(di Marcello Malta) PALERMO. Chi lo dice che per bere bene si deve spendere un capitale e si deve per forza pescare tra i rossi di Piemonte, Toscana o Veneto? Oggi, per fortuna, la nostra Sicilia si trova in mezzo ad un vento di pieno rilancio enologico. Ha già da qualche lustro dismesso i panni di regione fornitrice di vino da taglio per i vini settentrionali e per quelli francesi. Riscopre (secondo orogastronomico, ad una verticale Planeta Burdese) una propria sana ed orgogliosa identità.
Planeta, una storia lunga 23 anni
Planeta nasce solo 23 anni fa, ma è figlia di 17 generazioni che si sono impegnate nella valorizzazione delle eccellenze fino all’attuale moderna realtà produttiva. Dal ‘95, attraverso un meticoloso lavoro di lungimiranza e di passione, è assoluta protagonista del “rinascimento” siciliano su scala sia nazionale sia internazionale. E da poco s’è anche imbarcata in un ambizioso progetto di ecosostenibilità ambientale dal nome “Planeta Terra”.
Planeta, sei diverse tenute rappresentano la Sicilia
La cantina ha proprietà in varie parti dell’isola: Sambuca e Menfi (AG), Vittoria (RG), Noto (SR), Castiglione (CT) e Capo Milazzo (ME). Terroir completamente differenti che raccontano energie e vitalità poliedriche. Sei diverse tenute che rappresentano tutte le sfaccettature del continente enologico Sicilia. È così che agli autoctoni Carricante, Nero d’Avola, Frappato, Grecanico, Nerello Mascalese e, da poco, anche Nocera si affiancano gli internazionali Merlot, Chardonnay, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc.
Sono proprio questi ultimi due, quasi ad emulare gli imponenti vini di Bordeaux o i Supertuscan, che compongono il vino della serata. E talmente li ricorda che c’è chi lo chiama Supersicilian.
In proporzione 70-30, Burdese è dialetto di “bordolese”. I vigneti sono Dispensa (70 m) e Maroccoli (430 m). Rese basse in entrambi. Vendemmia a metà settembre. Fa 21 giorni di macerazione e affina in barriques nuove per 14 mesi. Grande densità, possente struttura. Vino adatto all’invecchiamento che regala una straordinaria complessità di aromi e sensazioni gustative. È frutto del sole della Sicilia. Si abbina perfettamente a carne arrosto grigliata, carne rossa in umido, selvaggina, filetto al pepe nero, cinghiale, risotto ai porcini, fettuccine al sugo. Un’alternativa alla carne? Provatelo su del radicchio grigliato con ragusano stagionato fuso, cipolle caramellate e spezie.
Orogastronomico era presente per voi e ha partecipato a questa piccola grande verticale che dimostra palesemente una netta ripresa qualitativa del vino in confronto agli anni ’80 e ’90. I prezzi oscillano tra i 19 e i 22 euro. Qualcosa in più per le più vecchie. Vediamo com’è andata.
2011
Rosso rubino. Subito note di fiori rossi macerati, melagrana, fragola. Poi spezia nera, note mentolate e un legno ancora verde. Buon sorso, tannino ammorbidito da grande alcolicità. Marcata mineralità. 88/100
2009
Maggiore equilibrio e piacevolezza della precedente. Naso più sfaccettato. Percezioni fresche accompagnano frutta rossa, peperone, cuoio, humus e cacao amaro. In bocca è più intenso. Sorso pieno, buona spina acidica e lunga persistenza con ritorni precisi dei ricordi olfattivi. 90/100
2007
Rosso rubino di profonda concentrazione. È il campione di razza della serata perché abbraccia tutte le sensazioni. Profilo di aromi ricco, concentrato. Liquirizia, anice stellato, bacca di ginepro, frutta rossa macerata intrecciano in modo esattamente proporzionato i sentori ematici, ferrosi, di terra, di peperone, di vaniglia su un quadro di balsamicità di elegante espressione. Ed un’arancia candita degna dei migliori Bordeaux che emoziona. Alto lignaggio. Lo assaggi ed è pieno, energico, grintoso, succoso. In bocca ruggisce. Una fitta trama tannica aggraziata ed un’ancora sferzante acidità fanno da cornice ad un’avvolgente densità alcolica. Tutti addendi di una goduriosa persistenza aromatica intensa che non finisce quasi mai. 94/100
2002
A 18 anni dalla vendemmia è impressionante assistere a tanta longevità. Non ci fosse stata la 2007, sarebbe stata questa la bottiglia trionfale. Naso complesso e caleidoscopico. Dona le stesse sensazioni della precedente, ma siamo sotto di un tono e per di più sono ovviamente scomparsi i ricordi degli aromi primari a vantaggio dei terziari, finemente espressi. In bocca invece è un campione. Sorso pieno, succulento, sostanzioso. Acidità ancora sbalorditiva e tannino presente, ma levigato, sorreggono egregiamente le note morbide. In retrolfazione dura mezzo giro d’orologio. Se considerassimo solo la bocca, non temerebbe confronti. 92/100