PALERMO. Meno impegnativo e più scevro da tradizioni, il menù di Capodanno è sicuramente più variegato e pilotato dall’inventiva del momento. La fantasia governa la cucina e le abitudini del Natale vengono messe da parte per dare spazio alla creatività dei commensali, se deciderete di festeggiare con un “porta party”, o dello chef, se deciderete per il ristorante.
Qualsiasi scelta farete, sarà importante selezionare adeguatamente il vino per favorire l’esaltazione dei piatti. Il menù sarà a base di pesce? Scegliamo un vino bianco giovane, che sia fermo o con le bollicine, se a tavola avremo primi piatti di pesce, molluschi o crostacei. Se le preparazioni sono un po’ più elaborate, diamo spazio a vini con qualche anno sulle spalle o che magari abbiano fatto maturazione in legno.Menù a base di carne? Il vino rosso è d’obbligo o quasi. Scegliamo un vino di ultima annata per accompagnare antipasti di salumi e formaggi, mentre spingiamoci un po’ con la struttura e con gli anni se davanti avremo lasagne, ragù alla bolognese, carni rosse o selvaggina oppure cotechino con lenticchie.Vi piacciono le bollicine? Usatele a tutto pasto, avendo cura di dosarle con accortezza tra i piatti. Le bollicine in Italia sono ormai un must. Solo la notte di Capodanno salteranno ben 74 milioni di tappi “italiani”. Nove italiani su dieci (91%), secondo stima Coldiretti, non rinunceranno al cin-cin made in Italy. Si attesta ad oltre 700 milioni di bottiglie, infatti, la produzione del Bel Paese, con in testa il Prosecco e a ruota Asti e Franciacorta. Record per il consumo di bollicine italiane all’estero: saranno ben 560 milioni, infatti, le bottiglie vendute nel 2019 oltre confine.
Quanto a numero di brindisi la bolla italiana supera la francese, che però in media la spunta con la media prezzi nettamente superiore. Sono gli Inglesi, che con un aumento del 7% delle vendite, i veri amanti dello spumante italiano. Seguono a ruota gli Usa che, tra tensioni commerciali e dazi “pendenti”, fanno un balzo dell’11%. Poi i tedeschi che confermano il terzo posto. Sorpresa Russia: sale del 17%, sempre secondo Coldiretti, il consumo tra i connazionali di Putin, nonostante le tensioni causate dal perdurare dell’embargo su una serie di prodotti agroalimentari italiani. Doppia cifra anche in Giappone dove si registra un entusiasmante +37%.
Tra i primi spumanti prediletti al mondo, i nostri Asti, Prosecco e Franciacorta sfidano ad armi pari il cugino d’oltralpe Champagne a tal punto che proprio sul mercato francese si rileva una crescita record sulle vendite di +30%.
Piccole regole (d’oro) su come bere lo spumante
Secco, Satén, Dosaggio Zero, Demi-sec, dolce o rosé. Che sia Charmat o Metodo Classico. Scegliete quello che volete, ma mai ghiacciato da freezer. Il miglior refrigerante per lo spumante è il ghiaccio. Sceglietelo tritato ed assieme ad acqua fredda e sale grosso mettetelo un paio di ore prima in un suaglass: sarà la performance migliore.
Assicuratevi che la temperatura di servizio sia 4-6 °C per quelli secchi, 6-8 °C per i dolci.
Evitate la flûte. Grazie ad un corredo aromatico molto più intenso rispetto a prima, non necessita più il calice allungato. Va benissimo il classico calice da “bianco”.
All’apertura evitiamo la “direzione occhi”. Il tappo “salta” avendo una pressione interna di 6-7 atmosfere (oltre tre volte la pressione degli pneumatici). Teniamo con una mano il tappo, ruotando con l’altra la bottiglia che deve essere tenuta inclinata a circa 45°. Accompagniamo l’espulsione del tappo.
Attendete qualche secondo per la fuoriuscita dell’anidride carbonica (piccolo fumo alla stappatura), poi servite mantenendo la bottiglia dal fondo (non dal collo, il calore della mano riscalda il vino).
Mai il ghiaccio nel calice.
Su panettone e pandoro (ma anche biscotti o pasticceria) usate quello dolce, mai quello secco: nella vostra bocca farebbero a botte.