NOTO (Sr). Con 14.800 ettari descrive quasi il 50% della superficie a bacca nera della Sicilia, presenta una significativa variabilità intravarietale che si manifesta attraverso quattro biotipi ed è prodotto con circa 49 milioni di bottiglie certificate nel 2021. Stiamo parlando del Nero d’Avola Doc Sicilia che oggi conferma un trend più che positivo, in continua ascesa dal 2018 quando le bottiglie prodotte erano appena 10 milioni.
Nero d’Avola Doc Sicilia:
oggi ricerca di equilibrio e di facilità di beva
La vera autenticità degli autoctoni unita alla più grande percentuale di produzione bio d’Italia (la Sicilia possiede il triplo del vigneto bio del Veneto e il doppio sia della Toscana sia della Puglia, ndr.) hanno generato in questi ultimi anni un interessante focus sulle ricchezze ampelografiche siciliane, specie sul Nero d’Avola.
La sinusoide del trend di questo vitigno ci sta allontanando da un paradigma di gusto al quale eravamo abituati fino a una decina di anni fa circa, quando i produttori erano tendenziosi a mettere unicamente in commercio vini fortemente di struttura che portassero vessillo di vigorose impalcature tanniche, morbidezze, corredi polifenolici.
Certo, il Nero d’Avola Doc Sicilia oggi è anche questo. È anche una bottiglia ricca di potenza estrattiva e di carattere pletorico, magari rafforzato da lunga “custodia” in botti o barriques, ma a dirla tutta sembra essere passato un secolo da quella monotonia di produzione.
Negli ultimi tempi il movimento circa il Nero d’Avola si rivela avanguardistico, è in continuo aggiornamento. È dettato dall’obiettivo dell’equilibrio del vino, corroborato da snellezza e immediata fruibilità di beva, generato soprattutto da scrupolosa e puntigliosa “messa a punto” già ab origine, ossia in vigna, e da quasi spasmodica ricerca della zona e della particella perfetta: in altre parole, un ben distinto terroir.
E il nuovo orientamento del re dei vitigni siciliani pare sedurre il consumatore. Piacevolezza, sottigliezza, semplicità di beva, larga versatilità di pairing che spazia dagli aperitivi alle pietanze a base di pesce o carne come baccalà alla ghiotta messinese, tonno “ammuttunatu”, anelletti al forno alla Palermitana, parmigiana di melanzane e pasta ‘ncasciata. Si arriva anche alla celebrazione di una portata maestosa.
In soli tre anni, dal 2018 al 2021, s’è assistito – come già detto – ad un incremento di produzione di bottiglie di Nero d’Avola Doc Sicilia pari a circa +400%. Oggi un dato certamente molto sorprendente.
Nero d’Avola Doc Sicilia, quattro i biotipi:
A, B, B1 e B2
La variabilità intravarietale riguarda soprattutto gli aspetti morfologici e compositivi delle uve. Ciò ha permesso di definire quattro biotipi differenti.
A (Sicilia centro-meridionale): note di fragola e ciliegia, speziate di pepe nero, mallo di noce, leggera balsamicità. In bocca buona struttura, acidità in equilibrio, tannini morbidi, lunga persistenza in bocca. Vini ricchi e complessi, ideali per gli affinamenti.
B (Sicilia occidentale, il più diffuso): media alcolicità, genera vini tendenzialmente più leggeri e fruibili, con profilo aromatico più fresco. Predilige brevi affinamenti.
B1-B2 (Sicilia sud-orientale): ricchi di colore e di intelaiatura alcolica, hanno grande acidità e tannini rilevanti e si prestano al lungo affinamento anche in legno. Differiscono solo per morfologia: medie dimensioni entrambi, il B1 ha grappolo cilindrico e semi compatto, mentre il B2 è conico e molto compatto.
Nero d’Avola Doc Sicilia,
vitigno di un continente vitivinicolo
Nei diversi areali isolani troveremo sempre situazioni disparate circa clima, somme termiche e luminose, venti, altitudini, escursioni termiche, volani naturali termoregolatori di umidità come fiumi e mari. Senza considerare anche la variabile non indifferente della “decisione colturale” (sesto d’impianto, fertilizzazione, potatura, difesa sanitaria, gestione del suolo, etc.).
Terre calde e torride all’interno, clima mite e ventoso sulle coste, freddo sui rilievi, la Sicilia è una tangibile mescolanza di terreni e di ambienti diversificati, che immancabilmente trovano espressione nella ricca produzione enologica dell’isola. E il Nero d’Avola è tra questi.
Sono situazioni queste, infatti, che permettono ai produttori di “giocare” coi gradienti desiderati tra concentrazioni di zuccheri, corredi tannici e accumuli di tenori acidici, generando profili di Nero d’Avola che spaziano dalla disinvoltura ed immediata godibilità fino agli strutturati dal forte carattere estrattivo.
Nero d’Avola Doc Sicilia,
le differenze per suoli ed altimetrie
Due masterclass guidate del Consorzio di Tutela vini Doc Sicilia, condotte dal giornalista e sommelier Luigi Salvo e dall’agronomo Filippo Buttafuoco, hanno permesso di focalizzare, tra i molti aspetti curiosi e conclamati del vitigno, anche le particolari sfaccettature assunte dal Nero d’Avola in relazione alla composizione dei suoli e della posizione altimetrica della pianta.
I primi influenzano il vino determinandone originalità, tipicità e carattere. Ogni tipologia di suoli, siano essi argillosi, sabbiosi, calcarei, calcareo-argillosi, argillosi o limosi, considerata l’alternanza tra annate piovose ed altre più siccitose, condizionerà diversamente la crescita della vite. Allo stesso modo i marcatori genetici ne trarranno stimolazione e sintetizzeranno più o meno rilevantemente gli aromi.
Con l’argilloso sarà grande struttura e pienezza di colore, aromi, consistenza: il vino avrà lunga longevità. Col sabbioso sarà delicatezza e finezza, sarà colore scarico e meno alcolicità. Col calcareo si avrà una moderata struttura e una debole tannicità: i vini saranno freschi, eleganti e profumati, con matrice antocianica non marcata. Col calcareo-argilloso verticalità, eleganza con mineralità e struttura. Con argilloso e limoso si avranno Nero d’Avola carichi, di buona struttura, ma meno dritti.
Circa le altitudini, invece, oltre i 650 metri la vendemmia del Nero d’Avola si protrarrebbe troppo oltre e le piogge rischierebbero la generazione di muffe. L’uva predilige buone somme termiche per la maturazione ottimale.
Potenza ed eleganza, pertanto, si ottengono da uve di media altitudine, che si rivela espediente naturale per combattere gli effetti negative del climate change: ogni cento metri verso l’alto, infatti, si ha una variazione di -0,65 °C. Le temperature medie più basse, pertanto, si traducono in acidità dei mosti e abbassamento di pH che, tradotto, significa finezza ed eleganza nel calice.
La rilevante escursione termica, inoltre, determinerà una sintesi aromatica maggiore, mentre, dal momento che in quota la radiazione solare è più diretta, ci sarà un effetto più marcato sulla sintesi antocianica e polifenolica a tal punto da originare vini colorati adatti all’invecchiamento.
«Il Nero D’Avola è un prodotto che esprime in modo universalmente apprezzato caratteristiche territoriali e culturali proprie dell’isola – sottolinea Antonio Rallo, presidente del Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia – e sta senza dubbio fornendo un contributo prezioso nel far conoscere sempre di più con le sue eccellenze la Sicilia nel mondo».
Ha carattere suadente, ma anche impetuoso. Si fa addomesticare, contestualizzandosi al tempo e alle esigenze del consumatore, manifestandosi tra sentori di liquirizia, china, grafite, spezie scure e ciliegie, nel suo classico colore rosso rubino, tra riflessi violacei o granati, a volte con tratti di trasparenza e brillante lucentezza.
Il merito di questa ascesa ad oggi è da attribuire al solerte lavoro del Consorzio di Tutela vini Doc Sicilia costituito nel giugno del 2012 in conseguenza alla nascita della Doc Sicilia del novembre 2012. Una grande occasione per tutto l’indotto del comparto vino di unire le forze per rappresentare il territorio siciliano e dare lustro e valore alla Doc Sicilia.
La Doc Sicilia in numeri
24.683 ettari (rivendicati nel 2021)
7.902 viticoltori
719.212 ettolitri imbottigliati nel 2021
530 imbottigliatori
96.255.770 bottiglie prodotte nel 2021
+6% crescita numero bottiglie del 2020
Il Consorzio di Tutela vini Doc Sicilia
Svolge diverse funzioni: vigilanza, controllando interamente i prodotti di vendita che dal gennaio 2022 devono essere provvisti dei contrassegni di Stato; valorizzazione della biodiversità viticola siciliana e del germoplasma autoctono siciliano; tutela attraverso la registrazione del marchio; promozione nel mercato interno e nei Paesi Terzi facendo leva sul marchio Sicilia Doc per l’aumento della brand awareness, la consapevolezza di marca, che indica quanto un pubblico è in grado di riconoscere una marca.
Sicilia vuol dire crocicchio di civiltà che si sono susseguite. Sicilia è baricentro tra Europa, Africa e Medio Oriente. Una significativa commistione di espressioni enologiche di un vero e proprio “continente” vitivinicolo, come si diceva. E il Consorzio di Tutela vini Doc Sicilia è proprio il “dispositivo” di rete che collega tra loro mosaici di cultura, di natura e di sapori differenti.