MILANO. L’elogio della diversità, il coraggio di farsi sentire per cambiare le cose oggi è una lezione che arriva anche in cucina. E lo fa per sconfiggere un male molto speciale, l’emarginazione sociale. Nico Acampora è il papà di un figlio autistico. Dal suo sogno di costruire un futuro possibile per suo figlio è nata PizzAut, la prima pizzeria gestita da ragazzi autistici.
L’autismo non si cura, si comprende
L’autismo non è una vera e propria malattia, perché infatti non è possibile curarlo. Piuttosto, si tratta di un disturbo generalizzato dello sviluppo di origine genetica con una forte interazione ambientale. Ma diminuire i sintomi e favorire lo sviluppo della persona è possibile, grazie ad interventi psico-educativi strutturati, per rendere l’autismo compatibile con la vita di ogni giorno.
Il progetto
La parola Aut in latino significa “oppure”, “ovvero”. E per questo fu scelta da Peppino Impastato, sindacalista siciliano ucciso dalla mafia, per dare un nome e una missione alla sua radio libera e di denuncia. Un diverso punto di vista, un’alternativa al discorso corrente, una nuova possibilità.
Nino come Peppino. La sua lotta gentile è fatta di farina, mani in pasta, ironia e tanta buona volontà, per dare una voce e una dignità a un disturbo comportamentale ancora troppo ai margini della nostra società.
PizzAut è un luogo di inclusione e autonomia. Sì, perché l’obiettivo del progetto è quello di professionalizzare i ragazzi autistici, che diversamente rimarrebbero fuori dal mercato del lavoro. Infatti, si stima che in Italia a fronte di 600.000 persone con autismo, nessuna di queste svolga una professione.
Un locale gestito da ragazzi con autismo, affiancati da professionisti della ristorazione e della riabilitazione, reso possibile dalla partecipazione della cittadinanza e grazie al sostegno di donazioni private.
E sono tanti i volti noti della tv, della politica e della ristorazione italiana che hanno già apprezzato e sostenuto il progetto di PizzAut, dal sindaco di Milano Beppe Sala, allo chef Alessandro Borghese a Elio, Fedez, Gerry Scotti, Belen Rodriguez, Mara Venier e Maria De Filippi.
I ragazzi partecipano a una prima fase di formazione con psicologi ed educatori, in cui si approfondisce la mansione più adeguata a ciascuno per entrare a far parte dello staff di PizzAut. Soprattutto, li si aiuta a farli sentire auto-efficaci e in equilibrio con il nuovo mondo che li circonda.
Il team di PizzAut
Al forno ci sono Alessandro, Matteo e Matteo, in sala Lollo, Gabriele, Francesco, Leonardo, Lorenzo, Francesco e Andrea. Tutti giovani, volenterosi e irriverenti i ragazzi del dream team di PizzAut, laboratorio di gusto e inclusione sociale che affronta il disturbo con il sorriso, l’autoironia e tanto impegno.
Farina di grano duro, farina di frumento tenero e farina di riso per la base degli impasti, da qui si spazia dalle classiche alle speciali, fino alle gourmAut, come la Easy Monza, con mozzarella fiordilatte, Luganega, panna e zafferano, o la Fiori d’Arancio, con Fiordilatte, Gorgonzola, fette d’arancia e granella di noci. In menù anche l’angolo dei fritti, dal pollo alle verdure pastellate, senza dimenticare i diversi gusti di pizza fritta.
La pizzeria si trova in provincia di Milano, in Via Don Verderio, 1 a Cassina de’ Pecchi, ma il mondo autism friendly di PizzAut si muove anche sulle quattro ruote grazie al suo food truck per raggiungere diverse parti d’Italia con il PizzAutObus in occasione di eventi su prenotazione.
Anche a Natale è possibile sostenere il progetto, acquistando i classici dolci delle feste preparati dai ragazzi di PizzAut: panettone e pandoro artigianali, contenuti in una graziosa box di latta in confezioni singole o in set da 3.
«L’autismo non è un “dono”. E per molti è una lotta senza fine contro scuole, luoghi di lavoro, bulli. Ma da un certo punto di vista può essere un superpotere». (Greta Thunberg)
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