Orange Fiber, gli scarti delle arance sulle passerelle di Ferragamo 0

CATANIA. Immaginate di vestirvi con tessuti ricavati dagli scarti delle arance. E che la stoffa, dall’aspetto simile alla seta, possa essere stampata e colorata come i tessuti tradizionali, usata assieme ad altri filati come il cotone o la seta. Abiti vitaminici che rilasciano sulla pelle i loro principi attivi. Non è pura fantasia, ma un nuovo orizzonte innovativo ed eco-sostenibile nel settore tessile del Made in Italy. A realizzarlo è il brand “Orange Fiber”, il primo a produrre di tessuto sostenibile da agrumi al mondo.

Viene realizzato a partire dal pastazzo d’agrumi, ossia quel residuo umido che resta al termine della produzione industriale di succo di agrumi e che non può più essere utilizzato ma solo gettato via come un rifiuto. Del pastazzo si estrae la cellulosa d’agrumi atta alla filatura, trasformando così uno scarto industriale in un materiale di altissima qualità per la moda.

L’Orange Fiber s.r.l ha sede a Catania e in Trentino, ed è composta da 5 membri: le due catanesi Adriana Santanocito, CEO & socio fondatore, specializzata in fibre tessili innovative ed Enrica Arena, CMO & socio fondatore, specializzata in marketing, comunicazione e raccolta fondi; Francesco Virlinzi e Antonio Perdichizzi imprenditori, Corrado Blandini, legale. E’ la storia di due donne, Adriana ed Enrica, che ce l’hanno fatta partendo da zero: fondano una start up, che da Catania raggiunge Milano e poi Rovereto, alle porte di Trento.

Salvatore Ferragamo è il primo brand ad utilizzare l’esclusivo tessuto da agrumi, portandolo sulle passerelle con la linea “Ferragamo Orange Fiber Collection”.

Un’opportunità dove altri vedevano solo un problema, che permette di ridurre gli sprechi e l’inquinamento, trasformando i sottoprodotti dell’industria agrumicola in una nuova risorsa per il mondo della moda. Secondo dati aggiornati, solo in Italia ogni anno si producono circa 1 milione di tonnellate di pastazzo, un sottoprodotto ingombrante, che finora ha rappresentato un grosso problema per l’intera filiera agrumicola a causa dei suoi elevati costi per le industrie di succhi e per l’ambiente.

 

 

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