Prosecco Rosé: “Cui prodest?” 0

MILANO. Joè Bastianich al suo Ricci Milano ci provò lo scorso anno, tirandosi dietro una sequela di imprecazioni e di vaffa dai puristi (anche perché era in carta a €34,00).

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Prosecco Rosé: Joe, ma che combini?

Quel suo Prosecco Rosé, fino ad oggi invenzione solo marketing “tutta fuffa e zero sostanza” non esisteva. Era pure una truffa. Anzi, diciamocela tutta: Prosecco Rosé, oltre che essere illegale, non si può proprio né leggere e né sentire.

Max 15% di Pinot Nero

Fino ad oggi, aggiungiamo. E sì, perché sebbene il disciplinare della bolla italiana più in voga al mondo reciti che il «Prosecco deve essere ottenuto da uve provenienti da vigneti costituiti da Glera, a cui possono concorrere, soli o congiuntamente fino a un massimo del 15%, Verdiso, Bianchetta, Perera, Chardonnay, Pinot Bianco, Pinot Grigio e Pinot Nero (vinificato in bianco)», da qualche settimana non si fa altro che parlare di questa indiscrezione trapelata al Vinitaly che è peraltro diventata virale sul web e non solo.

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Il Consorzio approva…

Ma abbiamo davvero necessità del Prosecco Rosé? Se fino a qualche settimana fa il Consorzio del Prosecco e il suo presidente, Stefano Zanette, additavano questi comportamenti come lesivi per la Denominazione, e condannabili, poiché mistificavano l’immagine di questo vino, oggi lo stesso Zanette dichiara di essere disponibile ad una revisione parziale del disciplinare Doc e Docg che consenta la produzione di bollicine rosate, sfruttando l’attuale base ampelografica esclusivamente col Pinot Nero, unica uva a bacca rossa ammessa finora.

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Prosecco, ma solo se di nicchia!

Ma attenzione! Banditi i prodotti di bassa gamma, bandito il Prosé (anche se il Consorzio ha vinto una causa contro Gancia su questo nome), ma un vero Prosecco che sia di nicchia quanto a qualità e che, invece di avere un massimo di 15% di Pinot Nero vinificato in bianco, si vedrà cancellato semplicemente l’obbligo della vinificazione in bianco. Capita a fagiolo, pertanto, la deroga dell’Unione Europea per i vini spumanti, i quali potranno essere realizzati (singolare caso fra i rosati) mescolando rosso e bianco.

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Zanette e Bisol favorevoli

Si riaggiorna, dunque, la posizione di Zanette, alla luce della declinazione rosa che il mondo eno sta prendendo da qualche anno a questa parte: «Ben venga una versione rosé fatta da quel Pinot Nero che da sempre alberga tra i nostri vigneti». Replica Bisol, patron dell’omonima cantina oggi al gruppo Lunelli di Trento: «È nelle intenzioni del Consorzio collocare questo prodotto nella zona premium, una direzione naturale per il riconoscimento crescente di cui gode oggi il Prosecco».

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E i rossi autoctoni?

Un interrogativo, però, è sorto tra molti: perché non modificare il disciplinare del Prosecco e inserire la possibilità di avere anche altre uve rosse come ad esempio Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc o Raboso? Quest’ultimo, ad esempio, ad esser campanilisti, è un vitigno che costella tutto il Piave tra Friuli e Veneto, ed ha una spalla acida così importante da potere eventualmente sostenere questo tipo di produzione.

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 Prosecco, idea Brut o Pas Dosé

Lanciamone un’altra: perché non pensare di poter annoverare tra le tipologie, oltre alle “piacione” versioni Dry ed Extra-Dry che contengono qualche decina di grammi/litro di zucchero, quelle Brut, Extra-Brut o Pas Dosé in cui di zucchero ce ne sta al massimo qualche grammo solamente? E allungare di quel tanto che basta il periodo di affinamento sui lieviti affinché si possa celebrare quel valore aggiunto apportato da un uva rossa come il Pinot Nero? Intanto riflettiamo e parliamone. Domani si vedrà.

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Attendiamo, ma senza trepidazione, il 2019. L’abito rosa a griffe Raboso o Pinot Nero, se matrimonio sarà, non sarà mai indossato prima di quella data.

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