TAORMINA (ME). Ricetta messinese e tecnica giapponese, a Taobuk gli Ambasciatori del Gusto Pasquale Caliri ed Aya Yamamoto, seducono gli ospiti con “Onigiri di riso al cioccolato”. Leggi anche Chef Geraci presenta il menù delle contaminazioni
Ricetta messinese e tecnica giapponese, a Taobuk
Il riso al cioccolato, spiega lo chef Caliri, è una antica preparazione dolce tipica del messinese che abbiamo pensato quindi di coniugare in modo orientale valorizzando un ingrediente comune alle due tradizioni: il riso.
La cucina di Aya Yamamoto
“L’onigiri – ha spiegato Aya Yamamoto – non è altro che un arancino di riso tipico della vostra tradizione, usando il riso al cioccolato gli abbiamo dato la forma classica dell’ Onigiri ed abbiamo aggiunto una salsa di Yuzu, un agrume molto aromatico che ha dato al dessert anche una piacevole acidità”.
Il tema di ques’anno, al Festival che ha visto presenti autori, artisti, ed interpreti del panorama culturale italiano è “Le Libertà”. Nella sezione food, coordinata da Adalberto Catanzaro, si è svolto un panel sul tema Palazzo Duchi Di Santo Stefano insieme ai due Ambasciatori del Gusto.
Sicilia e Giappone insieme per celebrare l’incontro di culture distanti ma talvolta vicine nella gastronomia “Fusion”.
“La tradizione è identità – ha detto lo Chef del Marina Del Nettuno – ma non deve essere un culto. L’identità cambia senza perdere essenza se conserviamo valori e pratiche ma aperti anche al riconoscimento dell’altro. La globalizzazione cambia i nostri confini non solo geografici ma anche intimi, in questo senso la cucina, come il linguaggio -ha concluso -è non solo marcatore di identità ma anche mediazione culturale”.
Aya Yamamoto, autrice di due libri di cucina giapponese, ha raccontato come attraverso il cibo va costruendo una identità non solo giapponese ma anche italiana utilizzando nel suo ristorante di Milano anche ingredienti del nostro Paese.
Differenze di ingredienti, ma anche di approccio come la creatività italiana contrapposta al rigore nipponico.
Il tutto è stato poi condensato in un “Dolce boccone di cultura” servito anche durante la cena di gala all’Hotel Diodoro.