PALERMO. Saranno oltre cento i giorni per la vendemmia 2023 in Sicilia, da sempre la più lunga d’Italia in termini temporali. E ci sarà un ritardo medio di circa dieci giorni rispetto al 2022.
Condizioni e qualità delle uve per fortuna non sembrano essere compromesse, nonostante la sinusoide di situazioni climatiche estreme come le piogge torrenziali cadute tra maggio e giugno e il terribile caldo afoso di luglio scorso, a cui si aggiungono gli incendi (dolosi) in ogni angolo di Sicilia e gli attacchi fungini di peronospora. Ottimisticamente si stima che il calo drastico, inizialmente stimato nel 40%, grazie a temperature più basse potrebbe subire dei miglioramenti.
Vendemmia 2023, si comincia in Sicilia occidentale
Chiude l’Etna a fine ottobre
Si comincia come sempre dai vitigni base spumante nella Sicilia occidentale, si prosegue con gli internazionali Chardonnay e Sauvignon Blanc, poi i vitigni autoctoni. Si chiude a fine ottobre coi produttori dell’Etna impegnati nella raccolta di Nerello Mascalese.
«A rendere unica la vendemmia siciliana – commenta Mariangela Cambria, presidente di Assovini Sicilia – è la varietà degli areali siciliani. Ogni territorio presenta delle condizioni climatiche e dei suoli particolari che si traducono nella straordinaria diversità e varietà della produzione vitivinicola siciliana. A circa una settimana dall’inizio della vendemmia è ancora difficile e prematuro fare stime accurate sulla produzione. Sicuramente la Sicilia – conclude la presidente – dimostra di saper governare, grazie ad una agricoltura e tecniche agronomiche sempre più sostenibili, l’effetto dei cambiamenti climatici puntando sulla qualità e non sulla quantità».
Andamento stagionale annata 2023
e previsioni vendemmiali
Sicilia Occidentale
«Ad oggi la qualità delle uve è ottima non avendo avuto problemi di oidio né di botrite – commenta Filippo Buttafuoco, tecnico viticolo di Cantine Settesoli. A causa del grande caldo abbiamo perso circa il 40% delle uve, anche se essendo tornate temperature più fresche le uve non bruciate stanno iniziando a riprendere vigoria per cui il calo potrebbe complessivamente essere inferiore. Siamo soddisfatti di come abbiamo gestito il problema peronospora, avendolo fatto preventivamente grazie all’ausilio di capannine meteo che hanno la capacità di indicare elettronicamente la probabilità della malattia, evitando danni irreparabili».
Nell’areale viticolo di Regaleali, in provincia di Palermo, i mesi di marzo e aprile, tendenzialmente asciutti e freddi, hanno determinato un ritardo nel germogliamento generale di circa 10 giorni. «Questo ritardo – commentano Lorenza Scianna e Laura Orsi, enologhe di Tasca d’Almerita– ha contribuito a rendere più gestibile il successivo periodo molto piovoso ma tendenzialmente freddo, e reso la pressione delle patologie della vite, quali la peronospora, meno invasiva».
«Attualmente si registra una diminuzione delle temperature medie che lascia presagire una buona maturazione delle uve a partire dall’invaiatura di Pinot Nero e Chardonnay – continuano Scianna e Orsi. Riguardo alle quantità, anche la tenuta di Sallier a Camporeale dovrebbe rispettare le medie storiche aziendali. La copertura vegetativa protegge l’uva da eventuali bruciature e aiuta a conservare aromi e freschezza. Infine Mozia: l’isola è poco influenzata dalle condizioni climatiche delle terra ferma, l’alberello dovrebbe maturare subito dopo Ferragosto con quantità che rientrano nelle medie storiche di Mozia e con uve sane e croccanti».
Etna e Nord Est
Manca ancora qualche mese all’arrivo della vendemmia sull’Etna dove fino a fine giugno si sono registrate basse temperature e piogge continue, tali da rendere difficili gli interventi in vigna, seguite dal caldo estremo di fine luglio con ridotte escursioni termiche tra giorno e notte e vento caldo.
«Grazie alle sabbie vulcaniche molto drenanti, alle altitudini importanti e ventilazione costante, non c’è stata presenza di peronospora e, nonostante i picchi di temperature alte, le piante si mantengono bene – commenta Maria Carella, enologa di Cantine Nicosia sul versante Sud-Est di Trecastagni, Zafferana e Santa Venerina».
Sul versante Nord dell’Etna, Patricia Toth, enologa di Planeta, conferma che «la peronospora è sotto controllo grazie all’arrivo del caldo e delle alte temperature. Nelle zone alte, intorno a 900 metri, abbiamo delle uve stupende grazie alla diversa ventilazione di queste zone e anche alla struttura dei suoli. A Capo Milazzo, siamo nel Nord- Est dell’Isola, i venti che tante volte possono diventare una sfida quest’anno hanno trovato pace, l’allegagione e anche il controllo degli insetti alla data odierna sta procedendo bene».
Sud-Est
«La vendemmia 2023 sarà una delle più difficili degli ultimi tempi. Quest’anno, caldo torrido di questi giorni a parte, abbiamo avuto piogge torrenziali e forti raffiche ventose nei mesi di maggio e giugno, importanti per la fioritura delle nostre uve, condizioni climatiche che hanno messo in ginocchio il duro lavoro che ogni giorno con la mia squadra portiamo avanti – commenta Arianna Occhipinti. L’arrivo consistente della peronospora ha causato danni considerevoli per il 30-35% circa della nostra futura produzione. I trattamenti di zolfo e rame (unici trattamenti che facciamo in vigna) in concentrazione maggiore, non sono bastati a contenere il problema. Avremo sicuramente una raccolta inferiore rispetto la vendemmia 2022. Questo non vuol dire, però, – conclude Occhipinti – che la qualità delle uve sarà messa in discussione. Avremo meno quantità e una maggiore qualità».
«A Vittoria è importante sottolineare la posizione e il suolo dei vigneti – commenta Patricia Toth di Planeta. Ci troviamo sul pendio con un puro strato superiore sabbioso sopra Marina di Acate, dove appunto la sabbia e il movimento d’aria non hanno dato spazio ad un’umidità costante. Prevediamo buone produzioni sul Nero d’Avola e sul Frappato, tenendo sotto osservazione stretta i vigneti per controllare la presenza delle cocciniglie e cicaline. A Noto, come generalmente in tutta l’isola, ad oggi consideriamo circa 7-10 giorni di ritardo nelle fasi fenologiche, con uve sane e davvero promettenti».