Santa Ninfa (Tp).Ottantacinque ettari di superficie tra vigneti (60), uliveti (15), seminativi, ortaggi e alberi da frutto, situata tra i 150 e i 450 metri slm tra Salemi e Santa Ninfa, in provincia di Trapani, con coltivazione specifica di varietà autoctone del comprensorio. Dal 2011, dopo qualche anno di excursus, l’agognato traguardo della certificazione “Bio” su tutti i terreni, con addirittura diverse aree di compensazione ecologica per il riequilibrio dell’ecosistema naturale. Stiamo parlando di Cantina Funaro, un piccolo grande gioiellino di “precisione” della Valle del Belice, trainato e condotto oggi da Tiziana, Clemente e Giacomo Funaro, dopo ben tre generazioni. Una cantina realizzata secondo moderne tecniche di architettura ecocompatibile che consentono la massima riduzione di emissione di CO2 nell’ambiente. Un’azienda edificante sostenitrice del decalogo del “rispetto” per la Natura e per la sostenibilità ambientale. Oggi produce 250 mila bottiglie tra cru, monovarietali, alcune linee dedicate e i due straordinari Metodo Classico da Chardonnay: un Brut da almeno 24 mesi sui lieviti e un Extra Brut da almeno 36. Ma sono tre le nuove scommesse di Giacomo Funaro, nate così, per caso, dalla complicità con Alessandro Viola e dal reciproco scambio di vedute. Una sorta di “mutuo soccorso” o, meglio, di intenti comuni, che ha visto foggiare nell’arco di pochissime settimane (da maggio 2020 alla vendemmia relativa), un nuovo progetto che potremmo sintetizzare come “estremizzazione del bio”. Tre nuove etichette di varietà autoctone come Inzolia, Zibibbo e Perricone che si avvalgono dei parametri di assenza di lieviti aggiunti e di nulle filtrazioni. Una sorta di diretto passaggio del “succo d’uva” (come piace dire a Giacomo, ndr) alla bottiglia, dopo il pied de cuve (starter di fermentazione) fatto in azienda. Praticamente la sequenza schematica di: vendemmia, inoculo, fermentazione, vino. Tutte aggiornate con la presenza del QR-Code in retroetichetta per garantire chiarezza al consumatore. Nessuna macerazione per l’Inzolia. Un’uva che proviene da Contrada Fontanabianca di Salemi dal vigneto più antico dell’azienda, il cosiddetto “La Vecchietta”, esistente dal 1993. Vendemmia manuale a fine agosto, fermenta velocemente a freddo per circa 17 giorni senza l’utilizzo di lieviti selezionati. Maturazione di 6 mesi in acciaio. In primavera imbottigliamento senza filtrazione per mantenere integro il prodotto. Degustazione: Paglierino carico e leggermente opalescente. Subito al naso pesca gialla, mela golden, ananas e una rilevante sensazione di pera. Si percepisce appieno la polpa dell’uva e una piacevole nota di susina dolce disidratata. Al palato è fresco, anche se l’Inzolia non è naturalmente dotata di tanta acidità, ed ha una gradevole sapidità conferita dal terreno di coltivazione e dalle basse rese per ettaro. Si sente la materia prima. Di facile beva. Un perfetto “succo d’uva” in vetro. La solforosa? Niente paura: appena 35-40 mg/l in totale. Accostateci aperitivi a base di pesce, molluschi, frutti di mare e anche verdure in tempura.
Bottiglie prodotte: 10 mila. Circa 10 € allo scaffale. Dai terreni calcareo-gessosi con buona frazione di argille di Santa Ninfa a 400 metri di altezza, invece, proviene lo Zibibbo. Anima e cuore del produttore, quest’uva è vendemmiata i primi di settembre. Fermentazione spontanea senza lieviti aggiunti, macerazione sulle bucce per 5 giorni a temperatura controllata. Dopo il travaso il vino viene lasciato sui lieviti per 6 mesi. In primavera viene imbottigliato non filtrato.
Degustazione: Paglierino lattiginoso come l’Inzolia, ma più carico, ha un naso estremamente elegante che non nasconde affatto i caratteri tipici dell’aromaticità del vitigno, esaltati anche dalla criomacerazione in pressa: zucchero a velo, mirto, ginepro, salvia, rosmarino. Un trionfo di erbe aromatiche pungenti. Frutta a polpa gialla e un singolare richiamo ai fiori di cappero e ai cucunci.
In bocca non segue la corrispondenza del naso e si mostra più delicato, caratterizzato sempre da buona sapidità. Ravioli di cernia con burro, salvia e rosmarino.
Bottiglie prodotte: 3.600. Prezzo: 16,50 € in enoteca. Fermentazione spontanea senza lieviti selezionati anche per il Perricone, naturalmente difficoltoso in produzione. Nato nel 2007, proviene anch’esso da Contrada Fontanabianca a Salemi. Macera sulle bucce per 5 giorni e, dopo la malolattica e il travaso, rimane in vasche d’acciaio per 6 mesi a temperatura controllata. In primavera viene imbottigliato senza filtrazioni.
Degustazione: Rosso rubino intenso con leggera opalescenza e perimetro violaceo, sintomatico dell’estrema freschezza del prodotto.
Profumi davvero accattivanti per questo Perricone. Ruotano tutti su frutti rossi come ciliegie, ribes rossi, ma soprattutto lamponi succosi. Ancora note di prugne e spezie scure, tipiche del Pignatello, accompagnate da sensazioni di inchiostro e di china. Chiude una singolare impronta marcatamente minerale che ricorda qualcosa che sta tra la salsedine e la colatura di alici.
In bocca strabilia per acidità di frutto. Anzi, per un perfetto equilibrio tra alcol, acidi, sali minerali e tannini, questi ultimi davvero soffici. Rinfrescante, succoso, piacevole e molto gradevole. L’ennesima strabiliante sfaccettatura, questa volta coniugata nel segno della fruibilità, del più ostico tra i vitigni autoctoni siciliani. Rischiatelo senza paura su una tagliata di tonno rosso. Bottiglie prodotte: 7 mila. Prezzo: 11 € allo scaffale. ino in