nella provincia messinese.
Doc Mamertino: il vino con cui Giulio Cesare brindava alle vittorie
I “Mamertini” erano un popolo guerriero di origini romane che partecipò alla Seconda Guerra Punica. Stabilendosi sul territorio dopo una battaglia cominciarono a coltivare il territorio e a produrre un vino destinato in futuro ad essere molto apprezzato, tanto da diventare il terzo preferito nell’Impero Romano e quello con cui Giulio Cesare brindava alle vittorie.
A guidare chi oggi vuole parlare della preziosità di questo vino è chi ha forse quello stesso spirito raccontato da Plinio. Gli associati sono in tutto tredici: Antica Tindari, Barone Ryolo, Bongiovanni Giuseppe, Calderone Antonino, Cambria Vini, Feudo Solaria, Gaglio Vignaioli, Mimmo Paone, Planeta, Principi di Mola, Sapuri Cantina Siciliana, Vasari e Vigna Nica. La presidentessa Flora Mondello (Gaglio Vignaioli), dal vice Presidente Carmelo Grasso, Simone Paone (Mimmo Paone) e da Ylenia Martino (Antica Tindari) e Maria Genovese (Vigna Nica).
Messina: terra tra i vulcani, tavola varietale
Nando Calaciura, esperto di comunicazione e responsabile dell’agenzia G.V.S.C. (Gran Via Società & Comunicazione), interviene sottolineando lo sguardo che questa associazione volge al futuro: «C’è una prospettiva interessante – afferma – perché i vini del territorio possono competere con produzioni di nicchia. La cosa più importante è la presenza di una prospettiva: le tre Doc presenti nella provincia di Messina (Faro, Mamertino e Lipari) sono un punto di vanto per tutto il vino siciliano e devono continuare ad esserlo, a fare la storia della viticultura in Sicilia per la loro storia millenaria. Il sistema di biodiversità e condizioni pedoclimatiche è unico, abbiamo, nel giro di 12-15 chilometri, una orografia dei territori che ci permette di passare dalla vicinanza al mare fino all’alta collina, con diversi gradi di esposizione e di ventilazione. Queste caratteristiche profilano un’area e un’identità enologica differenziata».
Le tipologie ammesse dal disciplinare di produzione, adottato nel 2004 e soggetto a modifiche, l’ultima delle quali nel 2014, sono quattro: Bianco e Bianco Riserva, Rosso e Rosso Riserva; Calabrese o Nero d’Avola e Calabrese o Nero d’Avola Riserva e, infine, Grillo–Ansonica o Grillo-Inzolia. Gran parte della discussione è stata dedicata anche al valore dei vitigni, soprattutto al Nocera e al tocco di originalità e struttura che il vitigno conferisce al Nero d’Avola, bilanciandolo anche in piccole percentuali.
Flora Mondello: elogio agli imprenditori messinesi
La produttrice ringrazia Nando Calaciura per aver preso in carico la comunicazione dell’Associazione e gli imprenditori per il loro coraggio, in particolare ai membri del Consiglio direttivo formato dalla stessa Presidente Mondello, dal vice Presidente Carmelo Grasso, dal tesoriere Simona Paone, e dai consiglieri Ylenia Martino e Maria Genovese. «Ci siamo ritrovati amici con una visione completa del sistema – racconta Flora. La mia formazione professionale mi suggerisce di passare dal dettaglio alla visione completa ed è quel che accade con queste aziende a gestione familiare in cui i vignaioli possono chiamare le piante con i loro nomi. Gli imprenditori della nuova generazione oltre alle lauree e ai master hanno messo in valigia il vino e la nostra storia, gli stessi che si alzano presto per raggiungere il primo aeroporto che si trova a 180 chilometri per portare il nostro vino nel mondo, gli stessi che pensano che dovremmo essere noi a bere il vino di una provincia che negli ultimi vent’anni ha vissuto un momento geopolitico difficile».