MARSALA (Tp). Continua il viaggio tra le “vendemmie” di Sicilia di Orogastronomico. Dopo Fulgatore e Camporeale è la volta del comprensorio di Marsala, pietra miliare della storia del vino di Sicilia, grazie all’importanza che l’attuale quinta città di Sicilia per numero di abitanti assunse nel XVIII secolo per merito del commerciante John Woodhouse a cui piacque il famoso Perpetuum, vino “perenne” rinverdito ogni anno con l’aggiunzione dell’ultima annata.
La visita è d’obbligo presso un’azienda che è in attività da ben 145 anni: la Curatolo Arini. Una grande realtà vinicola da 2 milioni di bottiglie annue che lavora, che scommette sul territorio e che ha imperniato il proprio status su fierezza e orgoglio per le intese.
Era proprio il 1875, infatti, quando Vito Curatolo impiantava i primi vigneti a Marsala con impianti enologici già all’avanguardia per l’epoca. Quasi un secolo e mezzo di armonie, coraggio e soprattutto lungimiranze delle cinque generazioni che si sono succedute. Belle storie di uomini e di territorio che con devozione e abnegazione hanno scritto le pagine della Curatolo Arini.
Alle soglie del XX secolo l’azienda ha già caratura internazionale. Europa e America sono i target principali. Ancora oggi è mantenuto saldo questo filo rosso con l’estero. L’export, infatti, tocca una percentuale del 90%. Un milione e 900 mila bottiglie toccano i quattro angoli del mondo e metà di queste sono vino Marsala. Bottiglie, queste ultime, dalle etichette splendide raffiguranti lo stile Liberty siciliano ideate dall’architetto Ernesto Basile e che ancora attualmente, dopo oltre 120 anni, campeggiano con classe e stile sui Marsala di oggi.
Non solo vini fortificati però. Negli anni ’90 con il contributo di Alberto Antonini, enologo di fama internazionale, nasce la linea dei monovarietali emblematica per la caratterizzazione e l’espressività territoriale dei vitigni autoctoni siciliani come Catarratto, Grillo, Inzolia, Zibibbo, Nero d’Avola e Syrah, quest’ultimo oggi tra i vitigni internazionali più siciliani. Il contributo di Antonini facilita e legittima al successo e alla popolarità i vini dell’azienda.
Ad affiancare Antonini poco più avanti sarà l’enologo “casalingo” Nino Reina, a cui si deve la tecnica della iper-riduzione, ossia di lavoro in totale assenza di ossigeno, al fine di preservare gli aromi varietali in special modo per Grillo e Zibibbo aventi note più aromatiche. Per i rossi, invece, una particolare macerazione che vuole che il 30% circa della massa stia a contatto con le bucce a soli 5 °C, al fine di ottenere prodotti più ricchi in complessità, specialmente in aromi fruttati e speziati, oltre che in persistenza aromatica intensa.
«I mesi estivi sono stati molto caldi ma ventilati – dice proprio Nino Reina. Il vento di Ponente durante le ore più calde della giornata, tra le 11 e le 16, ha aiutato a contrastare le temperature elevate. Notevoli anche le escursioni termiche: da picchi di 40 gradi durante il giorno a 25 gradi la sera».
Oggi sono Roberto, nipote di Vito, e Sergio, suo pronipote, a portare avanti il sogno del capostipite aziendale. Negli ultimi tempi è subentrata la collaborazione dei rispettivi figli, Riccardo ed Alexandra.
«Il buon vento siciliano – afferma Riccardo Curatolo, uno dei titolari dell’azienda e responsabile della produzione – insieme ad altitudine in alcuni casi e alla prossimità al mare in altri, ha permesso un’ottima maturazione delle uve raccolte dalla Curatolo Arini, nonostante la siccità invernale e le scarse piogge primaverili».
Sono quattro gli areali di produzione da cui provengono le uve per i vini. Chirchiaro, fra Salemi e Vita, a 500 metri di altitudine, dove “vivono” Grillo, Inzolia e Catarratto: il primo vendemmiato il 27 agosto, per gli altri due si è attesa la prima settimana di settembre. Gagliardetta, vicino Castellammare del Golfo a 300 metri sul livello del mare, in cui ha casa lo Zibibbo; habitat perfetto per il principe degli aromatici di Sicilia che è stato raccolto il 10 settembre. Fulgatore, 200 m sul livello del mare, dove il terreno ha matrice calcarea; la zona prende il nome di Sciarra Soprana e dà la denominazione al Nero d’Avola Riserva. Microclima eccezionale per le uve raccolte il 28 agosto. Marsala, dove i vigneti sono tutti sulla costa e le uve hanno una maggiore propensione alla naturale ossidazione e un livello più alto di zuccheri; qui il Grillo per i Marsala è stato raccolto i primi di settembre, leggermente in anticipo.
All’assaggio dell’ultima vendemmia, la 2019, Catarratto, Grillo e Zibibbo si sono espressi benissimo, tutti con marcate intensità olfattive e soprattutto territoriali. In bocca equilibrio, freschezza e corrispondenza col naso sono i punti di forza che ne determinano una variegata abbinabilità tra crostacei, molluschi e tempura di verdure e di pesce e, in relazione al solo Zibibbo, si possono osare anche cous cous speziato di pesce e spaghetti alla bottarga di tonno.
Elegante lo Sciarra Soprana Riserva 2015. Un Nero d’Avola che ha struttura consistente e un olfatto marcatamente fruttato e minerale. Vengono fuori tutte le note di ardesia e mina di matita subito dopo le sensazioni di ciliegia rossa e prugna. Dopo accenni di pepe nero e vaniglia, chiude un leggero cioccolato dolce.
In bocca ha tannini integrati, non invasivi. Sorso fresco e succoso. Lunga persistenza aromatica di frutto e di spezie, con una piacevole sensazione di arancia sanguinella in chiusura. Meraviglioso con brasati, Ragusano Dop e caponata.
Seguono tre meravigliosi Marsala, ognuno per un momento diverso, ognuno diverso dall’altro e generosamente caldi e appaganti.
Marsala Secco Riserva 2012: mandorla amara, datteri, uva sultanina e vaniglia. Al palato morbidezza ed eleganza, con un piacevole finale di frutta secca. Servito fresco è ideale come aperitivo in abbinamento con formaggi forti e marmellata di fichi, oppure a fine pasto con una torta caprese.
Marsala Superiore Dolce. Noto anche come Garibaldi Dolce, presenta notte di frutta secca, fichi, mandorle con delicati sentori di miele e vaniglia. Al palato pienezza e morbidezza, grazie ai 104 grammi di zucchero per litro. Si adatta a preparazioni a base di creme oppure dolci a base di mandorla, formaggi erborinati e cioccolato fondente.
Marsala Vergine Riserva 1995. Esclusivamente da uve Grillo, ha un magico colore ambrato con profumi intensi di tabacco, noce di cocco, pane tostato, conserva di albicocche, miele, vaniglia e liquirizia. Avvolgente al palato tra note di caramello tostato e mandorle amare. Sostenuto da un’elegante acidità e da un finale asciutto, salino e molto persistente. Servitelo fresco per un aperitivo raffinato. Provate ad accompagnarlo a salumi e insaccati, ad antipasti a base di pesce affumicato, come salmone, aringa o pescespada, oltre che a formaggi stagionati.