CALTANISSETTA. L’azienda Pietracava è pronta a festeggiare la nascita di una nuova etichetta che consolida l’attenzione aziendale, non solo nei confronti dei vini, già fiore all’occhiello, provenienti da vitigni autoctoni, come il Nero d’Avola Manaar e il Grillo Pioggia di Luce, ma anche verso vitigni internazionali che nell’areale nisseno hanno trovato una zona d’elezione che ha consentito loro di esprimersi con risultati apprezzabili, come nel caso del Sauvignon Blanc “Neofos” e del Cabernet Sauvignon “Kalpis”, altre due etichette top di gamma dell’azienda.
Il nuovo nato, Idria, il cui nome deriva dall’antico vaso di terracotta in cui anticamente si trasportava il vino e l’acqua, è figlio dello Chardonnay, un vitigno versatile proveniente dalla Borgogna, adatto anche a maturare e fermentare in legno. “L’idea nasce dalla volontà di creare un bianco di nicchia, in linea con il trend aziendale, che potesse invecchiare con eleganza”- spiega Domenico Ortoleva, proprietario dell’azienda insieme alla sorella Mariella.
Per gli enoappassionati “puristi” quello dei vini provenienti da vitigni a bacca bianca invecchiati in barrique è un “sorso difficile da mandar giù” poiché le dimensioni ridotte delle botti e il, conseguente, più stretto contatto del vino con il legno causano, inevitabilmente, la perdita di freschezza, sapidità e mineralità, caratteristiche che ci si aspetta di riscontrare in un calice di vino bianco.
Ciò che non tutti sanno, però, è che, il legno regala al vino tanti pregiati aromi caramellati, tostati di caffè, orzo, cacao e frutta secca e speziati come la vaniglia e la fava tonka, solo per citarne alcuni.
Non tutti i vitigni si prestano al dare il meglio di sé con l’invecchiamento, né tutte le aziende sono abbastanza temerarie da mettersi in gioco. L’azienda Pietracava è una di queste.
La cantina si trova nel territorio di Butera, in contrada Chiarchiaro nella provincia di Caltanissetta. E’ adagiata sul versante sinistro del torrente Comunelli, in posizione collinare rispetto a quest’ultimo, in un contesto agricolo in cui le condizioni climatiche e morfologiche del terreno favoriscono un habitat ideale per i diversi vitigni. Oggi l’azienda dispone di circa 22 ettari di vigneti che circondano la cantina, ancora oggi in ampliamento.
Domenico Ortoleva gestisce l’azienda, ereditata dal padre Antonino che nel 1977 trasferì la famiglia da Partinico, in provincia di Palermo, a Butera. Dal 2004 è iniziato il processo di trasformazione aziendale in termini di competitività grazie al miglioramento delle tecniche di produzione e al controllo diretto dei processi di vinificazione. Grazie ai consensi degli acquirenti nel 2010 l’azienda comincia ad imbottigliare. Da allora l’attività è cresciuta in maniera esponenziale fino ad arrivare oggi a 35.000 bottiglie, di cuicirca il 15 % destinate all’estero.
Oggi la passione e determinazione profusa nella gestione aziendale è la stessa che da due generazioni, ha saputo valorizzare un territorio e i suoi vitigni, come il Nero d’Avola, l’Inzolia, il Grillo tirando fuori vini molto espressivi e piacevoli da questa zona di Sicilia. Non soddisfatto, o meglio, soddisfatto ma mai pago, come è giusto che sia un vero imprenditore, Domenico Ortoleva ha deciso di scommettere su un altro vitigno quale lo Chardonnay, che pur non essendo autoctono, sembra avere trovato in Sicilia le condizioni pedoclimatiche che gli consentono una buona capacità espressiva anche, e soprattutto, grazie all’abilità dei viticultori ed enologi, ottenendo dei risultati apprezzabili e degni di nota.
Idria Chardonnay Pietracava, inizia la propria fermentazione in vasche d’acciaio in cui viene posto il mosto, per poi essere trasferito nelle barrique di rovere francese dove continua la fermentazione a temperatura controllata di cc 5 ° e rimane in botte, sulle sue fecce, fino alla scadenza dell’ottavo mese. Il risultato è un vino bianco piuttosto longevo, capace di conservare le sue proprietà organolettiche fino a 5-6 anni.
La vinificazione in botte ha regalato ad Idria Chardonnay Pietracava il caratteristico colore giallo paglierino con riflessi dorati. Ancora più importante è il corredo aromatico lasciato dal legno. Al naso, infatti, si esprime con eleganti note di frutta a pasta gialla come pesca tabacchiera e tropicale come mango, ananas e papaya impreziosite da sentori speziati di vaniglia e fava tonka, fino ad aromi più complessi di legno, nocciole e mandorle tostate e caramello. In bocca regala un sorso ricco ed avvolgente con un finale morbido ed equilibrato ed una buona scia sapida che ne allunga il ricordo al palato, dove resterà più a lungo che nel bicchiere.