TRAPANI. Osteria Il Moro è da poco entrato in Guida Michelin 2023 con il plus di una proposta di cucina legata alle radici della tradizione e capace di proporre piatti ricchi di personalità. Gode di una location nel salotto buono (e pedonale) della città dove passeggiano i turisti.
È poco distante dal lungomare dove parcheggi comodamente. Ha un’interessante proposta di cantina variegata e farcita di 300 etichette, tra etichette note e piccole chicche quasi introvabili, che in una delle stanze “avvolge” interamente il cliente.
Il servizio è lodevole e impeccabile se consideriamo che vige tra i ragazzi di sala una compassata gentilezza e una inappuntabile professionalità, soprattutto nelle piccole attenzioni.
Osteria Il Moro, scommessa ambiziosa per Trapani
Osteria Il Moro di Trapani, che proprio in questi giorni spegne la sua sesta candelina. Era il 2016, infatti, quando i fratelli Enzo e Nicola Bandi, rispettivamente maître-sommelier di sala e chef, insieme titolari dell’azienda, facevano ancora “palestra” a Valderice con una lunga esperienza gastronomica di successo. L’anno dell’apertura a Trapani coincide, così, con l’incipit di una scommessa ambiziosa, ai fatti oggi ampiamente vinta.
«Siamo davvero felici di questo riconoscimento che ci ripaga dei tanti sacrifici fatti in questi sei anni dall’apertura», ha commentato lo chef Nicola Bandi.
«Abbiamo sempre desiderato questa attenzione che ci inorgoglisce e ci dona anche una maggiore motivazione a fare del nostro meglio, senza mai abbassare il livello di qualità che offriamo a Trapani», gli fa eco Enzo Bandi, perfetto portatore sano di affabilità e di empatia verso il cliente.
Trapani, territorio di grandi materie prime
Quello trapanese è un territorio ricco di tradizioni offerte dalla marineria della città, dalla profonda cultura di Marsala, dalla storica tonnara di Favignana. Un comprensorio ricco di eccellenti materie prime elementari, come la mandorla, il pomodoro, l’aglio, il tonno e il gambero rosso, che inspiegabilmente fino a poco tempo fa non erano ancora riuscite a bucare il velo della provincialità.
Solo da poco tempo, infatti, s’è acceso il faro delle attenzioni sulla ristorazione della città grazie alla valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale e gastronomico del Trapanese che, animata da un collegamento costante con la tradizione gastronomica siciliana strizza l’occhio alla stagionalità, all’attualità, alla raffinatezza, a stravaganti layout e ad accostamenti sperimentali.
Poco più che una trentina di coperti, che raddoppiano col dehors su strada, ambienti curati e, oseremmo dire “insonorizzati”. Appena entri, infatti, hai subito l’impressione di staccare la spina dalla convulsione della quotidianità e ti ritrovi immerso in un quadro di tranquillità.
All’ingresso un piccolo salottino per nulla impegnativo, in cui chiacchierare o degustare un dessert, e l’immediata elegante semplicità degli ambienti “intarsiati” di richiami alla cultura siciliana ti fanno presagire l’atmosfera curata e affabile dentro la quale vivrai l’esperienza di cucina di Nicola Bandi. Tutti probabili jolly vincenti, questi, per la Guida Michelin.
Una cucina tuffata interamente nei sapori antichi, dicevamo, che trova la sua nemesi nella evoluzione della modernità con anche qualche piccolo richiamo all’extraterritorialità.
«Credo sia questo il modo migliore per realizzare il proprio obiettivo – afferma Nicola Bandi, chef autodidatta. Passo tante ore in cucina, a sperimentare, studiare, provare e riprovare. Amo la tradizione, imitavo sempre la nonna in cucina. Ma amo soprattutto innovare. Giorno dopo giorno continuo a sperimentare, al fine di migliorarmi e accrescere il livello della mia cucina. Interpreto le ricette della tradizione di Trapani e punto a mixare i migliori ingredienti stando molto attento ad evitare ogni spreco in cucina».
Diverse le proposte che farciscono il menù d’inverno. Ottimi gli amouse-bouche, specie il “finto” pomodoro che ricrea il pane cunzato e il bon bon di cioccolatino che cela i sapori della caponata.
Piccoli scrigni delizia per gli occhi e per il palato che racchiudono l’anima della trazione culinaria siciliana.
Tra gli antipasti il “Carciofo alla Carbonella” composto da ragusano, aglio, spezie, croccante di pane al nero di seppia. Cottura a bassa temperatura e poi passaggio sulla carbonella. La crema è fatta coi gambi dei carciofi per un meticoloso ricircolo delle materie da scarto. Un tuffo nell’amarcord dei ricordi delle scampagnate in famiglia quando era festa attorno ad una brace.
Ancora “Polpo in zucca”, per nulla audace accostamento tra mollusco e formaggio di pecora, corroborato da zucca in agrodolce, maggiorana, aglio, polvere di olive e semi di zucca tostati.
Tra i primi piatti gli straordinari “Tubetti con ricotta, pecorino e pere”, meraviglioso balance dolce-salato più la nota amara della cicoria che oltre ad esaltare il circolo gustativo dei sensi, ti riportano alla memoria i piatti della tavola dei nonni.
Ottimo il “Plin di sarde”, perfetta rielaborazione del piatto tradizionale palermitano. La salsina sul fondo fatta di scarti funge da nappa per i plin, pralinato di pinoli tostati con sale e frullati per l’estrazione degli oli essenziali, sarda a tocchettini marinata e affumicata, croccante di pane al finocchietto. Sopra le righe.
Tra i secondi spicca l’”Ombrina, cicoria e bagnacauda”. Il pesce è appena scottato, crema di cicoria e cime di cicoria crude. La bagnacauda afferisce sapidità al piatto che contrasta la tendenza dolce dell’ombrina. Suggerita.
Ancora “Lingua al cioccolato”, ricetta antichissima che prevede ben sedici ore di cottura della carne per intenerirne i tessuti. È arricchita con una salsa al cioccolato fondente lavorata in agrodolce con uva passa, cedro candito, pinoli e aceto, accompagnata da granelle di fava di cacao. Davvero sorprendente.
Come dessert ci permettiamo di suggerire una meravigliosa chicca: il “Pane e panelle”, perfetta riproduzione estetica del tipico street food palermitano, ma in versione dolce. Crumble e insalatina di ceci, gel al limone, gelato ai ceci, sale, pepe, scorza di limone in unione ad una brioche calda e morbida. Un insolito giro d’olio da cultivar Nocellara impreziosisce e rende parecchio singolare il connubio col dessert. Ne siamo rimasti rapiti.
Onore e merito a tutti i lievitati, oggetto di studio “matto e disperatissimo” dello chef Nicola Bandi: si va dal dal pane con lievitazione di 24 ore da blend di farine Senatore Cappelli e rimacinato fino ai dolci panettoni in coniugazione tradizionale e al cioccolato. Eccellenti.
Cucina molto soddisfacente, servizio scrupoloso e cortese, ambiente confortevole che ha insieme i crismi dell’eleganza e della semplicità. Dopo un lungo allenamento le naturali ambizioni ancestrali di Enzo e Nicola hanno raggiunto oggi un traguardo ampiamente meritato. I binari sono quelli a lunga percorrenza. Davanti, come unico e successivo obiettivo, la continua regola della sperimentazione di attualizzare gli immortali piatti di una volta.
Osteria il Moro
Fine Dining Restaurant
Via Garibaldi, 86
91100 Trapani (TP)
Centro Storico
Telefono: +39 0923 23194
Email: info@osteriailmoro.it